Basilica di San Pietro(S. Pietro Vecchio)Introduzione"Dalla Chiesa di S. Pietro ha il principio questa mia fatica, cioè dalla maggior fabrica, che tutti i secoli habbino ammirata, .... per accrescere la quale sono più volte restati esausti i tesori dell'Impero Christiano". Filippo Titi apre con queste parole il suo resoconto del 1674 sulle opere d'arte nelle chiese di Roma, mettendo in risalto i tre aspetti principali di San Pietro: la grandezza, il valore artistico e i costi. San Pietro dovrebbe più correttamente essere chiamata San Pietro Nuovo perché ha rimpiazzato la grande basilica costantiniana del IV secolo che sorgeva nel medesimo sito (S. Pietro Vecchio). La vecchia era già la più grande di Roma, ma nel XV sec. i papi sentirono la necessità di allargarla e ridisegnarla. Papa Eugenio IV (1431-47) trascorse la maggior parte del suo pontificato a Firenze e partecipò alle solenni cerimonie per il completamento della cupola della cattedrale. Certamente rimase impressionato sia dalle dimensioni sia dalla bellezza della cupola del Brunelleschi. La Cattedrale di Firenze (S. Maria del Fiore) era molto più grande di S. Pietro Vecchio, il suo esterno era riccamente decorato di marmi e il moderno e audace profilo della sua cupola destava ammirazione.Il successore di Eugenio IV, Niccolò V (1447-55) fu il primo a stendere un progetto per ammodernare S. Pietro Vecchio allargando l'abside con lo scopo di rendere più solenni le cerimonie dell'Anno Santo del 1450. I pellegrini furono una delle più grandi risorse di Roma e della Chiesa, mossi da fervore religioso ma anche attratti dalle grandi basiliche (e da altri piaceri mondani). La maggior parte di essi giungeva a Roma passando per Firenze e non poteva esimersi dal fare confronti fra la "perdente" S. Pietro Vecchio e la nuova Cattedrale di Firenze. Oltretututto la Basilica Costantiniana era divenuta preda di un forte dissesto statico. Se non si fosse provveduto alla demolizione, il tempo avrebbe provveduto per suo conto. Giulio II (1503-13) prese la decisione di sostituire S. Pietro Vecchio con una basilica completamente nuova, chiamò a Roma Bramante e Michelangelo, (autore anche del monumento funerario, non finito, dello stesso papa), e costituì allo scopo la tuttora esistente Fabbrica di S. Pietro. Le dimensioni e la decorazione del nuovo edificio dovevano essere insuperabili; lo furono pure i costi. Fu Bramate ad aggiudicarsi l'incarico per il rifacimento dell'intero edificio: concepì un'immensa struttura a croce greca, con quattro absidi, quattro cupolette e una cupola centrale. Questa era l’idea di pianta perfetta per il Rinascimento in quanto simmetrica rispetto al centro. Il 18 Aprile 1506 fu posta la prima pietra della nuova basilica, ma le prime demolizioni guadagnarono a Bramante il soprannome di "Mastro ruinante". La Chiesa si oppose, legata alla pianta a croce latina in cui i fedeli sono disposti tutti allo stesso modo rispetto al sacerdote che è protagonista. Quando Bramante morì, nel 1514, i lavori erano già iniziati ed avrebbero condizionato quelli successivi. Raffaello fu il primo a riproporre la pianta longitudinale a croce latina. Alla sua morte, nel 1520, Antonio da Sangallo il Giovane, assumendo l'incarico del cantiere, insieme al Peruzzi, continuò in questa direzione, ma correggendo alcune misure, sopraelevando il pavimento e formando, così, l'immensa cripta delle Grotte Vaticane. La Riforma e le relative guerre di religione, il Sacco di Roma del 1527 e il declino economico dell'Italia nella prima metà del XVI secolo rallentarono l'erezione di S. Pietro Nuovo. Tra il 1538 e il
1543, sotto Paolo III Farnese (1534-1549), il Sangallo elaborò un
nuovo progetto, per il quale fece realizzare anche un grande modello in
legno, tuttora in Vaticano. Morto di malaria nel 1546, l'architetto non
ebbe le fortuna de vedere eseguiti i suoi disegni; il nuovo responsabile,
il divino Michelangelo, mostrò sin dall'inizio la ferma intenzione
di ricondurre l'impresa ai criteri di limpida monumentalità che aveva
improntato l'impianto bramantesco.
Ripartì
dall’idea di Bramante ritenendo perfetta l’idea di una pianta coordinata
rispetto al centro. Però non si limitò a proseguire l’opera di
Bramante: gli spazi interni concepiti da Michelangelo sono più vasti e maestosi
mentre nel perimetro esterno egli evita quasi del tutto la linea retta delineando un
susseguirsi di curve e controcurve. All’esterno grandi semipilastri accostati a
contropilastri danno alla basilica slancio verso l’alto. Michelangelo
crea così un unico ordine gigante sovrastato da un’architrave sormontata da un
cornicione fortemente aggettante.
