|
VII giorno:
da Ponte Sisto a Ponte Trionfale
L'itinerario (in rosso) copre l'area tra Via Papale e il fiume.
Comincia dal punto verde
e termina a quello rosso. I punti blu indicano una stampa di Giuseppe Vasi.
I numeri rossi si riferiscono a quelli segnati nel Panorama di Roma. L'itinerario
si serve di una pianta di Roma disegnata da
Giovan Battista Nolli nel 1748.

I link conducono alle tavole nei 10 Libri dove gli argomenti sono trattati
diffusamente.
311) Ospizio Ecclesiastico (Tavola 178) (perduto)
312) Chiesa di S. Salvatore in Onda (Tavola 176)
313) Chiesa della SS. Trinità ed Ospizio per i Pellegrini (Tavola 176)
314) Monte della Pietà (Tavola 180)
315) Chiesa e Convento di S. Paolo alla Regola (Tavola 131)
316) Chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio (Tavola 90) (perduta)
317) Chiesa e Convento di S. Maria in Monticelli (Tavola 112)
318) Palazzo Santacroce (Plate 136)
319) Chiesa di S. Maria in Cacaberis (Tavola 29)(perduta)
320) Chiesa di S. Maria del Pianto (Tavola 29)
321) Piazza Giudia (Tavola 29)
322) Chiesa di S. Tommaso e Palazzo Cenci (Tavola 29)
323) Chiesa di S. Maria in Publicolis (Tavola 29)
324) Chiesa e Monastero di S. Anna (Tavola 136) (perduti)
325) Chiesa e Convento di S. Carlo a' Catenari (Tavola 136)
326) Chiesa di S. Barbera (Tavola180)
327) Palazzo Pio e Chiesa di S. Maria di Grotta Pinta (Tavola 75) (lost)
328) Campo di Fiore (Tavola 28)
329) Palazzo della Cancelleria Apostolica (Tavola 74)
330) Piazza Farnese e Chiesa di S. Brigida (Tavola 73)
331) Regio Palazzo Farnese (Tavola 73)
332) Palazzo Teutonico e Chiesa di S. Petronio (Tavola 73)
333) Palazzo Spada e Chiesa di S. Maria di Loreto de' Macellari (Tavola 131)
334) Chiesa di S. Maria della Orazione e della Morte (Tavola 73)
335) Palazzo Falconieri a Strada Giulia (Tavola 87ter)
336) Chiesa di S. Caterina della Ruota (Tavola 111)
337) Chiesa di S. Girolamo della Carità (Tavola 111)
338) Chiesa di S. Tommaso di Canterbury degli Inglesi (Tavola 111)
339) Chiesa di S. Maria di Monserrato e di S. Giovanni in Ayno (Tavola 111)
340) Chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani (Tavola 71)
341) Chiesa di S. Eligio degli Orefici (Tavola 71)
342) Chiesa di S. Filippo Neri e Oratorio delle Cinque Piaghe (Tavola 71)
343) Carceri Nuove (Tavola 71)
344) Chiesa di S. Lucia del Confalone (Tavola 109)
345) Palazzo Sforza (Tavola 109)
346) Chiesa di S. Maria del Suffragio (Tavola 71)
347) Chiesa di S. Anna de' Bresciani (Tavola 71) (perduta)
348) Chiesa di S. Biagio della Pagnotta (Tavola 71)
349) Palazzo Sacchetti (Tavola 71)
350) Collegio Bandinelli ( Tavola 87)
351) Chiesa di S. Giovanni de' Fiorentini (Tavola 87)
352) Passo della Barchetta (Tavola 87bis)
353) Rovine (ruins) del Ponte Trionfale (Tavola 87)
Itinerario istruttivo per ritrovare
con facilità tutte le Magnificenze
di Roma e di alcune città, e castelli
suburbani.
Settima Giornata
Avendo
visitato le cose più cospicue del Trastevere, e del monte Gianicolo,
è ormai tempo di ripassare i ponti, ed osservare il restante di
Roma, che evvi da quella parte, per poi passare al Vaticano, e dare
fine al nostro viaggio; perciò facendo capo al divisato ponte Sisto,
osserveremo in primo luogo l'
Ospizio
EcclesiasticoSisto V. per evitare l'incomodo, che
pativano i poveri invalidi nell'ospizio presso la chiesa di s.
Sisto, ed ancora i benefattori, e ministri, che andavano per
servirli, edificò quest'ospizio l'anno 1587. ed ancora la piccola
chiesa dedicata a s. Francesco di Assisi. Paolo V. fece la gran
fontana fra la chiesa, e il portone dell'ospizio con disegno di
Domenico Fontana eseguito però da Carlo Maderno. Quindi Clemente XI.
avendo nell'anno 1714. trasportati i poveri, come dicemmo, nell'
ospizio di s. Michele a Ripagrande, destinò questo, parte per
conservatorio delle povere zittelle mendicanti, che volgarmente
vengono dette le Zoccolette, e parte per un convitto di
ecclesiastici; ed ancora vi fu unito l'antico ospizio de' cento
Preti, ed insieme lo spedale di questi; e l'uno, e l'altro furono
dati in cura ai religiosi Scolopj. Intraprendendo poi la strada a
destra evvi poco dopo a sinistra la
Chiesa di
s. Salvatore in OndaL'anno 1620. da Cesareo della
nobilissima famiglia Cesarini fu eretta questa piccola chiesa, che
dalle acque del vicino Tevere, che spesso l'inondavano, prese il suo
nome. Vi stettero sul principio i frati di s. Paolo primo Eremita;
ma poi nell'anno 1434. fu conceduta al Procuratore Generale de'
frati Conventuali, il quale ha rifatto il convento, e riattata la
chiesa nella miglior maniera. Quindi proseguendo il cammino si vede
a destra la
Chiesa
della ss. Trinità ed ospizio per i PellegriniSan
Filippo Neri unito con alcuni Preti, e secolari dette principio alla
grande opera dell' Ospitalità nella chiesa di s. Salvatore in Campo,
formando una confraternita sotto il titolo della ss. Trinità, e per
esercizio di carità verso il prossimo, elessero di dare sollievo a'
poveri pellegrini, che vengono a visitare i Santuarj, di Roma; tanto
più che si avvicinava l'anno del Giubbileo, e perciò presero in
affitto una casa, in cui con carità somma ricevevano tutti, e
lavando loro prima i piedi, ad essi davano da mangiare, e da dormire
per tre giorni. A quest'essempio si mossero altre persone pie, ed
altresì lo stesso intrapresero le donne verso le pellegrine, dando
per tal effetto una casa D. Elena Orsina dama Romana; e
continuandosi sempre con fervore quest'opera di misericordia, l'an.
