Basilica di S. Pietro in Vaticano
(Libro III) (Pianta D2) (VIII giorno)

In questa pagina:
Tavola di Giuseppe Vasi
Com'è oggi
S. Pietro
Palazzo Apostolico

La Tavola (No. 41)

La vista non è tanto sulla Basilica quanto sulla piazza, alla quale Vasi dedica una veduta anche nella Tavola 27 . La cupola compare nella Tavola 16. All'estrema destra il Palazzo del Belvedere, già mostrato nella tavola Tavola 19 con il Giardino del Belvedere. La vista è presa dal punto segnato in verde nella piantina sotto. Nella descrizione relativa alla tavola Vasi faceva riferimento a: 1) Palazzo Pontificio (lo indica due volte); 2) Anfiteatro (cioè il colonnato del Bernini) decorato di 320 colonne e 236 statue con quelle del Tempio, chiselled in the tough travertine. La piantina del 1748 mostra anche 3) Vecchia Sacrestia di S. Pietro. Era un piccolo edificio rotondo di origine Romana che fu demolito alla fine del XVIII secolo per erigere la Nuova Sacrestia di S. Pietro. La sua cupola è visibile nella tavola a sinistra della facciata.

Oggi

Gli unici cambiamenti sono i due orologi ai lati della facciata e le due statue di S. Pietro e S. Paolo nella piazza davanti la facciata.
Leggi il resoconto di Charles Dickens sulla sua visita a S. Pietro nel 1845.
Leggi il resoconto di Mark Twain sulla sua visita a S. Pietro nel 1867.
Leggi il resoconto di Henry James sulla sua visita a S. Pietro nel 1873.

S. Pietro

Nel 1999 la facciata è stata interamente ripulita, il che ha riportato alla luce alcuni colori della facciata. La facciata di S. Pietro, di Carlo Maderno, appare molto ampia: è infatti più ampia che all'interno perché include le due torri campanarie che non furono mai completate. Nel 1637 Papa Urbano VIII approvò un progetto del Bernini, il quale subito cominciò adalzare il campanile sul lato sud (quello di sinistra). I lavori furono fermati nel 1641 perché le fondamenta non reggevano il peso della costruzione (Borromini accusò Bernini di mancanza di esperienza e di conoscenze tecniche nel progetto e nella realizzazione dell'opera). Nel 1646 l'incompleta torre campanaria fu demolita (Bernini dovette pagarne i costi) e il completamento della facciata divenne un problema per papi e architetti. Dieci anni dopo Bernini progettò la Piazza; egli immaginò il basso colonnato di solide colonne Doriche per accentuare le linee verticali della facciata. Alla fine del XVIII secolo Giuseppe Valadier trasformò in due grandi orologi le parti della facciata che avrebbero dovuto essere le basi delle tue torri campanarie e modificò pure le finestre sotto gli orologi. Anche questo rispondeva allo scopo di restringere la facciata.


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L'accesso alla basilica è preceduto da un grande portico decorato con le aquile e i dragoni di Paolo V. Da lì si può buttare un'occhiata all'interno e vedere la statua di Constantino e gli stupefacenti stemmi del Baldacchino, entrambi di Gian Lorenzo Bernini.

Palazzo Apostolico

Il Palazzo fu completato da Clemente VIII. All'ultimo piano, le finestre di destra, è l'attuale appartamento del Papa. La seconda finestra da destra è quella dello studio dalla quale, ogni Domenica a mezzogiorno, il Papa si affaccia per la recita dell'Angelus ai fedeli radunati nella Piazza.