La pianta qui sotto mostra sotto quale papa furono completate le varie parti di S. Pietro e il resto della pagina mostra come i papi vollero lasciare i loro stemmi o i loro simboli araldici nelle parti da essi completate.
La prima parte ad essere
completata fu la Cappella che prese il nome da GREGORIO XIII
(1572-85) sotto una delle
quattro cupole minori. La cupola della cappella fu un test per verificare la
fattibilità della cupola principale.
Drago di Gregorio XIII nella volta dell'arco che conduce alla Cappella Gregoriana SISTO V (1585-90) Il completamento della cupola di San Pietro fu un incubo per molto tempo. C'erano seri dubbi sul fatto che the piers potessero reggere il peso della cupola e il Vignola e Giacomo della Porta, gli architetti che ebbero dopo Michelangelo l'incarico di completarla, preferirono concentrarsi sul completamento della Cappella Gregoriana e della gemella (la futura Cappella Clementina). Sisto V was a very resolute character and in 1587 chiese a Giacomo della Porta e al suo assistente Domenico Fontana di andare avanti col completamento della cupola. Il compito, per il quale molti pensavano che dieci anni non sarebbero stati sufficienti, fu portato a termine in un paio d'anni e nel 1590 Sisto V celebrò l'evento con una grande cerimonia. Il papa aveva uno stemma complesso, un leone che tiene delle pere e tre monti sovrastati da una stella. These symbols were used in the decoration of the drum of the dome and of the central line of windows. When the dome was completed the plan for St Peter's provided for una facciata molto vicina alla cupola; in questo modo i leoni e le pere del papa avrebbero avuto grande visibilità, che fu poi in realtà drasticamente ridotta dalla configurazione finale della Basilica e della piazza. Sisto V diede inoltre un importante contributo al completamento di San Pietro spostando nella piazza di fronte alla vecchia basilica il grande obelisco che si ergeva nel vicino Circo di Nerone: il compito fu affidato a Domenico Fontana (1586) che si avvalse dell'ausilio di 44 argani, 900 uomini e 140 cavalli nel 1586. You can see the obelisk and the heraldic symbols of the pope in my page devoted to Piazza di S. Pietro. Altre informazioni su Sisto V e i suoi simboli araldici le trovi QUI. ![]() Simboli araldici di Sisto V nelle finestre e nel tamburo della cupola Per il Giubileo del 1600 CLEMENTE VIII Aldobrandini (1592-1605), fece decorate a mosaico (seguendo lo schema usato per la Cappella Gregoriana) la grande cupola (da Cesare Nebbia, Giovanni de Vecchi, il Cavalier d'Arpino) e (da Cristoforo Roncalli) la cappella gentilizia, (iniziata da Michelangelo e finita da Giacomo della Porta), che da lui prese il nome di.Cappella Clementina. Anche il pavimento fu decorato con marmi che mostrano le stelle e le strisce del suo stemma. Altr informazioni su Clemente VIII e i suoi simboli sono disponibili QUI. L'alto altare sotto la cupola fu costruito con marmi presi dal Foro di Nerva.
Stemma e simboli araldici di Clemente VIII nella Cappella Clementina La basilica acquisì la sua veste definitiva al tempo di Paolo V Borghese (1605-1621), che istituì in concorso apposito per al facciata. Il vincitore, Carlo Maderno, per la nuova facciata di S. Pietro si attenne al lessico buonarrotiano. Ma poiché in seguito alla Controriforma l’impianto centralizzato non era più ritenuto adatto e si voleva trasformare San Pietro in una basilica a croce latina, la Curia richiese al Maderno anche l'aggiunta dello spazioso corpo longitudinale. L’allungamento del braccio, che Maderno coprì con una volta a botte e su cui aprì lateralmente delle cappelle alternate a grandi arcate, finì però per sconvolgere gli equilibri spaziali calibrati nel corso del XVI secolo: il nuovo corpo allontanava e nascondeva la cupola di Michelangelo sminuendone l’imponenza. Maderno tentò di rimediare tenendo bassa la facciata che però risulta troppo larga, sproporzionata. Per equilibrarla l’architetto aveva previsto due campanili laterali ma le fondamenta di quello di sinistra non ressero e il progetto venne abbandonato: le due torri campanarie si ridussero a due celle appena distinte dal cornicione. La facciata costruita dal Maderno è sovrastata da un timpano e percorsa da otto colonne con pilastri laterali. Nella parte inferiore è composta da un portico centrale con ai lati due arcate; nella parte superiore è invece costituita da nove balconi (il centrale è detto della Benedizione). Paolo V ebbe il ruolo più significativo nel completamento di S. Pietro poiché prese la decisione di modificare il progetto originale a croce greca. A S. Pietro fu data una pianta a croce latina allungando la navata est che era in qualche modo attirata dall'obelisco. Carlo Maderno costruì una nuova facciata che rimpiazzò l'ancora in piedi facciata del Vecchio San Pietro (Vedi Basilica di S. Pietro). Stemmi formali di Paolo V furono posizionati in facciata, sulla volta del Portico (un capolavoro in stucco di Martino Ferrabosco), sulla facciata interna e sulla volta della navata principale (questo stemma fu rimpiazzato da quello di Pio VI nel 1780), ma le aquile e i dragoni di Paolo V compaiono in molti altri posti, in facciata e nella navata principale (vedi la pagina su Paolo V). Paolo V era assai orgoglioso di aver riattivato un vecchio acquedotto romano e di aver portato una grande quantità d'acqua (Acqua Paola) nella parte ovest di Roma. Quest'acqua fu usata per rifornire un'esistente fontana in Piazza di S. Pietro che fu rinnovata da Carlo Maderno nel 1614 che vi aggiunse i simboli araldici di Paolo V (lo sfondo-pagina mostra l'aquila della fontana).