1558. fu loro conceduta da Paolo IV. la chiesa di s. Benedetto in
Campo, che quivi era; ma poi rendendosi angusta alle sagre funzioni,
che facevano que' fratelli, nel 1614. fu fatta di nuovo la chiesa
con magnifico disegno di Paolo Maggi: il prospetto però è di
Francesco de' Santi. Fra le pitture, che ornano questa evvi
nell'altare maggiore il celebre quadro della ss. Trinità dipinto da
Guido Reni, e fra le sculture la statua di san Matteo Ap. opera di
Copè Fiammingo, ed altre sculture rimarchevoli con metalli dorati
sono nel primo refettorio dell'ospizio. La memoria di Urb. VIII. fu
modellata dal Bernini, quella di Clemente X. dall'Algardi, il quale
fece ancora il busto di s. Filippo Neri, evvi ancora quella di
Clemente VII. e di Clemente XI. e quella di Benedetto XIV. come
benefattori. Oltre i pellegrini si ricevono in questo ospizio i
poveri convalescenti, che escono dagli spedali, alimentandoli bene
per tre giorni, e più ancora le bisognasse. Nell'oratorio segreto,
in cui i fratelli sogliono fare le loro funzioni, vi si predica in
ogni sabato agli Ebrei da un religioso Domenicano.
Monte della
PietàPer evitare le gravi usure, che facevano gli Ebrei
sopra i pegni de' Cristiani, e per dare sollievo ai bisognosi, fu
eretta nell'an. 1539. a persuasione del P. Gio. Calvo Generale de'
frati Conventuali, una confraternita di persone facoltose, le quali
sborsando una certa somma di danaro formarono un monte, affinchè si
prestasse ai poveri quella somma, che comportassero i pegni, che
loro offerissero senza prendere verun interesse. Essendo questa
confraternita, e opera pia approvata da Paolo III. ed essendone poi
protettore s. Carlo Borromeo nè formò li statuti. Sisto V. le
concedè per residenza un palazzo nella strada de' Coronari, e
Clemente VIII. considerando l'angustia di quello, trasportolla quivi
l'an. 1604. concedendole varj privilegi, ed esenzioni. Quindi a poco
a poco il monte è cresciuto a tal segno, che è giunto ad occupare
tutta l'isola, ed ora ha passato ad abbracciare il palazzo già
abitato da Urbano VIII. mentre era Cardinale, e vi è stato collocato
il banco de' depositi. È ammirabile in questo monte di Pietà la
cappella eretta per comodo degli ufiziali del Monte, e del Banco,
ornata tutta di marmi mischi e sculture riguardevoli. Il
bassorilievo sull'altare è di Domen. Guidi, quello a destra, della
scuola di Monsù Legros, quello a sinistra di Monsù Teodone; la
statua della Carità è del Mazzoli, l'Elemosina del Cametti, la
Speranza del Cornacchini, e la Fede del Moderati. Nella
piazzetta a destra del Monte evvi la piccola chiesa di s. Salvatore in
Campo edificata l'anno 1639. per conservare la memoria
dell'antica, che fu arretrata per la fabbrica del medesimo Monte,
essendo parrocchiale e spettante alla badia di Farfa. Nel vicolo
incontro evvi la
Chiesa e
Conv. di s. Paolo alla RegolaDopo l'ospizio de'
Pellegrini segue quest'antica, e bella chiesa, la quale dalla
contrada, si dice corrottamente alla regola, in vece di arenula. La
tennero per molto tempo i frati di s Agostino riformati; ma poi
avendola nell' anno 1619. conseguita quelli del Terz'Ordine di s.
Francesco della provincia di Sicilia, vi stabilirono un collegio di
studj, e vi fabbricorano di nuovo la chiesa col disegno di fra Gio.
Batista Borgonzoni; le pitture nella tribuna sono del Pacieri, e la
s. Anna di Giacinto Calandracci allievo del Maratti, il quale,
dicesi, che vi abbia fatto qualche cosa: le pitture in alto sono del
Cav. Monifilio; ed il s :Francesco incontro di n. n. Dipoi
entrando nel vicolo laterale, si giunge sulla spiaggia. del Tevere,
e si vede la
Chiesa de'
ss. Vincenzo ed AnastasioPerchè quivi il fiume si
slarga più che in ogni altra parte, si fermano sull'una e l'altra
sponda le sue arene, donde la contrada, si disse da prima in
arenula, ed ora corrottamente la dicono alla renella. Grandi erano
anticamente le delizie su questa spiaggia, e sempre si confermano
da' maravigliosi marmi, che ogni tanto si scoprono. La chiesa di
questi due Santi trovandosi per la vecchiezza in pericolo di
rovinare fu conceduta alla confraternita de' cuochi, e pasticcieri,
i quali hanno rinnovata la chiesa, e vi mantengono la parrocchia.
Indi tornando sulla strada, che dicesi de' vaccinari, evvi a
destra la piccola chiesa di s.
Bartolommeo de' Vaccinari, eretta sopra un'altra dedicata a s.
Stefano, detta in silice. Quindi trapanando il vicolo incontro de'
suddetti Frati, si trova a sinistra la
Chiesa e
Convento di s. Maria in MonticelliPrese un tal nome
questa antichissima chiesa dal monticello, sopra cui si alza tanto,
che nell'anno 1598. inondando il Tevere per questi contorni la notte
del s. Natale, questa restò illesa. Della sua fondazione altro non
si fa, se non che l'an. 1120. tu ristaurata e consagrata da Pasquale
II. osservandosene i mosaici nella tribuna e le colonne di granito,
ora nascoste ne' pilastri, per l'ultima ristaurazione fatta da
Clemente XI. Fu collegiata insigne, ma poi essendo unita a quella di
s. Lorenzo in Damaso, rimase quì solamente la cura della parrocchia,
e da Benedetto XIII. fu conceduta ai Preti della Dottrina Cristiana.
Sono in questa i corpi di s. Mamiliano Arcivescovo di Palermo, s.
Golbodeo. s. Procolo, san Eustozio, e s. Ninfa; Martiri; e vi sono
delle pitture riguardevoli.
Palazzo
SantacroceScendendo poi per la via a sinistra, si vede
quello magnifico palazzo con una sa piazza, il quale ora si
proseguisce con uguale disegno, verso la chiesa di s. Carlo a'
Catenari. E' da notarsi, che nel fare i fondamenti di quest'ultima
aggiunta fu scoperta una colonna di granito egizio di grossezza
uguale a quelle del Panteon, con alcuni frammenti di iscrizioni;
similimente anni sono cavandosi i fondamenti della casa del forno,
che sta nel cantone incontro, fu trovata una gran conca di granito,
e piedistallo compagno, quali ora si vedono nella villa Albani.
Prendendo poi il cammino per la strada accanto al forno, si vede a
sinistra la
Chiesa di
s. Maria in CacaberisVarie sono l'interpetrazioni del
nome di questa antica e piccola chiesa prima dedicata a s. Biagio, e
varj sono ancora i ragionamenti, che si fanno dagli Antiquarj sopra
il residuo del portico, che si vede appoggiato alla medesima,
costruito tutto di travertino, ma di rozza architettura: viene però
creduto essere parte del portico fatto da Gneo Ottavio, che poi fu
detto ambulationes Octaviane. Poco dopo siegue la
Piazza
GiudiaE' ammirabile la tazza del fonte, che quì si
vede, per essere cavata dalla base di una colonna antica di marmo
salino. Prese un tal nome questa piazza dagli Ebrei, i quali
abusandosi della troppa condiscendenza de' sommi Pontefici, che
lasciavansi abitare fra' Cristiani senza alcun segno, o distinzione,
alla fine Paolo IV. ordino, che portassero al cappello un telo
giallo, e che essendo essi servi di tutte le nazioni, non potessero
tenere stabili, ne servitù, e però fu assegnato per loro esercizio
l'arte di cucire, e di comprare e vendere cose vecchie, e per ultimo
volle, che come ammorbati stessero rinchiusi in questo luogo
separato, e cinto di muraglie, dove non avessero, che una sinagoga.