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Brano dall'Itinerario di Giuseppe Vasi del 1761 relativo a questa pagina:


Basilica Vaticana
Si dice Vaticana quella Basilica, per il colle Vaticano, che dette il nome similmente alla valle, proveniente, secondo alcuni, da vaticini, che vi si facevano, o dal vagito puerile, secondo altri. Fu da principio tenuta come infame; ma poi prese tanto credito, che si fecero ivi de' tempj, de' Circi, Orti, e de' sepolcri di uomini illustri. Ove è la basilica esservi stato il Circo di Cajo, e poi di Nerone, lo prova il divisato obelisco, che con altri ornamenti era in mezzo al Circo, in cui si faceva spietata carnificina de' Cristiani, come si riferisce anco da Svetonio scrittore gentile. Onde per onorare il sangue ivi sparso da tanti martiri, e per la sepoltura de' ss. Apostoli Pietro, e Paolo, il gran Costantino Imperatore, rovinando il detto Circo, vi eresse la Basilica, principiando egli stesso a cavare e portare via la terra, per fare i fondamenti di essa. Terminata poi con magnificenza la Basilica ai 18. di novembre, fu dal Pontefice s. Silvestro consagrata, e dal Pio Imperatore arricchita di molti tesori, e provveduta di grosse entrate. Quindi Onorio I. fecevi la porta di argento, e coprilla con tegole di metallo dorato tolte dal tempio di Giove Capitolino, ma spogliata poi da' Saraceni, Leone IV. rifece la porta con alcuni bassirilievi di argento, e Niccolò III. ornolla poi di mosaici, e molte pitture fecevi Giotto Fiorentino: ufiziando nel tempio quattro monasteri di Monaci a vicenda tanto di notte, che di giorno.
Nel corso de' tempi patì varj disastri e spogliamenti: e dopo 1200. anni cominciò a minacciare rovina: onde nel 1506. fu principiato il nuovo tempio da Giulio II. includendovi tutto il vecchio. Il primo architetto fu Bramante Lazzari, il quale morto l'an. 1514. succedè Raffaelle da Urbino con altri, e morto anche questo fu proseguita la fabbrica da Baldassare Peruzzi. Quindi sotto Paolo III. fu seguitata da Antonio da Sangallo; ma poi l'anno 1546. datane la direzione a Michelangelo Buonarroti, questi la ridusse in forma di croce greca, e vi fece il disegno della cupola; indi fu seguitata la fabbrica da Giacomo Barozio, e poi sotto Sisto V. vi fu alzata la maravigliosa cupola da Giacomo della Porta insieme con Domenico Fontana, secondo il modello del mentovato Buonarroti, grande poco più del Panteon d'Agrippa, che noi ora diciamo la Rotonda, aggiungendovi per finimento il cupolino, e poi una palla di metallo, che regge la Croce, capace di 32. persone comodamente a sedere, e vi si sale giornalmente da forestieri e cittadini per varie scale comodissime.
Paolo V. l'an. 1606. di croce greca ridusse la Basilica in croce latina, e fecevi il portico col gran prospetto secondo il disegno di Carlo Maderno, la quale è lunga palmi 840. larga nella crociata palmi 641. ed alta fino alla volta palmi 225. e fino alla croce della cupola palmi 620. onde questa supera tutte le più insigni fabbriche moderne, ed antiche ancora, noti solamente per la vastità della mole: ma ancora per l'eccellente costruzione di essa, tanto nell'esterno quanto nell'interno, ed altresì per l'ammirabili opere di marmo, di mosaici, di metallo, e di stucchi dorati.
Troppo malagevole ci riuscirebbe, se volessimo in questa breve descrizione registrare tutte le parti, e opere cospicue di pittura e di mosaici, di scultura, e di architettura, che sono entro questo vasto Tempio; ma non volendo lasciare nel meglio il mio Lettore, ho risoluto di farli compagnia almeno nelle cose principali, potendo poi a suo talento osservare il resto. Le due statue di s Pietro, e di s. Paolo, che si vedono sul principio della scalinata sono di Minio da Fiesole Fiorentino, ed il bassorilievo con Gesù Cristo, che dà le chiavi a s. Pietro, posto sotto la loggia della benedizione, è opera di Ambrogio Malvicino. Entrando poi nel portico ornato di marmi, e stucchi dorati con varie colonne del tempio vecchio, nell'ultimo fondo a destra evvi la statua equestre rappresentante Costantino Magno fondatore di questa Basilica, in atto di vedere la Croce col motto in hoc signo vinces: opera insigne del Bernino, e in fondo a sinistra Carlo Magno a cavallo, come difensore della Chiesa, opera di Agostino Cornacchini Pistojese. Sopra la porta di mezzo evvi un gran bassorilievo rappresentante il Salvatore, che commette il suo ovile a s. Pietro, scolpito in marmo dal Cav. Bernini, ed incontro il mosaico della celebre Navicella dipinta dal Giotto circa l'anno 1300. e che stava prima nell'atrio quadriportico
Per cinque porte si entra nella Basilica: quella di mezzo è di metallo fatta in Costantinopoli di Antonio Filareto per ordine di Eugenio IV. nella quale effigiò il martirio di s Pietro, e quello di s. Paolo, con alcuni fatti del medesimo Pontefice. La quinta porta a destra si apre solamente l'anno del Giubbileo, e si chiama Porta Santa, perchè con sagri Riti si apre, e poi si chiude dà sommi Pontefici.