Stemma di Paolo V, di Martino Ferrabosco, nella volta del Portico Urbano VIII (1623-44) Sotto il pontificato di Urbano VIII (1623-1644) la basilica fu nuovamente oggetto di interesse per le grandi imprese decorative promosse dal papa: ad opera di Gian Lorenzo Bernini, incaricato di eseguire il baldacchino in bronzo sotto la cupola, venne realizzata una serie di progetti comprendenti un allestimento decorativo completo di colonne e incrostazioni marmoree, medaglioni colorati e candide statue in marmo di Carrara, per cui la chiesa, nella nuova veste barocca, mostrava grande vivacità cromatica e luminosa. Bernini realizzò anche i due monumenti funebri a Urbano VIII e ad Alessandro VII. Fu Urbano VIII che officiò la consacrazione della chiesa il 18 novembre 1626, esattamente 1300 anni dopo la consacrazione della Basilica Costantiniana da parte di papa Silvestro.
Al tempo di Urbano VIII, la
cappella della Vergine della Colonna venne decorata a mosaico tra
il 1629 e il 1632 da G.B. Calandra, su cartoni di G.F.
Romanelli, Andrea Sacchi e Giovanni Lanfranco, autore
anche dell'affresco La Navicella, oggi nella Loggia delle
Benedizioni, e della decorazione della cappella del Crocifisso,
dove si trova anche la Pietà di Michelangelo.
Le api di Urbano VIII nella decorazione delle colossali statue nelle nicchie dei pilastri che sostengono la Cupola Innocenzo X (1644-55) Innocenzo X chiese a Bernini di decorare il pavimento della navata centrale e i relativi pilastri. Per celebrare questa nuova aggiunta volle sei giganteschi stemmi (tre sulla facciata interna, due nelle nevate laterali ed uno sul pavimento), ma volle anche che le sue colombe e i suoi gigli divenissero il tema per la decorazione dei pilastri. (per avere altre informazioni sui simboli araldici di Innocenzo X clicca QUI)
La colomba di Innocenzo X nella decorazione della Navata Alessandro VII (1655-67) Al tempo di Alessandro VII risalgono la Cattedra nell'abside, la complessa macchina devozionale compiuta tra il 1656 e il 1665 per racchiudere il seggio, probabilmente di età carolingia, che la tradizione attribuiva all'Apostolo Pietro, e il celebre colonnato della piazza, l'immensa ellisse, larga 240 metri, costituita da imponenti porticati di colonne doriche, disposte su quattro file. I due emicicli, simboleggianti le materne braccia della Chiesa, hanno anche la funzione urbanistica di raccordo tra la basilica e la città. Lo spazio da essi disegnato, allontanando il punto di vista naturale, aveva anche il pregio di restituire valore alla cupola. Alessandro VII affrontò di petto i problemi rimasti sul tappeto per il completamento di S. Pietro e di nuovo chiamò in aiuto Gian Lorenzo Bernini. La piazza di fronte alla chiesa era un assemblaggio caotico di monumenti ( compresa una torre di Martino Ferrabosco dell'inizio del secolo) che non si adattavano alla basilica. Il papa discusse personalmente con Bernini le varie opzioni ed alla fine adottò gli ellittici colonnati dorici proposti dal Bernini, sia per il loro significato spirituale (le braccia della Chiesa che abbracciano il mondo) sia per il loro effetto di slanciare le linee verticali della facciata. Sei gigantschi stemmi di Alessandro VII celebrarono il completamento di Piazza di S. Pietro. Alessandro VII incaricò Bernini di riprogettare l'accesso al vaticano da Piazza S. Pietro, e fu la Scala Regia la quale, oltre che da un grande stemma formale, è decorata con i sei monti e la stella di Alessandro VII. La terza grande aggiunta a S. Pietro fu la Cattedra di San Pietro, un complesso monumento in cui Bernini si servì dell'esperienza maturata in S. Maria in Aracoeli nel trattare la luce che passa attraverso vetri colorati. . Quattro stemmi di Alessandro VII abbeliscono la base del monumento. I sei monti e la stella del papa compaiono anche in molti altri posti della basilica, compresi diversi reggicandelabri. (Altre informazioni su Alessandro VII e i suoi simboli araldici le trovi QUI) .