E' veramente notabile, che cavandosi nella piazza di questa
sinagoga, furono trovate le due statue collossali, che ora stanno in
Campidoglio, rappresentanti Castore e Polluce co' loro cavalli,
perciò essendo ancora questo sito più alto, e quasi al pari del
monte de' Cenci, fa sospettare essere stato quivi il teatro di
Baldo, su le cui rovine potè essere poi stata eretta la
Chiesa di
S. Tommaso, e Palazzo de' CenciQuesta piccola chiesa
dicevasi ne' tempi andati in monte mola; perchè sovrastante alle
mole, che danno nel Tevere, e presso l'altro portone del Ghetto; ma
essendo da Giulio II. conceduta a Rocco Cenci, fu poi da Francesco
Cenci rifabbricata nel 1575. perciò prese il nome della famiglia, ed
ancora del palazzo a cui è unita. Quindi ritornando alla piazza
Giudia, e voltando verso la nuova cappella coll'immagine della ss.
Vergine del Carmine, che ivi sulla strada si venera, vedesi poco più
avanti la
Chiesa di
s. Maria in PublicolisIl nome, che porta questa piccola
chiesa ha fatto credere, che sia stata edificata da Valerio
Publicola nobile Romano, ed è antica parrocchiale. Fu rinnovata
l'anno 1643. dal Card. Marcello Santacroce con disegno di Gio: Ant.
de' Rossi; vi sono perciò vari depositi di questa nobilissima
famiglia scolpiti da Franc. Grimaldi Bolognese, con altre memorie
antiche. Il quadro sull'altare maggiore, e quello a mano destra sono
del Cav. Vannini. Entrando poi nella strada de' Falegnami, nel primo
vicolo a destra si trova la
Chiesa e
Monastero di s. AnnaApparteneva questa chiesa ai
Cavalieri Templari, e chiamavasi allora s. Maria in Giulia; ottenuta
poi l'anno 1297. dalle monache Benedettine, che stavano appresso la
chiesa di s. Gio: Calibita, la rinnovarono in bella forma l'anno
1675. , e perchè queste monache conservano l'anello di s. Anna madre
della ss. Vergine, le posero il titolo della medesima, e dicesi ai
Funari. L'altare maggiore è tutto ornato di preziosi marmi secondo
il disegno del Cav. Rainaldi; il quadro di s. Anna nell'altare a
destra è del Cavarozzi, ed il s. Benedetto incontro del Savonazzi,
le pitture però sulla volta sono graziose opere di Giuseppe Passeri.
Nelle cantine del monastero si vedono varj muri antichi con archi, e
pavimenti di mosaico, quali si credono essere residui di bagni
privati. Ritornando poi sulla strada de' Falegnami, si vede in
ultimo di essa la
Chiesa e
Convento di s. Carlo a' CatenariPrese un tal nome
questa magnifica chiesa dagli artisti, che in questa contrada
lavoravano certi vasi di legno, chiamati catini, e fu edificata
insieme colla casa de' Chierici Regolari Barnabiti dal Card. Gio:
Batista Leni in occasione, che que' religiosi quì presso avevano una
piccola chiesa detta s. Biagio dell' Anello, per l'anello, che vi si
conservava di detto Santo, atterrata per dar luogo all'abitazione
de' Chierici Teatini, e per un grande incendio quivi seguito: onde
su quelle rovine nell'anno seguente 1612. fu piantata la chiesa con
disegno di Rosato Rosati, il prospetto però è del Soria. E' ornata
di bellissimi altari di marmo, e di pitture celebri; il quadro del
s. Carlo nell'altare maggiore è opera di Pietro da Cortona, le
pitture a fresco nella tribuna sono del Lanfranco dipinte in tempo
della sua vecchiaia, e quelle negli angoli della cupola sono del
Domenichino similmente delle ultime sue opere, il Dio Padre però nel
cupolino è di Gio: Giacomo Semenza allievo di Guido. Il quadro nella
cappella, che segue è del Romanelli, e quello incontro con s
Cecilia, di Antonio Gherardi; la s. Anna nella crociata è di Andrea
Sacchi, ed il s. Bartolommeo incontro di Giacinto Brandi; la ss.
Nunziata però nella cappella laterale è del suddetto Lanfranco.
Proseguendo poi il cammino per la strada a destra, si vede la
Chiesa di
s. BarberaFin dall' anno 1306. si trova essere stata
consagrata questa piccola chiesa, se per fondazione o ristaurazione
non si sa. Leone X. le dette il titolo Cardinalizio: ma Sisto V.
glie lo tolse, e Clemente VIII. levandole la cura delle anime, la
concesse ai Preti della Missione. Finalmente poi essendo nel 1600.
conceduta alla confraternita de' Librari, questi avendola riattata,
vi aggiunsero il titolo di s. Tommaso di Aquino, e di s. Giovanni di
Dio loro protettori, e poi nel Pontificato di Innocenzo XI. la
rinovarono a spese di Zanobi Masotti libraro Fiorentino. La statua
della santa Titolare, che sta sopra la porta è scultura di Ambrogio
Parisj, e l'Angelo dipinto sul muro accanto è nobile scherzo di
Guido Reni; nella chiesa poi vi sono pitture di Luigi Garzi, e di
altri moderni. Prima di partire da questa chiesa, se non
rincrescerà al mio Lettore, farebbe bene di uscire dalla porticella
della sagrestia, per osservare la cavea del celebre teatro di Pompeo,
ora circondata di casamenti, ed ancora vedere una nobilissima scala,
sul fare di Baldassare Peruzzi da Siena, la quale sta in un
casamento a destra per la strada de' chiavari verso la chiesa di s.
Andrea della Valle. Quindi ritornando sulla strada de' Giubbonari,
evvi sul fine il
Palazzo Pio,
e Chiesa di s. Maria di Grotta PintaFu questo già
dell'antichissima famiglia Orsini, dipoi abitato, ed ornato di
pitture, e statue dal Card. Isvaglia Siciliano; e finalmente dal
Principe Pio fatto con bell'architettura dalla parte opposta. Siede
questo sopra le rovine del celebre teatro di Pompeo il Grande, e ne
vedemmo già la cavea nella parte posteriore di esso, ed ancora nelle
cantine si osservano le volte e muri di quel magnifico edifizio,
nelle quali fu da primi Cristiani fatto un oratorio, o cappella
dedicata prima al ss. Salvatore, e poi alla ss. Vergine, che fu
detta Crypta pincta, ed ora la diciamo di Grotta Pinta. Fu quivi
da Pompeo Magno edificato quel magnifico Teatro, perchè quì presso
ebbe la sua prima casa, e però dopo aver difesa la Patria, ed aver
tre volte trionfato sopra i nemici di essa, 699. anni dopo
l'edificazione di Roma volle far decorosa la contrada, ove egli
nacque, erigendovi fra gli altri edifizj un teatro tutto di marmo
capace di trenta mila spettatori, e fu il primo, che in Roma si
facesse stabile, essendo per l'addietro solito farsi di legno ogni
qual volta che si avessero a rappresentare giuochi scenici. Vogliono
alcuni, che Pompeo lo principiasse, e poi da Cajo Calligola fosse
terminato, altri che Calligola lo rinnovasse. Nerone però in un sol
giorno fecelo mettere a oro, per fare splendida pompa a Tiridate Re
degli Armeni quando venne in Roma. Appresso a questo, cioè da
quella parte verso la chiesa di s. Andrea della Valle, edificò il
medesimo Pompeo la Curia, acciò in tempo delli spettacoli vi si
tenesse Senato; ed in questa fu Giulio Cajo Cesare ucciso da'
Congiurati, cadendo a piè della statua di Pompeo. Per lo che fu
chiusa e poi per astio abbruciata dal Popolo. Eravi unitamente un
magnifico portico sostenuto da 100. colonne, ed ornato di pitture, e
fontane con varie fiere fatte in marmo.