Al primo ingresso, che si fa in quel vasto tempio, stando sull'espettativa di vedere una bellezza immaginaria, e sorprendente, niuna ammirazione ci reca la sua vasta mole; ma però nell'osservare di mano in mano le sue parti , non solo resta ognuno sorpreso della magnificenza e decoro di esso, ma confusa di tal modo la mente, che conviene più, e più volte tornarci, trovandosi sempre cose nuove da osservare, e da ammirare. Nell'avvicinarsi intanto ad uno de' fonti dell'acqua benedetta, che stanno al primo pilastro, si osserva, che i putti di marmo, che li reggono, di proporzionati, ed al naturale, che da prima sembravano, si vedono poi di figura gigantesca, e fuor di misura; e le colombe di marmo col ramo di ulivo, che pajono volersi toccare con mani, avvicinandosi si trovano tanto alte, che pare essere volate in alto: l'istesso succederà poi in tutte le altre cose: donde si va facendo maggior concetto dell'esorbitante maestà, e della corretta proporzione di questo sagro Tempio, la quale dà tutta la quiete, e pausa all'occhio, acciò possa agevolmente, e senza confusione godere tutte le parti più riguardevoli, che lo adornano. Perciò se seguitando il cammino per la nave maggiore, si vedono nelle nicchie le statue colossali di alcuni santi Fondatori degli Ordini religiosi, come diremo fra poco, e due pietre memorabili poste fra pilastro, e pilastro; in quella a sinistra, vi furono divisi i corpi di s. Pietro, e di s. Paolo, e su quella a destra, ci furono tormentati, e fatti morire varj Martiri; e le due pietre nere e rotonde, i Gentili le legavano ai piedi de' Martiri quando stavano sull'eculeo; si vede poi la statua di s. Pietro Apostolo a sedere ed in atto di dare la benedizione, la quale fu fatta da s. Leone I. col metallo della statua di Giove Capitolino, per aver liberata Roma dalla persecuzione di Attila Re degli Unni, e perciò i fedeli sono soliti di baciargli i piedi.
