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CLEMENTE VIII
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Il conclave
Vita
La sua indole pia seguitò a coltivarla anche da papa, sulla linea dietetico-spirituale instaurata da Pio V; usava digiunare molto spesso e rigidamente, si confessava ogni giorno, meditava e pregava in precise ore della giornata, celebrava quotidianamente la messa e, a quanto pare, si commuoveva nel solenne atto della consacrazione. Ogni anno, per quindici volte faceva il pellegrinaggio delle principali chiese di Roma che completava in una giornata; l'apice si ebbe con il giubileo del 1600, con funzioni di penitenza e pietà, in un'organizzazione impegnativa e stressante, alla quale deputò dei commissari per gli alloggi e il vettovagliamento in modo che Roma si vestisse di serietà. Via giochi e divertimenti carnevaleschi! Dentro gli spettacoli coreografici "con croci, stendardi et immagini di corpi santi sontuosissimi", come si legge negli Avvisi promulgati, tra i quali s'impose la sacra rappresentazione data il 9 maggio dalla Compagnia della Misericordia di Foligno che "a lume di torci percorse tutta la città, portando in giro i misteri rappresentanti la passione, morte e risurrezione di Cristo". Quell'Anno Santo doveva anche, nelle intenzioni del papa, rimettere un po' di pace tra lui e i Romani, che avevano assistito ai due famosi processi dei Cenci e di Giordano Bruno, ambedue conclusi con condanne a morte, che il popolo appunto, partecipando perlopiù per i condannati, aveva considerato l'espressione tipica di un regime dittatoriale. La condanna di Beatrice Cenci
MARFORIO Quali delitti avea la casa Cenci, secondo il Santo Padre Aldobrandini? PASQUINO Avea troppi quattrini. La condanna di Giordana Bruno
Piuttosto la condanna di Giordano Bruno, domenicano di Nola, già insegnante alla Sorbona,
e autore di scritti chiaramente eretici nel quadro di un sistema filosofico panteistico,
dette la testimonianza estrema di cosa significasse la restaurazione cattolica di allora
senza un minimo di umana commiserazione, opponendo alla parola, sia pure non ortodossa,
la morte. E dire che Bruno in un processo a Venezia aveva risposto agli inquisitori:
"Ricuso, detesto tutti gli errori, come ogni dubbio sulla dottrina della Chiesa".
E l'Anno Santo, che "avrebbe dovuto essere l'anno del perdono", secondo le parole dell'anticlericale Domenico Berti, lo vide sul rogo il 17 febbraio a Campo de' Fiori, là dove nel 1889 i Romani gli avrebbero eretto un monumento, vedendo in lui un simbolo della libertà umana e del dissenso. In effetti, digiuni e preghiere a parte, Clemente VIII indiscutibilmente vide in persone come Giordano Bruno elementi che potevano nuocergli perché critici verso il suo modo di gestire il potere; e il domenicano non fu infatti l'unica vittima dell'Inquisizione romana di allora. A questo papa, pur così asceta, piaceva lo sfarzo e il lusso, a parte la parentesi del giubileo, come testimonia anche il fatto che cominciò ad abitare nella residenza "estiva" del Quirinale, non ancora ultimata, ma già ricca di splendidi affreschi nelle sale fastosamente decorate. E forse proprio per questo recitava così frequentemente il mea culpa. Inoltre, per quanto avesse criticato il nepotismo da cardinale, appena salì al soglio pontificio elevò alla porpora due nipoti, Cinzio e Pietro Aldobrandini, che collegialmente assunsero la Segreteria di Stato. Furono loro due, insieme al cardinale gesuita Roberto Bellarmino, a dirigere gli affari principali della Chiesa; ebbero