Campo di
FioreLa spaziosa piazza, che resta incontro al palazzo
Pio dovrebbe dirsi Campo di Flora; secondo alcuni, per la donna
amata da Pompeo, che Flora dicevasi; ma sembra più verisimile,
secondo altri, che provenga un tal nome da' giuochi florari, che
quivi furono istituiti da una certa donna chiamata Tarrazia, che
aveva lasciato in eredità al Popolo Romano questo campo; perlochè i
Gentili superstiziosi la finsero Dea de' fiori, e Flora la
chiamarono. In oggi su questa piazza si fa continuo mercato di
grani, biade, ed altre sorte di vettovaglie, ed in ogni lunedì e
sabato una fiera di cavalli, muli, e somari, e si esercita in essa
la giustizia contro i rei, che dal tribunale della sagra
Inquisizione si consegnano alla Corte secolare. Da questa passando
all'altra piazza d'incontro, si vede il
Palazzo
della Cancelleria ApostolicaE' questo uno de' primi
edifizj magnifici, che Roma avesse veduto dopo il corrotto gusto de'
Goti. Fu principiato dal Card. Mezzarota Padovano, e poi terminato
dal Card. Raffaele Riarjo con disegno di Bramante Lazzari l'anno
1458. avendovi impiegato i travertini caduti dal Colosseo, e di
altre fabbriche antiche. Il portone però fu fatto dal Cardinale
Alessandro Farnese con disegno di Domenico Fontana. Contiene varj
appartamenti con un ampio cortile cinto di portici doppj con colonne
di granito egizio, e si crede che siano quelle del suddetto portico
di Pompeo. Negli appartamenti sonovi pitture di Giorgio Vasari, e di
Francesco Salviati, e nella gran sala si vedono i cartoni d'una
cupola di s. Pietro. Vi risiede il Card. Vicecancelliere, il quale
con altri Prelati in ogni martedì e sabato fa la spedizione delle
bolle Apostoliche, e gode la commenda e titolo della
Chiesa di
s. Lorenzo e DamasoIl medesimo Card. Riario rifece
unitamente col palazzo la chiesa in onore de' ss. Lorenzo e Damaso,
per conservare la memoria dell'antica, che era sulla strada del
pellegrino, la quale fu atterrata per dare luogo al gran palazzo. Fu
eretta l'anno 484. dal santo Pontefice in onore di s. Lorenzo
martire, e si disse in Damaso per il suo fondatore. Era quella a tre
navi ornata di colonne di granito, che poi furono collocate nel
riferito cortile. Appresso alla chiesa fatto aveva il medesimo santo
Pontefice una abitazione per le persone ecclesiastiche, e però si
crede, che in essa dimorasse per qualche tempo s. Girolamo, chiamato
a Roma da s. Damaso medesimo, ed in quella casa succedè poi il
palazzo del Card. Titolare, ed ora del Cardinale Vicecancelliere: ma
poi fatto di nuovo il palazzo, e la chiesa, il Card. Alessandro
Farnese, essendo Vicecancelliere, la ornò di soffitto dorato, e di
pitture a fresco nelle pareti. Quella con s. Lorenzo sulla graticola
è di Gio. de' Vecchi, l'altra a destra di Giuseppe d'Arpino, e
quelle incontro di Niccolò dalle Pomarance, il quadro però
sull'altare maggiore è di Federigo Zuccheri. La cappella della ss.
Vergine, che sta a destra ornata di marmi, stucchi dorati, e
pitture, è disegno di Pietro da Cortona, il quale vi dipinse la
volta. La cappella del santissimo Sagramento, che sta da piede della
chiesa fu ornata dal Card. Pietro Ottoboni con marmi, pitture, e
metalli dorati, e quella incontro dedicata a s. Nicolò di Bari, e a
s. Filippo Neri è disegno di Niccolò Salvi; il quadro sull'altare è
del Cav. Conca, e le pitture a fresco sulla volta e negli angoli
sono di Corrado Giaquinto. E' di somma devozione l'immagine del ss.
Crocifisso nella cappella, che segue, per la tradizione che più
volte parlasse a santa Brigida, mentre vi faceva orazione. E'
notabile finalmente, che sotto l'altare maggiore, oltre il corpo di
s. Damaso Papa, vi fu riposto quello di s. Eutichio martire, e la
metà de' corpi di s. Faustino e di s. Giovita, e altre reliquie. In
questa chiesa fu istituita la prima confraternita per accompagnare
il ss. Sagramento agl'infermi l'anno 1501. e poi l'anno 1508. fu
approvata da Giulio II. concedendole molte indulgenze. Fra li varj
sepolcri de' defonti si vede in questa, quello di Annibal Caro
celebre poeta. Mancherei troppo al mio dovere se non avvisassi
al mio Lettore, che quì nel vicolo a sinistra detto de' Leutari,
facendosi i fondamenti di una casa nel Pontificato di Paolo III. fu
scoperta la statua di Pompeo il Grande, e se altresì non accennassi
la bellezza dell'architettura, che si vede in un palazzino quì
incontro detto la Farnesina, creduto
benchè vanamente per casa del Buonarroti.
Piazza
Farnesina e chiesa di s. BrigidaPoco discosto dal Campo
di fiori sta questa magnifica piazza, la quale è di molto pregio per
i suoi ornamenti, e per le funzioni,che vi si fanno anche oggidì,
con somma pompa e fasto. Celebrandosi la festa de' santi Apostoli
Pietro e Paolo, per ordine del Re delle due Sicilie vi si fanno due
nobilissime macchine di fuochi artificiali, con fontane di vino, e
suoni di varj strumenti. Sonovi ne' due lati in giusta distanza due
gran fonti di acqua perenni, con due maravigliose conche di granito
egizio tutte in un masso,che furono trovate nelle Terme di
Caracalla, e però nell'estate, prima che si facesse il lago in
piazza Navona quì si allagava la piazza con piacere e concorso della
nobiltà e cittadinanza Romana. Da una parte evvi il palazzo Pichini,
in cui fra l'altre si vede la preziosa statua del Meleagro col
cignale da una parte, e col cane dall'altra: accanto evvi quello de'
Mandosi con una copiosa raccolta di manoscritti, e dall'altra banda
la chiesa di s. Brigida, con il convento de' suoi religiosi. Fu
questa piccola chiesa eretta dalli Svezzesi suoi nazionali insieme
con uno spedale nel luogo ove ella abitò, e scrisse il libro delle
rivelazioni, che ebbe da Gesù Cristo, e della sua ss. Madre. Fu
dipoi rinnovata l'an. 1513. ed ultimamente ingrandita, ed ornata con
buone pitture dal Pontefice Clemente XI. e vi risiedono i frati
della medesima Santa, di cui si conserva un braccio, il manto nero,
l'ufizio, ed il Crocifisso.