In mezzo alla crociata, evvi sotto la gran cupola l'altare Papale de' ss. Apostoli Pietro e Paolo, e nel sotterraneo l'antico altare, in cui sono i loro sagri corpi con quei de' santi Pontefici de' primi secoli, che con voce latina si dice la Confessione de' ss. Apostoli, in vece di dire martirio, come chiamavano i Greci le sepolture de' ss. Martiri, ovecchè i Latini le dissero Confessioni. S. Girolamo, contro Vigilanzio testifica, che il Pontefice Romano offerisce il sagrifizio al Signore sopra le venerande ossa di s. Pietro, e di s. Paolo, e la loro sepoltura giudica essere altare di Cristo. S. Agostino nell'Epistola 42. ai Madaurensi, dice, che l'altissima sommità dell'Imperio Romano, deposta la corona, prega umilmente al sepolcro del pescator s. Pietro. E s. Teodoreto vescovo di Ciro in una epistola a Papa Leone, dice, che i sepolcri de' ss. Apostoli illuminano tutto il Mondo: perciò questo luogo è stato ornato con preziosi marmi, e metalli dorati, ardendovi continuamente cento ventidue lampade di argento con cornocopj di metallo in parte dorato, e vi si scende per una nobilissima scala a due branche. Sopra il sotterraneo evvi l'altare grande, in cui non celebra altro, che il Papa, o qualche Cardinale per breve del medesimo Papa. Urbano VIII. con disegno del Cav. Bernini vi fece il maraviglioso baldacchino di metallo posato sopra 4. colonne storcellate ornate di bellissimi putti modellati da Francesco Fiammingo, similmente di metallo in parte dorato, ed ornato di varj lavori insigni. E' alta questa macchina palmi 124. fino alla Croce, e vi fu impiegato cento ottanta sei mila, e trecento novantadue libbre di metallo levato dal Panteon, e per l'indoratura vi fu consumato quarantasei mila scudi di oro. La gran cupola è tutta ornata di mosaici cavati dà cartoni di Giovanni de Vecchis, di Cesare Nebbia, e del Cav. d'Arpino; ne' gran piloni il Cav. Bernini aprì le quattro ringhiere per mostrare le sagre reliquie, che vi si conservano, cioè da quella sopra la Veronica il Volto Santo, la Lancia, e la Croce di Gesù Cristo, e sopra quella di s. Elena altre reliquie. Sono notabili in queste ringhiere, o balconi, le otto colonne storcigliate, perchè furono, come si crede, del tempio di Salomone. Nelle nicchie de' medesimi piloni sonovi quattro statue di marmo alte palmi 22. una rappresenta la Veronica scolpita da Francesco Moci, l'altra s. Elena, da Andr. Bolgi, la terza s. Andrea Apostolo di Franc. du Quesnoy Fiammingo; ed il s. Longino nella quarta, del medesimo Bernini. Sotto il piedistallo di ciascuna statua vi è un' altare con quadri di mosaico cavati dalle pitture di Andrea Sacchi, e di lì si scende alle grotte Vaticane, cioè nella chiesa vecchia, di cui ancora si conservano le memorie più insigni, e vi si venera più da vicino il sepolcro de' ss. Apostoli eretto da s. Anacleto Papa, chiamato dalli Scrittori ecclesiastici, insieme con quello di s. Paolo Sacra limina: perciò è proibito alle donne di entrarvi, fuor che il lunedì della Pentecoste, ed allora è proibito alli uomini: e però il mio Lettore facendosi accompagnare da un chierico della sagrestia, egli con una torcia accesa gli farà osservare gran parte del tempio vecchio, con moltissime memorie antiche degne di essere vedute.
Proseguendo poi il cammino nella nave grande, si giunge alla gran tribuna, ove si osserva il maestoso altare, in cui si custodisce la Cattedra di s. Pietro, la quale è fatta di legno intarsiata di avorio, con colonnette e figurine similmente di avorio. Questa sta chiusa in un'altra di metallo dorato ornata mirabilmente di angioli, e sostenuta da 4. statue rappresentanti due dottori della Chiesa Greca, e due della Latina, gettate in metallo secondo il disegno del Cav. Bernino per ordine di Alessandro VII. e pesano 116. mila libbre, colla spesa di 172.mila scudi. Il deposito di Urbano VIII. che sta a sinistra con statua di metallo, ed altre di marmo è opera insigne delle mani del mentovato Cav. Bernino, e l'altro a destra di Paolo III. colla celebre statua di metallo, e le due di marmo a giacere fu fatto da Guglielmo della Porta colla direzione del Buonarroti; la statua di san Domenico nella prima nicchia fu scolpita da Monsù le Gros, quella di s. Francesco nell'altra è di Carlo Monaldi, quella di s Benedetto, di Antonio Montauti, ed il s. Elia nella 4. nicchia è di Agostino Cornacchini. La statua di san Brunone nella crociata è di Monsù Slos Francese; quella del B. Giuseppe Calasanzio, d'Innocenzo Spinaci; quella del B. Girolamo Emiliani, di Pietro Bracci; ed il s. Gaetano, di Carlo Monaldi. Il san Filippo Neri nella nave grande è di Gio. Batista Maini; il s. Vincenzo de Paulis, del suddetto Pietro Bracci, e la s. Teresa, di Filippo Valle. Il s. Pietro d'Alcantara, che sta incontro è di Francesco Vergara Spagnolo; il s. Camillo de Lellis, di Pietro Pacilli; il s. Ignazio, di Giuseppe Rusconi, e il s. Francesco di Paola, del suddetto Maini. Il s. Gio. di Dio nella crociata è del suddetto Valle; il s. Pietro Nolasco, di Paolo Campi, e la s. Giuliana Falconieri, del medesimo Campi; quali statue sono tutte di marmo, alte alcune più di palmi 18.
