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Chiesa di S. Carlo ai Catinari
(Libro VII) (Pianta C3) (VII giorno) (Rione Sant'Eustachio), (Rione Sant'Angelo) e (Rione Regola) In questa pagina:
La chiesa è dedicata a S. Carlo Borromeo ma il riferimento ai Catinari
è dovuto alle numerose botteghe che producevano e vendevano botticelle.
La vista è presa dal punto segnato in verde nella pianta del 1748, sotto.
Nella descrizione relativa alla tavola Vasi faceva riferimento a:
1) S. Carlo de' Catinari; 2) Monastero delle Monache di S.
Anna; 3) Strada dei falegnami; 4) Strada che porta a
Piazza
Giudia; 5) Palazzo
Mattei. La piantina riporta anche 6)
Palazzo Santacroce; 7) Casa di Alessandro Gancia; 8) Chiesa di Gesù
Nazzareno o dei Santi Cosma e Damiano dei Barbieri; 9) Palazzo
Boccapaduli; 10) Palazzo Cavallerini. La linea punteggiata segna i confini tra
Rione Sant'Eustachio (in alto a sinistra),
Rione Pigna (in alto a destra), Rione Regola (in basso a sinistra) e
Rione Sant'Angelo (in basso a destra). ![]() ![]()
Sebbene oggi una grande strada (Via Arenula) divida l'area del Campo di Fiori dal Ghetto la vista dalla chiesa verso Palazzo Mattei è piuttosto simile, nonostante il Monastero di S. Anna sia stato abbattuto per aprire Via Arenula nel 1887. Anche le chiesette di S. Anna dei Falegnami e di S. Elena dei Credenzieri, entrambe nelle vicinanze di S. Carlo dei Catinari, furono demolite: il nome delle due strade esistenti (Via di S. Anna e Via di S. Elena) ci aiuta a capire dov'erano localizzate.
La chiesa ha una facciata di G. B. Soria e una delle più belle cupole di Roma. La vista presa dalla terrazza del Monumento a Vittorio Emanuele mostra che la cupola è assai vicina alla facciata (clicca qui per sapere di più sulle Cupole di Roma). Questo perché la chiesa è a croce greca. L'interno è riccamente decorato di quadri e affreschi molti dei quali rappresentano San Carlo Borromeo il cui motto Humilitas è riportato sulla facciata. Sotto, una foto del motto scattata nei giardini di Palazzo Borromeo all'Isola Bella (Lago Maggiore). I molti stemmi con tre bastoni appartengono al Cardinal G. B. Leni che generosamente finanziò la costruzione del'edificio.
Antonio Gherardi (1644-1702) fu un pittore che si guadagnò una buona reputazione con gli
affreschi del soffitto
di S. Maria in Trivio. Nel 1695 fu incaricato del progetto e della decorazione
di una cappella dedicata a S. Cecilia, patrona dei musicisti.
Mentre il grande quadro sopra l'altare è piuttosto accademico,
l'architettura e gli stucchi che decorano la volta della cappella
sono un'eccellente aggiunta alle cappelle progettate da Gian
Lorenzo Bernini alcuni anni prima.
La tavola mostra nell'estrema destra la strada che porta a Piazza Giudia. Il secondo edificio sulla strada è il vecchio Palazzo Santacroce (un Palazzo Santacroce più grande sta di fronte a S. Carlo ai Catinari), costruito alla fine del XV secolo. La decorazione, che ricorda il Palazzo dei Diamanti in Ferrara, è unica a Roma. Vicino c'è la chiesa dei Santacroce di S. Maria in Publicolis.
La strada che porta da S. Carlo dei Catinari alla chiesetta di S. Salvatore in Campo è molto stretta e i passanti ignari possono non notare ciò che rimane di una facciata dipinta di una casa Rinascimentale. Qui viveva Alessandro Gancia che occupava diverse posizioni alla corte di Papa Paolo III (1534-50). Egli rese omaggio al suo padrone facendo dipingere lo stemma di Paolo III. Chiesa di Gesù Nazzareno o dei SS. Cosma e Damiano dei Barbieri e Palazzo Cavallerini
Nel 1560 alla Gilda dei barbieri fu assegnata una chiesetta dedicata alla
SS. Trinità. I barbieri ridedicarono la chiesa ai SS.
Cosma e Damiano (due santi Siriani del IV secolo, ritenuti dei medici).
Nel 1722-24 fu quasi completamente rifatta (l'architetto è sconosciuto).
Continuò ad appartenere alla Gilda dei Barbieri fino al
1888 quando fu assegnata alla Confraternita di Gesù Nazzareno
e rinominata. Necessita di restauri. Per una lista delle
chiese appartenenti ad una gilda
clicca QUI.
Nel 1555 Paolo IV emanò un decreto che obbligava gli Ebrei dello Stato
Pontificio a spostare la loro residenza in un'area ristretta di Roma o in Ancona.
L'area scelta per il ghetto Romano
aveva una popolazione varia, sia dal punto di vista religioso che sociale. I
Boccapaduli, una famiglia molto antica di Roma, affittarono il loro
palazzo nel ghetto e ne comprarono uno immediatamente fuori, in Via de' Falegnami.
Il palazzo fu in seguito ampliato e ciò che oggi vediamo è principalmente un edificio del
XVIII secolo.
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