Regio
palazzo FarnesePer la magnificenza e perfezione
dell'architettura si tiene da tutti, che questo sia il più insigne
palazzo di Roma, e per le statue antiche, e pitture moderne il più
cospicuo di questa Metropoli: onde appresso tutte le nazioni è una
continua scuola delle belle arti. Paolo III. lo principiò mentre era
Cardinale col disegno di Antonio da Sangallo, e poi fu terminato dal
Card. Alessandro Farnese col disegno del Buonarroti, a riserva del
prospetto verso mezzo giorno, che fu fatto da Giacomo della Porta.
Il primo ingresso di questo Regio palazzo è ornato con 12.
colonne di granito egizio, ed il gran cortile cinto di doppj portici
con eroico disegno del Buonarroti, il quale per verità ha epilogato
tutto il buon gusto dell'architettura e della scultura. Nel pian
terreno ha posto l'ordine dorico con un bellissimo piantato, e
cornicione ornato di trigrifi, e di trofei antichi militari. Nel
secondo piano ha posto l'ordine Jonico, la cui cornice è ornata di
festoni, e mascheroni frapposti con tanta grazia, che ognuno vede
essere di mano del medesimo Buonarroti, e nel terzo piano pose
l'ordine Corintio con la cornice architravata, la quale è così
bella, che insieme colle finestre tira a se lo sguardo di chi
intende. Conveniva molto bene, che a sì elegante architettura
corrispondesse ancora la nobiltà delle statue, le quali per dire il
vero, sono così note al Mondo, che ognuno sa quale fama vola
dell'Ercole, e del Toro Farnesiano, tanto che non viene in Roma
nobile o ignobile forestiero, che non venga a visitare questi due
maravigliosi sassi animati dallo scarpello degli antichi greci: onde
io non mi dilungo a narrare le altre molte rarità di statue, di
busti, e di monumenti antichi, esse sono nel pianterreno: ma
portando il mio Lettore al piano superiore si osserva nel cortile
pensile due statue a giacere, una, che rappresenta il Mediterraneo,
e l'altra l'Oceano, ed in mezzo quella di Arione inviticchiato con
un Delfino. A fianchi della porta della sala sono due statue di due
Re barbari resi prigionieri, e altre due statue nelle nicchie, e
sopra il frontespizio il busto di Claudio, e nell'altro quello del
Re Pirro. La gran sala è tutta circondata di statue, e di busti
antichi di metallo; sono però moderne le due statue a giacere a
fianco del gran cammino fatte da fra Guglielmo della Porta, e la
gran statua di Alessandro Farnese in atto di domare il fiume
Schelda, e colla Vittoria, che lo corona di alloro fu ricavata dallo
scarpello di Simone Maschino da un maraviglioso tronco di colonna,
che sosteneva l'antico tempio della Pace fatto da Vespasiano. Fra li
busti scompartiti nell'appartamento nobile, e ammirabile quello di
Caracalla, e li due di Paolo III. uno fatto dal Buonarroti, e
l'altro da fra Guglielmo della Porta, il quale rifece le gambe alla
statua dell'Ercole con tanta perfezione, che poi trovate le antiche,
il Bonarroti giudicò, che si dovessero lasciare in opera le moderne
per dimostrare, che non hanno niente invidia all'antica bravura.
Fra le pitture sono riguardevoli quelle nella prima anticamera,
fatte a fresco dal Salviati, dal Zucchari, e da Giorgio Vasari: ma
sono ammirabili quelle nel gabinetto, dipinte a fresco da Annibale
Caracci con maravigliosi stucchi finti; e poi quelle nella celebre
Galleria dipinte medesimamente da Annibale Caracci con l'ajuto però
di Agostino suo fratello, del Domenichino, e del Lanfranco suoi
allievi; le quali maravigliose cose io non accenno, perchè già ne
corrono le stampe. Le statue di basalto, di metallo, e di porfido
con altre rarità vi saranno mostrate dal Custode, ancora la
bellissima Roma di porfido con testa e mani di metallo fatti dal
suddetto fra Guglielmo, e quelle, che sono nel giardino segreto.
Se poi verrete alle mie stanze, osserverete il famoso Atlante
con altri marmi, e varie pitture per mio piacere, di Paolo Veronese,
del Baroccio, del Caracci, di Guido Reni, del Giordano, del
Caravaggio, del Maratti, del Benesiani, del Cav. Conca, di Filippo
Lauri, e di altri pittori viventi, che forse vi aggradiranno.
Palazzo
Teutonico, e chiesa di s. Petronio de' BolognesiA
destra di detto palazzo evvi quello dell' Ordine Teutonico, ed
accanto la chiesa di s. Petronio. Era questa chiesa dedicata a san
Tommaso Apost., e dicevasi della catena, ma essendo poi nel 1575.
conceduta alla confraternita de' Bolognesi, fu riedificata di nuovo,
e dedicata a s. Gio. Evangelista, e a s. Petronio vescovo di
Bologna, e poi fu ornata di pitture, e stucchi finti molto belli; in
cui è il celebre quadro dipinto dal Domenichino. Quindi entrando nel
vicolo accanto al palazzo Teutonico, si trova il
Palazzo
Spada, e chiesa di s. Maria di Loreto de' MacellariFu
questo palazzo edificato dal Card. Girolamo Capo di Ferro col
disegno di Giulio Merisi da Caravaggio, e fu ornato tanto nel
prospetto, che nel cortile di statue e bassirilievi di stucco
lavorati da Giulio Piacentino. Evvi una magnifica scala, e tre
deliziosi giardini, in uno de' quali una bellissima prospettiva con
colonne di rilievo, creduta opera del Borromino in concorrenza della
scala regia fatta nel palazzo Vaticano dal Bernini. Negli
appartamenti terreni e superiori sonovi de' quadri e statue di sommo
pregio, fra le quali evvi la statua di Pompeo il Grande, come
dicemmo, trovata nel Pontific. di Paolo III. nel vicolo de' liutari,
accanto alla chiesa di s. Lorenzo in Damaso, per la quale succedette
una graziosa lite, poichè fu scoperta sotto un muro divisorio di due
cantine, in una delle quali stava il capo, e nell'altra il
rimanente; perciò ciascun padrone di quelle due case, pretendeva la
statua intera; allegava uno, che avendo egli il capo, a lui
conveniva il resto; e l'altro, che tenendo egli la maggior parte
della statua, a lui spettava anco il capo; su di ciò, fu dal giudice
decretato, che ognuno tenesse la sua parte. Udito questo dal Card.
Capodiferro, ne dette pronto ragguaglio al Papa, il quale, come
sommo dilettante dell'antichità, comprò per 500. scudi la statua, e
per gradimento della notizia, la donò al detto Cardinale. Nel
vicolo incontro evvi la piccola chiesa eretta dalla confraternita
de' Macellari, ornata di marmi, e di pitture; ed incontro altro
palazzino fatto dal mentovato Card. Capodiferro con buona
architettura, e vi sono alcune curiose iscrizioni poste sotto le
finestre del pianterreno. Quindi facendo ritorno al palazzo
Farnese, dalla parte verso strada Giulia, si vede l'arco, che si
dice di Paolo III. perchè al detto suo palazzo appoggia da una
parte, e dall'altra alla
Chiesa di s.