Volendo poi fare un giro intorno alle navi laterali, per osservare tutto, e con metodo, conviene ritornare a piè della basilica, e principiare dalla Porta Santa, che è chiusa, sopra cui si vede s. Pietro fatto in mosaico dal cartone di Ciro Ferri. La prima cappella era dedicata al ss. Crocifisso; ma anni sono vi fu trasportata dal coro de' Canonici la celebre statua della ss. Vergine con Gesù Cristo morto in seno, scolpita in marmo da Michelangelo Buonarroti nel quinto lustro di sua età; ma in questo sito è quasi invisibile; le pitture nella volta sono del Lanfranco, il s. Niccolò in mosaico nella cappelletta laterale è del Cristofari, e la colonna, che si vede incontro custodita con ferrate, è tradizione antica essere stata del tempio di Salomone, alla quale il nostro Divino Redentore soleva appoggiarsi quando predicava nel tempio. I mosaici che sono nella cupola innanzi, a questa cappella sono del Cristofari fatti da' cartoni di Pietro da Cortona, e per la di lui morte terminati da Ciro Ferri suo allievo. Indi entrando nella nave piccola si vede sotto l'arco il deposito di Cristina Alessandrina Regina di Svezia fatto con disegno del Cav. Carlo Fontana; il medaglione, e ornamenti di metallo sono di Gio: Giardini, i bassirilievi di Gio. Taudon, e li putti di Lorenzo Ottone.
Nella seconda cappella si vede il gran quadro col martirio di s. Sebastiano dipinto dal Domenichino, e fatto in mosaico dal Cristofari, e i mosaici nella cupola dinanzi furono fatti da' cartoni del sudd. Pietro da Cortona. Sotto l'arco della nave laterale si vede a sinistra il deposito della Contessa Matilde fatto da Urbano VIII. con disegno del Cav. Bernini, il quale scolpì la testa della statua, terminata nel resto da Luigi suo fratello, il quale insieme con Andrea Bolgi fece li due putti sopra l'urna: li bassirilievi però sono di Stefano Speranza, e le armi di Matteo Bonarelli. Incontro evvi il deposito d'Innocenzo XII. con tre statue di marmo scolpite da Filippo Valle Fiorentino.
Nella terza cappella, in cui si custodisce il Divino Sagramento dell'Eucaristia, evvi il quadro della ss. Trinità dipinto da Pietro da Cortona, ed il ciborio fatto di metalli dorati e lapislazzoli con due Angioli di metallo, similmente dorati, è opera insigne del Cav. Bernino; il deposito di Sisto IV. però, che sta sul pavimento con bassorilievo di metallo è di Antonio Pallajolo; il quadro nella cappelletta è del Cav. Bernini, e le due colonne furono del tempio di Salomone. Li mosaici nella cupola dinanzi a questa furono fatti da' cartoni del mentovato Pietro da Cortona, ed il deposito di Greg. XIII. sotto l'arco, con tre figure è opera insigne di Cammillo Rusconi.
Nell'altare incontro all'arco si vede il s. Girolarno fatto in mosaico dal celebre quadro dipinto dal Domenichino, quale vedemmo nella chiesa di s. Girolamo della Carità, presso piazza Farnese. A destra si vede la cappella della ss. Vergine fatta da Gregorio XIII. col disegno del Buonarroti eseguito però da Giacomo della Porta, e perchè sotto l'altare si custodisce il corpo di s. Gregorio Nazianzeno, si dice la cappella Gregoriana. I mosaici nella cupola sono cavati da' cartoni del Muziani, ed il quadro sotto l'arco rappresentante s. Basilio Magno, che celebra la Messa greca, fu fatto in mosaico dalla pittura di Monsù Subleras Francese; il san Pietro però, che riceve le chiavi da Gesù Cristo dipinto a fresco nell'arco incontro, è del Cav. Baglioni.