ricche rendite, così come l'altro nipote laico Gian Lorenzo Aldobrandini, il cui figlio appena quattordicenne entrò a far parte del Sacro Collegio. Che poi Cinzio e Pietro facessero i mecenati, il primo proteggendo un Tasso ormai psicopatico, poeta ufficiale della Controriforma con la sua santificata Gerusalemme conquistata, e il secondo erigendo una sontuosa villa a Frascati, non ha alcun valore; era un mecenatismo a vantaggio personale in ogni caso. Non potevano salvarlo dall'infamia i versi clericali di un poeta esaltato dalla sua follia bigotta e quella costruzione dispendiosa di Carlo Maderno tra panoramiche terrazze, statue e giochi d'acqua, che procurarono solo il nuovo crollo delle finanze della Curia. Riconciliazione con Enrico IV L'avvenimento più importante del pontificato di Clemente VIII fu senz'altro la riconciliazione con Enrico IV; la sua abiura nel 1593 a Saint Denis con il solenne giuramento di voler vivere e morire in seno alla Chiesa cattolica, apostolica, romana gli valse l'immediato scioglimento della scomunica da parte dell'arcivescovo di Bourges, confermato con l'assoluzione pronunciata dal papa solennemente in S. Pietro due anni dopo. Ed Enrico IV fu riconosciuto re di tutti i Francesi; "Parigi val bene una messa", ebbe a precisare il sovrano, il che la diceva lunga sul significato tutto politico della sua abiura. Pasquino pure l'aveva capito: La Francia ridivenne una grande potenza e cattolica, facendo da contrappeso alla Spagna; tra i due il papato che, per quanto territorialmente incastrato in Italia nella morsa del predominio spagnolo, avrebbe potuto ora giostrare più liberamente. Per questo Clemente VIII s'impegnò a far sì che le due potenze raggiungessero la pace, ciò che si verificò a Vervins nel 1598; ed Enrico IV da parte sua ricompensò Roma dandosi da fare per riguadagnare allo Stato della Chiesa Ferrara, che fin dai tempi della marchesa Matilde di Toscana era un feudo della Santa Sede, ma vi regnavano gli Este.Enrico era acattolico e per amor del regno eccolo pronto a diventar cattolico apostolico. Se gliene torna il conto, Clemente, ch'è pontefice romano, domani si fa turco o luterano. Il duca Cesare era deciso a difendere con le armi il proprio possedimento; poi, di fronte alla scomunica, alla minaccia dell'interdetto e delle truppe francesi, dovette rinunciare nel gennaio del 1598. Perse il ducato, ma poté mantenere il dominio allodiale, l'archivio, la biblioteca e la collezione artistica della famiglia. Clemente VIII fu talmente contento della riconquista di quel territorio che, nonostante la gotta e le spese del viaggio, volle spostarsi a Ferrara con tutta la corte e risiedervi fino all' Anno Santo. Era un irrequieto Clemente e, appena poteva, viaggiava; ma non erano certo viaggi apostolici, bensì di piacere. Per mantenerseli, vista la situazione precaria in cui aveva ridotto le casse della Curia, ricorse ovviamente a nuove tasse e tutto il sistema di fiscalizzazione dello Stato della Chiesa fu riorganizzato; tolte di mezzo le quindici commissioni cardinalizie create da Sisto V, controllò direttamente la situazione, anche se si appoggiò ai cari nipoti. Insistette inoltre nell'applicazione dei decreti del concilio di Trento e pubblicò ad esempio un nuovo "Indice dei libri proibiti", affidando peraltro alla stampa un gran numero di pubblicazioni religiose, che diffondeva il più possibile la nuova dottrina cattolica. Su questo punto non ottenne granché da Enrico IV; il suo editto di Nantes era in effetti un "editto di tolleranza" e, per quanto esso