Maria dell'Oraz., e della MortePrese un tal titolo
questa chiesa dall'Orazione delle 40. Ore, che si fa in essa ogni
terza Domenica di ciascun mese coll'esposizione continua del ss.
Sagramento, donde si è poi distesa per tutta la Chiesa Cattolica.
Ebbe principio quest'esercizio l'anno 1555. dalla confraternita,
cognominata della Morte, eretta già poco dopo il lagrimevole sacco
di Roma per seppellire i poveri morti nella campagna, e però
crescendo sempre più il fervore di tale istituto, ottenne molti
privilegi, fra' quali di tenere aperta la chiesa tutta la notte in
tempo dell'esposzioni delle 40. Ore. E perchè molto piccola riusciva
alle Funzioni pubbliche, nell'an. 1737. rifece la chiesa col disegno
del Cav. Fuga. Sono in essa tre bellissime pitture a fresco, che
erano nella chiesa vecchia fatte dal Cav. Lanfranco, e nell'altare
maggiore evvi il ss. Crocifisso, tenuto per opera di Ciro Ferri; la
s. Giuliana è del Gav. Ghezzi, e la sagra Famiglia di Lorenzo
Masucci. A sinistra di questa evvi il
Palazzo
Falconieri sulla strada GiuliaFu rinnovato questo
palazzo dal Cav. Borromini, vedendosi verso il fiume la di lui
architettura disposta con grazia e bizzarria. Vi sono negli
appartamenti de' quadri di gravi autori, e nella cappella, molte
reliquie di Santi. La strada, che quivi si vede bella e dritta a
fianco sinistro del Tevere, prese il nome da Giulio II. che la
raddrizzò, e si crede, che cammini quasi coll'antica Via retta, che
era nel campo minore. Or camminando pochi passi, si vede a destra la
piccola chiesa di
s. Caterina da Siena, eretta l'anno 1526. da una confraternita
di Senesi, e poi entrando in uno de' vicoli accanto si trova la
Chiesa di
s. Caterina della RuotaMolto antica e ricca dovette
essere questa piccola chiesa, poichè del 1166. fu da Alessandro III.
unita al Capitolo di s. Pietro. Dicevasi prima s. Maria in Caterina,
e s. Maria e Caterina, e però in essa fu trasportata la statua di
detta Santa, che era nell'antichissimo monastero, atterrato per la
fabbrica dell'Anfiteatro Vaticano, e prese il titolo di s. Caterina
della Ruota, a distinzione di quella di Siena. Sono in essa delle
pitture a fresco del Muziani, e di altri.
Chiesa di
s. Girolamo della CaritàA destra è questa venerabile
chiesa eretta, come si crede, nella casa di s. Paola matrona Romana,
perchè vi abitasse per qualche tempo il s. Dottore. Fu già
collegiata, e poi vi stettero i frati Osservanti di s. Francesco
fino all'anno 1519. allorchè Leone X. la concedè alla confraternita
della Carità, la quale esercita varie opere di misericordia verso i
poveri, specialmente co' poveri carcerati pagando loro le spese
della carcerazione, e tenendo un Avvocato, ed un Curiale per le loro
difese, anco civili. Mantiene per servigio della chiesa alcuni Preti
dotti ed esemplari, fra' quali si annovera s. Filippo Neri, che vi
abitò 33.anni, e si conserva ancora la sua stanza, in cui operò
molti prodigj, e conversò con s. Carlo Borromeo, con s. Ignazio di
Lojola, e con s. Felice Cappuccino, onde è ridotta ora in cappella
ornata di marmi e di pitture. Fu rinnovata la chiesa l'anno 1660.
col disegno di Domenico Castelli; il prospetto però fu fatto a spese
di Fantino Renzi, il quale fece ancora l'altare maggiore con
architettura del Cav. Rainaldi, ornato di marmi, di metalli, e di
pietre dure, in cui è il famoso quadro di s. Girolamo dipinto dal
Domenichino. La cappella a destra ornata tutta di marmi, metalli, e
stucchi dorati, è disegno del Cav. Javarra, e la statua di s.
Filippo Neri è scultura di Monsù le Gros. Le pitture nella cappella
dall'altra parte sono di Durante Alberti; le sculture nella cappella
accanto alla porta sono di Ercole Ferrata, il quadro di s. Pietro
nella cappella incontro è del Muziani; il s. Carlo Borromeo
nell'altra cappella è di un Torinese, e quello nell'oratorio annesso
è del Romanelli. Indi passeremo alla vicina
Chiesa di
s. Tommaso degli InglesiFu questa da prima dedicata
alla ss. Trinità, secondo che si legge, da Offa Re d'Inghilterra
l'an. 630. e vi era unito uno spedale per i pellegrini di quella
nazione: ma essendo dipoi cambiato da Gregorio XIII. in collegio di
studenti della medesima nazione, il Card. di Nortfolche nel 1575.
rifabricollo di nuovo, e si vedono nella sala i ritratti di alcuni,
che nelle persecuzioni di Enrico VIII. e della Regina Elisabetta
furono fatti morire. Quindi voltando a destra, evvi dopo pochi passi
la
Chiesa di
s. Maria di Monferrato, e di s. Giovanni in AinoI
nazionali di Aragona avevano fin dall'an. 1350. quì presso uno
spedale; ma poi nel 1495. unendosi con quei di Catalogna, e di
Valenza edificarono questa chiesa in onore della santissima Vergine
sotto il titolo di Monteferrato, che si venera in Catalogna. Antonio
da Sangallo ne fece il disegno, fuor che il prospetto, rimaso perciò
non compito. Carlo V. affinchè restasse provvisto lo spedale, si
assegnò 500. ducati annui nel Regno di Napoli, e però vi sta un
convitto di Preti di quelle nazioni, che ufiziano la chiesa ancora.
Poco più oltre evvi la piccola chiesa parrocchiale di s. Gio. in
Aino, ed appresso il palazzo Ricci
colla facciata ornata di pitture in chiaro e scuro fatte dal celebre
Polidoro, e Maturino da Caravaggio, ma ridotte in stato quasi
invisibile. Nel palazzo del Duca di Aquasparta, che sta
incontro, nell'anno scorso hanno aperto un ospizio i frati Teresiani
per residenza del loro Procuratore Generale, che prima stava accanto
al monte della Pietà. Entrando poi nel vicolo incontro, ci viene di
prospetto la
Chiesa dello
Spirito Santo de' NapoletaniFu quivi anticamente una
chiesa dedicata a s. Aurea vergine e martire con un monastero di
monache, e dicevasi Castrum Senense ma essendo queste nel
Pontificato di Onorio III. come molte altre trasportate nel
monastero di s. Sisto, nel 1572. fu conceduta ad una confraternita
di Napoletani, e rifacendo questi la chiesa la dedicarono allo
Spirito Santo, e poi l'hanno ornata di marmi, e di pitture, tra le
quali evvi il s. Gennaro dipinto da Luca Giordano, ed il s.