Entrando poi nella crociata ornata similmente di statue colossali di marmo, sonovi tre altari tutti ornati di mosaico; nel primo si vede s. Vinceslao Duca di Boemia ritratto dalla pittura di Angiolo Caroselli; appresso evvi il martirio de' ss. Processo, e Martiniano, cavato da quella di Valentino Francese, e sotto l'altare sono i corpi di detti ss. Martiri; il s. Erasmo nel terzo fu preso dalla pittura di Niccolò Pussino, cognominato il Raffaello di Francia, e le quattro colonne rosse, che quivi si vedono furono del celebre foro di Traiano.
Seguitando poi il giro, si vede sotto l'arco a sinistra la navicella di s. Pietro fatta in mosaico dal quadro del Cav. Lanfranco; il s. Pietro però, che sta incontro, fu dipinto a fresco da Andrea Camassei: ed ora vi si farà il deposito di Benedetto XIV. Siegue appresso la cappella di s. Michele Arcangelo, ultimamente fatto in mosaico dal celebre quadro di Guido Reni, che sta nella chiesa de' frati Cappuccini, e poi la cappella di s. Petronilla; che si vede fatta in mosaico dal famoso quadro del Guercino, quale sta nella sala regia della cappella del palazzo Quirinale. Sotto quest'altare si custodisce il corpo di detta santa fìgliuola di s. Pietro. Li mosaici nella cupola, furono cavati da cartoni di Niccolò Ricciolini, ma il s. Bernardo nell'angolo è di Carlo Pellegrini, il s. Gregorio, del Romanelli, quello accanto è di Andrea Sacchi, e l'altro di Guidobaldo Abbatini; quelli però ne' sordini sono parte di Ventura Lamberti, e parte del Cav. Benesiani. Il quadro nell'altare sotto l'arco rappresentante s. Pietro, che resuscita Tabita, che si sta facendo in mosaico, è di Placido Costanzi, ed il deposito incontro di Clemente X. è disegno di Mattia Rossi; la statua però del Pontefice è di Ercole Ferrata, li due laterali di Giuseppe Mazzoli, e di Lazzaro Morelli, il bassorilievo nell'urna, di Leonardo Retense, ed il resto è di Filippo Carcani.
Passando poi dall'altra parte opposta, evvi a destra il deposito di Alessandro VIII. disegno del Conte Sammartino in cui si vede la statua del Pontefice gettata in metallo da Giuseppe Bertosi, e le due statue laterali furono fatte in marmo da Angelo de' Rossi, il quale si portò egregiamente bene nel lavoro del bassorilievo, che sta da piede. Il s. Pietro nella cappella incontro fu fatto in mosaico dalla pittura di Lodovico Cigoli, ed il gran bassorilievo nella cappella accanto, rappresentante s. Leone I. che va incontro ad Attila Re degli Unni, è celebre scultura dell'Algardi. Sotto di questo altare sta il corpo del s. Pontefice, e sotto l'altare, che siegue dedicato alla ss. Vergine vi sono i corpi de' ss. Pontefici Leone II., Leone III., e Leone IV. Li ss. Dottori fatti a mosaico negli angoli della cupola, due sono di Andrea Sacchi, e due del Lanfranchi, il quale fece anche i sordini. Sopra la porticella laterale si vede bizzarramente accomodato il deposito di Alessandro VII. invenzione, e opera dello scarpello del Bernini, ed il quadro incontro colla caduta di Simone Mago è pittura sopra lavagna fatta dal Cav. Francesco Vanni.
Quindi passando nell'altra parte della crociata si vedono altri tre altari, con quadri fatti similmente in mosaico; il s. Tommaso Apostolo nel primo fu dipinto da Domenico Passignani, e sotto l'altare si conserva il corpo di s. Bonifacio IV. Li ss. Simone e Giuda nel secondo sono di Antonio Ciampelli, e sotto l'altare sono i loro corpi; nel terzo poi sonovi i ss. Marziale e Valeria, dipinti da Antonio Spadarino, e sotto l'altare vi è il corpo di s. Leone IX.