comportasse il ristabilimento del culto cattolico in tutta la Francia, riconosceva nello stesso tempo la libertà di culto agli ugonotti. Clemente si era illuso di poter instaurare in Francia, come in Spagna, un'ennesima Inquisizione che sterminasse ogni opposizione al cattolicesimo, ma dovette abbozzare di fronte all'impegno che il sovrano francese si era assunto con i suoi sudditi. Mentre l'Inghilterra era sempre più inesorabilmente perduta, Clemente seguitò a trovare soddisfazione alle brame inquisitorie in Spagna, anche se il nuovo re Filippo III era un bigotto privo di concreta mentalità politica. Erano i prodromi alla guerra dei Trent' Anni. La gotta seguitò a tormentare il papa, obbligandolo negli ultimi anni a lunghi riposi a letto e quindi all'inattività; un attacco apoplettico lo colse durante una seduta del tribunale d'Inquisizione e non si riebbe più. Morì il 3 marzo 1605 e fu sepolto in S. Pietro, ma Paolo V provvide poi ad erigergli un mausoleo nella cappella Borghese di S. Maria Maggiore, anche se i lavori durarono a lungo e la salma vi poté essere trasferita solo nel 1646. È significativo quanto su di lui scrisse il Muratori, che vide nella sua morte e nell'estinzione della famiglia Aldobrandini una sorta di castigo divino, riportando le parole del cardinale Bentivoglio: "Morì il papa Clemente, morì il cardinal Aldobrandino (dopo aver provato sotto Paolo V dei disgustosi contrattempi); sono morti i cinque nipoti che avevano due altri cardinali fra loro; mancarono tutti i maschi di quella casa e mancò finalmente con essi ogni successione ed insieme ogni grandezza del sangue lor proprio". C'è chi in tutto questo poteva anche vedere compiersi un atto di giustizia nei confronti di Giordano Bruno.
Questo papa fece diverse volte come pellegrino il giro delle "Sette Chiese" fino a 15 volte in un anno. Ma non era solo un uomo pio, era anche conscio del suo ruolo e lasciò molte tracce del suo papato. Poiché i suoi simboli sono molto decorativi, è possibile rintracciarli in molti elementi, come questo globo nella sua Villa Aldobrandini a Roma Il suo stemma mostra una striscia con dei merli su entrambi i lati e sei stelle. I colori sono oro e blu.
Lo sfondo di questa pagina riporta lo stemma in un mosaico della Cappella Aldobrandini in S. Maria sopra Minerva a Roma.
I principali eventi del pontificato di Clemente VIII sono riassunti in una grande iscrizione sul fronte
di Palazzo Senatorio sul Campidoglio, completato per il papa da Giacomo della Porta.
Iscrizione in Palazzo Senatorio sul Campidoglio che celebra le principali conquiste di Clemente VIII The main success of the pope (first point of the inscription) was the decision of King Henry IV to embrace the Catholic faith putting an end to the religious wars in France. To celebrate the event Clemens VIII erected a little monument (a cannon topped by a cross) in S. Maria Maggiore. The second point of the inscription mentions the efforts made by the pope to support resistance to the Turks in Hungary (Pannoniam in the inscription): he sent money and troops in 1595, 1598 and 1601; his nephew Gian Francesco Aldobrandini died in the battle of Varadino in 1601. The third achievement mentioned in the inscription relates to the acceptance of the papal prerogatives by the Egyptian Coptic Church and by the Ruthenian (of today's Ukraine) Church which since then has been called Uniate (united) as it acknowledges the papal supremacy but it retains its own liturgy. A fourth event quoted in the inscription is the peaceful acquisition of Ferrara.