Francesco di Paola da Ventura Lamberti; le pitture a fresco nella
cupoletta sono di Giuseppe Passeri, ed il quadro sull'altare è di
Giuseppe Ghezzi. A sinistra di questa chiesa vi è il collegio
Ghislieri fondato l'anno 1636. per la gioventù, che ha voglia di
studiare le scienze umane e divine senza obbligo del chiericato. E
nel vicolo a destra della chiesa si vede la
Chiesa di s.
Eligio degli OreficiL'anno 1509. fu eretta questa
chiesa dagli Orefici, ed Argentieri con disegno di Bramante Lazzari,
ma poi nel 1601. fu riedificata sul medesimo disegno, e fu ornata di
pitture e stucchi. I ss. Re Maggi nel primo altare, ed alcune
pitture sull'altare maggiore sono del Romanelli, il quadro però è di
Matteo da Leccio, e la Natività nell'altro è di Giovanni de' Vecchi.
Appresso di questa chiesa corrisponde il passaggio della
barchetta, e nell'altro vicolo dopo il suddetto collegio si vede la
Chiesa di s.
Niccolò degli IncoronatiDa una nobile famiglia Romana,
che ancor ivi risiede porta il nome questa piccola chiesa, perchè
dalla medesima fu eretta, e vi mantiene la cura delle anime.
Ritornando poi sulla strada, si vede a destra altra piccola
Chiesa di s.
Filippo Neri e Oratorio delle cinque piagheNel
Pontificato di Paolo V. fu edificata questa da Rotilio Brandi
Fiorentino, il quale essendo devoto delle cinque piaghe del nostro
Redentore, unitosi con altri pii fedeli vi eresse una confraternita,
ed un oratorio, in cui se ne facesse particolare commemorazione. Il
ss. Salvatore impiagato, che si vede in esso, è pittura di Federigo
Zuccheri, ed il ss. Crocifisso di rilievo, che sta in chiesa, vi fu
trasportato dalle grotte vaticane, e si crede fatto da' primi
Cristiani. Incontro eccovi le
Carceri
nuoveDa prima stavano le carceri incontro alla chiesa
di Monferrato, che dicevansi a Corte Savelli; dipoi a Tordinona; ma
finalmente Innoc. X. per dare più comodo a' poveri prigioni volle,
che qui sulla strada Giulia fossero le nuove carceri, e poi furono
terminate da Alessandro VII. con tutti i comodi spedienti; tanto per
la salute del corpo, quanto per quella dell' anima, e ne fu
incaricata l'Archiconfraternita della Carità, la quale, come
dicemmo, pensa ad alimentare i poveri, e a mantenere cappellani, ed
ogni altro per la cultura delle anime.
s. Lucia
del Confalone detta alla chiavicaIncontro alle divisate
carceri sta questa chiesa, voltata però sull'altra strada, che
dicesi della chiavica. Era questa da principio unita alla Badia
di S. Biagio della pagnotta, poi alla basilica Vaticana; ma essendo
nell'an. 1264. eretta la celebre Archiconfraternita del Confalone, a
questa fu data, la quale per l'antichità trovandosi in stato
deplorabile, finalmente ora si sta fabbricando con magnificenza
secondo il disegno di Marco David. Tiene però un oratorio
particolare ornato tutto di pitture, il quale corrisponde nel vicolo
a sinistra di strada Giulia; ma prima di ritornare su quella,
conviene ossservare in primo luogo la
Chiesa di
s. Stefano in PiscivolaIncontro alla suddetta chiesa di
s. Lucia, è quella di s. Stefano, la quale porta un tal nome forse
dal pesce, che su questa piazza suol vendersi, o pure per qualche
piscina antica, essendosi trovati nel fare i fondamenti della nuova
chiesa, de' marmi e colonne di verde antico, quali dimostrano
esservi nato nobile edifizio, a cui potè essere unita la piscina,
tanto più, che fin quì, si crede, che giungessero le mura di Roma
ampliate dall'Imperatore Claudio. Poco dopo si vede sulle mura di
una casa una lapide con iscrizione del 1496. e poi il
Palazzo
SforzaIn questo antichissimo palazzo, fino al tempo di
Alessandro VI. risedettero i ministri della Dateria Apostolica,
vedendosi ancora l'antica struttura gotica nel cortile, e ne'
portici, con varie arme de' Pontefici. Passato poi ai duchi Sforza e
Cesarini, lo hanno alquanto rimodernato verso la strada e la piazza
Sforza. Ritornando ora sulla strada Giulia, dopo le carceri si
vedono a sinistra i magnifici fondamenti fatti dal Buonarroti, sopra
i quali Giulio II. pensava di fare la Curia Romana, e collocarvi
tutti i Tribunali, e Notarj, come poi fece Innocenzo XII. sul monte
Citorio. Su questi si vede in primo luogo la
Chiesa di s.
Maria del suffragioNel 1594. risoluti alcuni fratelli
della Confraternita della Morte, di impiegarsi con particolare
istituto in suffragare le anime del Purgatorio; per qualche tempo
esercitarono le loro funzioni nella vicina chiesa di s. Biagio della
pagnotta; ma poi ottenuto questo luogo da Clemente VIII. nel
Pontificato di Clemente X. eressero la loro chiesa, ed oratorio con
disegno del Cav. Rainaldi, nella quale sono delle cappelle ornate di
marmi, e di pitture, con varj depositi e sculture. Nel vicolo a
destra di questa chiesa, evvi l'oratorio
dell'Archiconfraternita del Confalone, e in quello a sinistra la
Chiesa di s.
Anna de' BrescianiIl mentovato Buonarroti per comodo
delli Notarj, e Curiali aveva piantata nella divisata curia una
chiesa, la quale essendo ottenuta da una Confraternita di Bresciani
nell' anno 1575. la compirono, e la dedicarono ai ss. Faustino e
Giovita, ma poi avendo acquistata la reliquia di s. Anna, ne
celebrarono con solennità e pompa la festa; onde la chiesa ha preso
il nome di questa. Fu dipoi rinnovata, e con disegno del Cav. Carlo
Fontana ci fu fatto il prospetto. Sulli fondamenti della medesima
Curia evvi ancora la
Chiesa di s.
Biagio della PagnottaMolto antica è, come dicemmo,
questa piccola chiesa, poichè fu eretta sopra il tempio di Nettunno,
e fu una delle venti Badie privilegiate di Roma, consagrata da
Alessandro II. circa l'anno 1069. e la possedevano li monaci
Benedettini. Ma poi essendo stata unita al Capitolo di s. Pietro in
Vaticano, rimase quì soltanto la cura delle anime, e della sua
antichità il campanile alla gotica. Si dice della pagnotta, per i
panetti, che per devozione di quel Santo si dispensavano al popolo,
che concorreva nella di lui festa: anticamente però dicevasi Iner
Tyberim, & Portam sancti Petri, & de cantu secuto. Siegue il
Palazzo
SacchettiDa Antonio Sangallo Architetto di Paolo III. e
con suo disegno fu edificato questo palazzo per sua abitazione:
dipoi passato nella famiglia Leodi, e poi Sacchetti fu ornato di
statue, busti antichi, e quadri di sommo pregio, e sono quelli, che
vedemmo nella galleria di Campidoglio comprati da Benedetto XIV.