Dipoi voltando a sinistra, siegue la porta della sagrestia, di cui parleremo dopo, mentre ora proseguiremo il nostro giro della nave laterale. La pittura dunque a fresco sulla detta porta è del Romanelli, ed il quadro nell'altare incontro è copia già ita del Cav. Passignani; il s. Gregorio Magno, che mostra il corporale insanguinato fatto in mosaico nell'altare a destra, fu cavato dalla pittura di Andrea Sacchi, e sotto l'altare è il corpo del medesimo santo Pontefice. Si chiama questa cappella Clementina, perchè da Clemente VIII. fu eretta con disegno del Buonarroti, sebbene eseguito poi da Giacomo della Porta. Le pitture nella cupola sono di Cristofano e di Antonio Roncalli delle Pomarancie fratelli, ed il san Pietro e Anania nell'altare sotto l'arco, fu fatto in mosaico dalla pittura del sudd. Cristofano Roncalli. Entrando poi nella piccola nave sacrale, evvi a destra il deposito di Leone XI. opera insigne dell'Algardi, eccettuatene le statue laterali, che furono scolpite, una da Ercole Ferrata, e l'altra da Giuseppe Peroni suoi allievi; ed incontro evvi quello d'Innocenzo XI. fatto da Stefano Monot Borgognone, con disegno di Carlo Maratta.
Nella cappella, che siegue destinata per coro de' Canonici di questa Basilica, evvi il quadro dell'altare colla ss. Concezione, san Francesco di Assisi, e s. Antonio di Padova fatto in mosaico dalla pittura di Giuseppe Chiari, e nel pavimento si legge una iscrizione sepolcrale fatta ù da Clemente XI. per il suo deposito, che sta sotto di questa cappella. Li mosaici nella cupola dinanzi a quella furono cavati dalle pitture di Filippo Cocchi, e quelli negli angoli di Ciro Ferri, e di Carlo Maratta; i sordini però sono del Ricciolini, e del Franceschini. Sotto l'arco di appresso si vede in alto il deposito d'Innocenzo VIII. colla statua di metallo a giacere fatta da Antonio Pollajolo Fiorentino.
La Presentazione della ss. Vergine al tempio, che si vede fatta in mosaico nella cappella,che siegue, fu cavata dalla pittura del Romanelli, e i mosaici nella cupola, sono de' cartoni di Carlo Maratta. Dopo siegue la porta, che conduce alla parte superiore del Tempio, e alla cupola, alla quale per necessità bisognerà andare, se si vorrà conoscere la esorbitante magnificenza di questa mole, e poi salire alla palla, se si vorrà osservare quanta sia stata l'arditezza d'un uomo, nel portare su quella altezza una tale macchina.
Si vede sulla detta porta il deposito di Maria Clementina Regina d'Inghilterra fatto con disegno di Filippo Barigioni, e colle sculture di Pietro Bracci; il ritratto però fu messo in mosaico dal Cristofani; incontro si farà quello del Re Giacomo di lei sposo. Sieguo per ultimo la cappella del battesimo ornata con tre quadri di mosaico: quello di mezzo con s. Gio: Batista fu cavato dalla pittura di Carlo Maratta, quello a destra, dalla pittura di Giuseppe Passeri, e l'altro a sinistra, da quelli di Andrea Procaccini. Benedetto XIII. vi fece il nobilissimo fonte battesimale, con la maravigliosa conca di porfido ben lavorata, che servì di coperchio al deposito dell'Imperatore Onorio II. I mosaici nella cupola, che le sta dinanzi furono fatti da' cartoni di Francesco Trevisani, e finalmente tutte le volte e sottarchi con i gran voltoni della nave di mezzo, e della crociata e tribuna sono tutte lavorate a grottesche con frutti, e bassirilievi messi a oro, e tutti i pilastri e pareti sono ornati di marmi mischi con putti, e medaglioni similmente di marmo rappresentanti i Pontefici de' primi secoli, fatti col disegno del Cav. Bernini, per ordine d' Innocenzo X. e le colonne, che adornano le cappelle furono tutte della chiesa vecchia fatta da Costantino Magno, fuorchè quelle degli archi laterali.