I sei monti e la stella di Alessandro VII nella decorazione della Scala Regia e in un reggicandelabro Clemente X (1670-76) Sotto il pontificato di Clemente X, fu chiesto a Gian Lorenzo Bernini di disegnare per il portico un pavimento simile a quello della navata e di aggiungere un'altra fontana a quella esistente in Piazza di S. Pietro. Entrambe le aggiunte furono celebrate con stemmi araldici del papa.
Stemma di Clemente X sul pavimento del Portico Verso la fine del secolo si iniziarono a sostituire con copie in mosaico molte pale d'altare, ormai consunte dal tempo. Nel 1709 Francesco Trevisani successe al Baciccia nella decorazione della cappella del Battesimo; i cartoni, a olio, sono conservati nella Galleria Nazionale d'Arte Antica, a Roma. Due anni più tardi, Carlo Maratta, già autore della decorazione della cappella della Presentazione, intervenne anche nella cappella del Coro. Di particolare interesse nel Settecento furono le opere di scultura, quasi sempre legate al tema funebre, come la tomba di Clemente X (1684) di M. de' Rossi, o quella di Innocenzo XI di P.E. Monnot, fedeli al modello berniniano, che resiste fino all'epoca neoclassica con la sola variante dell'aggiunta del modello algardiano. Nacquero così le tombe di Gregorio XIII (1715-1723) di Camillo Rusconi, di Benedetto XIV (1734-1737) e di Maria Clementina Sobievskij, entrambe opera di Pietro Bracci, e, infine, la tomba di Innocenzo XII (1746), di Filippo della Valle.
Simboli araldici di Clemente XI nelle cupole ellittiche lungo le navate laterali Pio VI (1775-99) Pio VI smaniava di aggiungere il suo nome alla lista dei papi che parteciparono alla costruzione di San Pietro e prese l'occasione di alcuni restauri della volta per sostituire le insegne di Paolo V con le proprie. Aggiunse inoltre le sue insegne a quelle di Paolo V e Urbano VIII all'entrata del portico. Comunque egli realmente fece un'aggiunta a San Pietro costruendo una nuova sacrestia. Pose fine anche alla questione delle "torri campanarie" di San Pietro mettendo sulla loro cima due orologi giganti disegnati da Giuseppe Valadier. I simboli araldici del papa non sono molto evidenti, ma sono: tre stelle e piante di gigli. (Altre informazioni riguardo ai simboli araldici di Pio VI le trovi QUI)
Simboli araldici di Pio VI nell'orologio di sinistra di G. Valadier Al termine delle esperienze tardo barocche si pone il monumento di Clemente XIII Rezzonico di Antonio Canova, realizzato tra il 1788 e il 1792, sviluppato intorno alla porta di S. Michele. Quest'opera neoclassica costituì il punto di partenza per le sculture di Thorvaldsen, autore del monumento di Pio VII (1823) e Pietro Tenerani, che realizzò la tomba di Pio VIII (1857)
Simboli araldici di Pio VII in uno degli altari del transetto Pio IX (1846-78) Il lungo pontificato di Pio IX vide alcune modifiche minime in San Pietro. Quando nel 1871 egli raggiunse il suo 25° di pontificato la statua di bronzo del XIII secolo di San Pietro fu posta sotto una sorta di baldacchino sormontato da un ritratto del Papa perché la durata del suo pontificato aveva superato quella dell'Apostolo. Nel 1847 sostituì le esistenti statue di San Pietro e San Paolo in Piazza di S. Pietro con due più grandi. Le sue insegne (generalmente di piccole dimensioni) possono essere rintracciate in diversi posti della piazza e dentro la basilica. ![]() Stemmi di Pio IX e di Giovanni Paolo II su di un portacandele e sulla sua candela Nota: si possono vedere alcuni degli stemmi presenti nella basilica e nella piazza nella sezione dedicata a Filippo Juvarra.
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