Collegio
BandinelliPoco dopo segue questo collegio eretto l'anno
1678. da Bartolommeo Bandinelli Fiorentino per la gioventù della
Toscana,che volesse apprendere le scienze umane e divine, ed
appresso evvi la
Chiesa di s.
Gio: Battista de' FiorentiniNel fine della strada
Giulia si alza questa magnifica chiesa eretta dalla nazione
Fiorentina in onore del s. Precursore suo patrono. Era quivi un orto
con una cappella dedicata a s. Pantaleo spettante al Capitolo di s.
Celso, su cui nell'anno 1488. il Buonarroti pensava di fare una
chiesa a somiglianza della Rotonda; ma perchè era troppo grande la
spesa, quei nazionali appigliaronsi al disegno di Giacomo della
Porta, che è a guisa di basilica a tre navi con crociata e cupola.
Sono in essa nobilissime cappelle incrostate di marmi, e ornate con
pitture, metalli, e stucchi dorati, fra le quali tiene il primo
luogo la maggiore fatta con disegno del Borromini, terminata però
per causa di morte da Ciro Ferri, in cui si rappresenta il s.
Titolare, che battezza il Salvatore, espresso in marmo da Antonio
Raggi, ed intorno altre sculture di Ercole Ferrata, e di Domenico
Guidi, e ne' laterali due depositi con altre sculture fatte da
altri. Quelle della crociata sono ancora riguardevoli per i due
depositi, uno di Monsignor Corsini fatto dall'Algardi, e l'altro di
Monsig. Acciajoli di Ercole Ferrata, col quadro de ss. Cosimo e
Damiano dipinto da Salvatore Rosa; e nella cappella della ss.
Vergine, sonovi delle pitture del Fontebuoni, e del Ciampelli. Il
santissimo Crocifisso dall'altra parte, fu gettato in metallo dal
modello di Prospero Bresciano, e le pitture a fresco sulla volta
sono del Lanfranco. Altre pitture e sculture si vedono per le navi
laterali, l'ultime delle quali sono state quelle del deposito del
March. Capponi fatte da Monsù Slos Francese, e l'altra quella del
Pontefice Clemente XII. per benemerenza di aver compito questo
tempio con farli il prospetto secondo il disegno di Alessandro
Galilei. Accanto a questa è il convitto de' Preti, fra' quali visse
Cesare Baronio, che poi fu Cardinale, con altri seguaci di s.
Filippo Neri, conservandosi ancora alcune memorie di essi. Appresso
vi è lo spedale eretto l'anno 1067. da Domenico Campi Fiorentino per
li suoi nazionali, e nel vicolo incontro l'
Oratorio
della Pietà, e Consolato de' FiorentiniIl Pontefice
Leone X. oltre aver dichiarato parrocchiale la suddetta chiesa,
concedè alla nazione Fiorentina il privileggio, che godessero di
essa, ancorchè stassero in altre parocchie, e di tenere un Ospizio
col proprio Notaro per le cause de' mercanti a cui presedono tre
nobili col nome di Consolato. A destra di questo è l'oratorio,
eretto l'anno 1526. sopra un'antica chiesa dedicata a' ss. Tommaso
ed Orsola, dalla Confraternita de' Fiorentini, sotto il titolo della
Pietà, ed è tutto ornato di pitture del Sermoneta, e delli Zucchari,
il quadro però sull'altare è di Girolamo Sicciolante. Or prima di
terminare questa giornata sarà bene di fare una osservazione presso
il
Passo della
BarchettaA sinistra della suddetta chiesa di s.
Giovanni corrisponde il terzo passaggio sopra il Tevere per mezzo di
un scafone, o vogliamo dire barchetta, per comodo degli abitatori
della strada detta la Lungara, come dicemmo nella passata giornata.
E' notabile, che da quella parte fu trovata nel Pontificato di
Clemente XI. una vena di acqua salubre, proveniente dal vicino monte
Gianicolo; perciò vi fu eretto un fonte, che dicesi, l'acqua Lancisiana,
perchè dal Lancisi medico del Papa fu trovata, e riconosciuta
leggerissima. In mezzo a quel seno di fiume si vedono le
Rovine del
Ponte TrionfaleNon solamente l'arco, la porta, il
campo, e la via Trionfale ebbero gli antichi Romani, ma altresì, il
ponte di cui solamente ne vediamo il residuo de' piloni fra la
riferita chiesa di s. Giovanni de' Fiorentini, e lo spedale di s.
Spirito. Egli fu detto trionfale, perchè sopra di esso passavano con
solennità per decreto del Senato gli Eroi, che venivano in Roma
trionfanti de' nemici della Repubblica, e però il campo, che è di là
dal ponte dicevasi similmente trionfale, perchè ivi si metteva in
ordinanza, e si principiava l'accompagnamento de' Trionfanti.
Ancora quivi per il beneficio de' suddetti piloni sono altre
mole, che macinano il grano col moto delle acque del fiume, e
rendono abbondante di farina questo popolo. Or per chiudere con
piacere questa giornata, se il gentilissimo Lettore mi permette,
voglio quì notare il
Modo e seguito de' TrionfantiMentre nella Città si
metteva in ordine la pompa pel trionfo, dal suddetto campo trionfale
si incamminava il Trionfante assiso su di un carro dorato tirato da
quattro cavalli, e talvolta da quattro elefanti, o da quattro leoni,
o tigri, tutte al pari verso questa parte con tutto
l'accompagnamento, e passando per l'arco, e poi per il ponte,
seguitava verso il teatro di Pompeo; quindi passando dal tempio di
Giunone, ora s. Angelo in pescheria, e dal teatro di Marcello
entrava nella Città, e proseguiva alla volta del Circo Massimo, del
Settizzonio, e poi trapassando l'arco di Costantino, e quello di
Tito, giungeva fino all'arco di Settimio Severo, preceduto da
innumerabili trofei acquistati sopra i nemici, ed appresso venivano
i Capitani, o Re prigioni con catene legate al collo, e braccia, e
poi gran numero di carri pieni di spoglie ed armi nemiche, ed
insieme delle fiere, e animali pellegrini portati dalle Provincie
conquistate. Dopo de' quali conducevansi li bovi destinati al
sagrifizio ornati di corone, e di bende, con le corna indorate. Per
ultimo il Trionfante saliva al Campidoglio con tutto il Magistrato,
Milizia, Capitani di guerra, Centurioni, ed Ambasciatori, e si
presentava nel tempio di Giove Capitolino co' donativi di corone
d'oro, e spoglie de' nemici. Onde universale, e grande era la gioia,
e l'allegrezza dì tutta la Città. Stavano aperti tutti i tempj,
circondati di festoni con fiori e verdure, e con tappezzerie
preziose, e varj altri ornamenti, ancora nelle finestre e per le
strade, con profumi, e liquori soavissimi, e per la Città non si
udiva altro, che acclamazioni di evviva, e suoni di varj strumenti,
con de' concerti musicali, rimbombando dappertutto allegrezza e
giubilo. In tal maniera premiavano gli antichi Romani quei, che
valorosamente si erano adoperati in amplificare l'Imperio e fare
onore alla Patria, con che incitavano gli altri concittadini a
simili, ed a maggiori imprese.
|
Vai al giorno I
II III IV V VI VII VIII
I 10 LIBRI |
PANORAMA del 1765 |
PIANTA del 1781 |
GIUSEPPE VASI
|