Palazzo Apostolico Vaticano
Si crede da alcuni, che questo gran palazzo fosse eretto su quello degli orti di Nerone, e poi da Costantino Magno donato al Pontefice s. Silvestro. Fu poi da varj Pontefici ristaurato, ed accresciuto: ma Eugenio III. circa l'an. 1145. lo rifece dà fondamenti, con tanta magnificenza, che Innocenzo III. vi albergò Pietro II. Re di Aragona. Dipoi è stato talmente accresciutocresciuto e adornato di marmi, di pitture, e statue, che troppo difficile sarebbe alme no accennare le sue rarità in questo breve trattato: m'ingegnerò bensì per quanto si potrà di rintracciare le cose più insigni, potendosi ritrovare il resto nel tomo impresso sotto nome dell'abate Taja ultimamente dato alla luce con somma erudizione, ed accuratezza impareggiabile.
Ha questo il suo principale ingresso per la gran piazza a sinistra della basilica Vaticana, facendoli nobile invito il loggiato e magnifici portici colla guardia Svizzera. Il Cav. Bernini a piè della maravigliosa statua di Costantino Magno fatta, come dicemmo, dal medesimo, piantò la scala ornata con due ordini di colonne, e grotteschi di stucco fatti mirabilmente dall'Algardi passare alla sala regia ornata di marmi, statue, e pitture riguardevoli. La pittura sulla porta, che si entra è di Giorgio Vasari; la battaglia navale è di Taddeo e Federigo Zuccheri, coll'aiuto di Livio Agresti; la Fede sul carro è di Donato da Formello, e l'istoria sopra la porta, che segue è del detto Agresti. L'Imperatore Federigo I. che bacia i piedi ad Alessandro III. è di Giuseppe Salavati; Gregorio XI. che da Avignone riporta la Sede in Roma, la sconfitta degli Ugonotti, e la lega contro i Turchi sono del suddetto Vasari; le altre pitture ne' vani, e stucchi su i frontespizj sono di altri; li stucchi però nella volta sono di Pierin del Vaga.
Corrispondono in questa gran sala due cappelle, che dovrebbero dirsi piuttosto chiese magnifiche. Una dicesi Sistina, perchè eretta da Sisto IV. ed è quella in cui si fanno le cappelle papali, e funzioni pubbliche da' sommi Pontefici con il collegio de' Cardinali, ed ancora li scrutinj per l'elezione del nuovo sommo Pontefice. Nel prospetto principale o per dir meglio, sopra l'altare di questa gran cappella evvi dipinto a fresco il Giudizio Universale di maniera terribile, tanto per la vasta composizione, quanto ancora per i contorni del disegno fatto dal Buonarroti, il quale dipinge similmente la gran volta. Le pitture laterali sono però di Matteo de Leccio, e le altre sono credute di Pietro Perugino, e di altri pittori di quei primi tempi, in cui la pittura principiava a risorgere.
L'altra cappella dicesi la Paolina, perchè da Paolo III. fatta per uso delle Esposizioni delle 40. Ore, e per le funzioni del Giovedì, e Venerdì santo: perciò è disposta con una prospettiva ornata copiosamente di lumi, la cui volta fu dipinta,da Federigo Zuccheri; ma la crocifissione di s. Pietro, e la conversione di s. Paolo sulle pareti laterali sono del Buonarroti, ed il resto è di Lorenzino da Bologna. Indi passando dalla sala ducale, e poi seguitando per gli appartamenti, loggie, e gallerie del primo, e secondo piano, si vedono le ammirabili pitture fatte da Pietro Perugino, da Baldassar da Siena, da Giulio Romano, da Pierin del Vaga, e dall'invitto Raffaello da Urbino, con molte altre opere degne di particolare osservazione, che dal custode sono tutte mostrate.

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