Iscrizioni all'entrata della Rocca di Spoleto e vicino all'Ospedale di S. Spirito a Roma L'acquisizione di Ferrara è celebrata in more detail in an inscription at the entrance of Rocca di Spoleto. We learn that the conflict (which arose following the death without direct heirs of the Duke of Ferrara, Alfonso II d'Este) was close to turning into a war when eventually an agreement was reached with the pretender Cesare d'Este who retained control of Modena and Reggio, but ceded Ferrara to Clemens VIII. The pope had the support of Henry IV of France who threatened to send his troops. The pontificate of Clemens VIII was not always a path strewn with roses: on Christmas Night 1598 an exceptional flood of the Tiber covered most of Rome: the water reached Piazza di Spagna (and the fountain of la Barcaccia is most likely a reminder of the event) and its pressure was such that the new bridge built by Gregorius XIII collapsed. The level reached by the river is marked by a hand and an inscription near Ospedale di S. Spirito. The memory of Clemens VIII is marred by two sentences where notwithstanding his name he showed no mercy: in 1599 he endorsed the death sentence of Beatrice Cenci a young woman who had instigated the murder of her father Francesco, a brute; in 1600 he sent to the stake in Campo de' Fiori the philosopher Giordano Bruno. Fuori Roma Clemente VIII concentrò i suo sforzi a Roma per l'Anno Santo del 1600 e vi sono poche tracce di lavori promossi dal pontefice anche nelle province dello Stato Pontifici. Una rimarchevole eccezione è all'ingresso della chiesa che appartiene alla Compagnia dell’Orazione e della Buona Morte in Piazza Piccinino a Perugia. The entrance looks like a wall gate and it has a large inscription.
Portale maggiore della Chiesa dell'Orazione e della Buona Morte in Perugia It is easy however to find a large number of coats of arms of Clemens VIII outside Rome. Cardinal Pietro Aldobrandini built a very large Villa in Frascati (the architects were Giacomo della Porta and Carlo Maderno). The Villa was called Belvedere (fine view) because it allowed a view over the Roman Campagna and Rome. The building which is located above the town of Frascati is clearly visible from Rome. The entrance shows the heraldic symbols of the Aldobrandini, but the vases are decorated with the dove and the fleur-de-lis of the Pamphjly. The last heir of the Aldobrandini married Camillo Pamphjly, nephew of Innocentius X and the properties of the Aldobrandini were acquired by the Pamphjly.
Ingresso principale di Villa Aldobrandini a Frascati The gardens of Villa Belvedere were embellished by fountains and terraces and they provided a pattern for many other villas of the XVIIth century. The stripe and the stars of the Aldobrandini are the recurring theme of their decoration (click here for other views of Villa Aldobrandini). Frascati was a German Army Headquarters during World War II and Villa Belvedere and its gardens were damaged by bombing.
Dettagli della decorazione di Villa Aldobrandini A Roma Clemente VIII supported a large programma di lavori pubblici in parte già iniziati da Sisto. In San Pietro completò la decorazione interna della cupola e della Cappella Clementina. Il suo stemma si può ritrovare sulla facciata interna di molte chiese: S. Cesareo in Palatio, S. Maria Maggiore (dove è sepolto, nella Cappella Paolina), S. Prassede, S. Balbina and in S. Giovanni in Laterano. S. Maria sopra Minerva
Clemens VIII asked Giacomo della Porta to design a chapel for the
monuments of his parents. After the death of Giacomo della Porta in 1602,
the chapel was completed by Carlo Maderno and the angels holding the coat
of arms are by Stefano Maderno. By comparing the two couples of angels one
can see the move from Renaissance to Baroque angels, although
they were sculptured in the same period.
Stemma nel transetto di S. Giovanni in Laterano In S. Giovanni in Laterano Clemente VIII ricostrui il transetto e venne celebrato sia sul soffitto (progettato da Taddeo Landini e realizzato da una squadra di esperti talented cabinet-makers) e nella decorazione degli altari. The coats of arms of the altars with their use of coloured marbles (taken from the ruins of Roman temples) fornì lo schema per lo stemma di Urbano VIII nel Baldacchino di San Pietro, di Gian Lorenzo Bernini. Stemmi o simboli araldici di Clemente VIII si possono vedere al Monte di Pietà, nel Palazzo Apostolico in Vaticano, a Villa Aldobrandini, nel Palazzo Pamphjly e (vedi immagine sotto) nei giardini della Villa del Bel Respiro (Villa Doria Pamphjly).
Simboli araldici nella Villa del Bel Respiro |