L'IMPERO
(riferimento cronologico: 27 a.C. - 467 d.C.)

L'età imperiale è il periodo della storia di Roma antica compreso tra il 27 a.C. (anno in cui il Senato attribuì ad Ottaviano il titolo onorifico di "Augusto", che significa "colui che ha l'autorità morale", in seguito divenuto sinonimo di imperatore) e il 476 d.C. (deposizione di Romolo Augustolo e fine dell'impero romano d'Occidente), durante il quale si costituì e si affermò l'impero romano.

Il nucleo ideologico, e per certi versi sociologico, del trapasso dalla repubblica all'impero può essere individuato nel sorgere, già con Giulio Cesare, di un potere basato su un esercito proletario, sulla riduzione decisa del distacco fra Roma e le province e sulla contiguità tra potere militare e poteri civili. Il problema di uno stato nato dal comporsi di elementi tanto eterogenei poteva essere risolto solo con l'elevazione di un uomo che, sostenuto dall'esercito e a capo di tutte le magistrature civili e militari, avesse il potere di regolare le varie forze chiamate a costituire l'immenso stato.

Anche Ottaviano, come già Pompeo, volle legare il suo potere al vecchio tronco repubblicano, facendosi conferire dal senato poteri eccezionali; tuttavia lo volle fondare anche sull'esercito e sul rapporto diretto con molte realtà provinciali. Il trapasso dalla repubblica all'impero è quindi graduale, ancorché netto: il ceto senatorio e quello equestre non solo non vengono umiliati ma anzi chiamati a ricoprire le più alte cariche dell'amministrazione imperiale; le antiche virtù romane, soprattutto religiose, vengono invocate a fondamento dell'azione pubblica.

Straordinario è il numero delle riforme e delle realizzazioni urbanistiche di Ottaviano Augusto in Roma negli anni del suo dominio; segno inequivocabile della raggiunta convinzione che solo una costituzione monarchica potesse reggere lo stato è la relativa sicurezza con la quale viene accettata la successione dinastica. Augusto dà alla città caratteri che rimarranno sostanzialmente costanti fino al basso impero: il Campo Marzio viene definitivamente occupato, il teatro di Marcello completato, innalzato un mausoleo nel quale la famiglia imperiale troverà sepoltura, costruito il teatro di Balbo, elevata la meridiana (l'«horologium Augusti») con un obelisco egizio, consacrata l'Ara Pacis Augustae, completati gli interventi previsti dal piano di Giulio Cesare nel Foro Romano, innalzato a Cesare un tempio, perfezionato il sistema degli acquedotti, in parte edificato il Palatino.

Il regno di Augusto (27 a.C. - 14 d.C.) coincide col secolo d'oro della letteratura latina: vissero in quest'epoca scrittori come Virgilio, Lucrezio, Orazio, Ovidio, Livio e Tacito.

Durante questo periodo nasce Gesù Cristo.

I successori di Augusto ne continuano l'opera, perfezionando i suoi interventi: Tiberio costruisce il tempio del Divo Augusto nel Velabro e conferma la scelta del Palatino quale residenza imperiale; Claudio aggiunge al sistema degli acquedotti due nuove strutture (fra le quali la famosa Acqua Claudia) e cinge di mura l'Aventino; Nerone progetta e in parte realizza la gigantesca Domus Aurea, poi quasi del tutto smantellata dai Flavi.

61 - S. Paolo viene a Roma per la prima volta, entrando in città dalla vecchia porta Capena. Durante la persecuzione di Nerone (64-68) vi subisce il martirio insieme a S. Pietro.

La città, ancora per lo più costruita di legno e nella quale la densità abitativa è andata vertiginosamente crescendo nell'ultimo secolo della repubblica, è spesso soggetta ad incendi, alcuni di immani proporzioni, come quello del 64 (del quale Nerone incolpa i cristiani) quando le fiamme devastano dieci delle quattordici regioni nelle quali Roma è stata divisa da Augusto .

70 - Gerusalemme è rasa al suolo da Tito.

72 - Vespasiano inizia la costruzione dell'anfiteatro Flavio (Colosseo).

Vespasiano e Tito, e ancor più Domiziano, proseguono idealmente, ma con nuova lena, la trasformazione delineatasi dotto Augusto, sostituendo alle strutture lignee edifici in pietra e laterizio. Altri incendi - del Campidoglio nel 69 e del Campo Marzio nell'80, lo stesso anno nel quale Tito conclude la guerra giudaica ed inaugura l'anfiteatro Flavio - facilitano la trasformazione e la ricostruzione; ne sono il segno l'arco di Tito, il foro poi detto di Nerva, il nuovo palazzo imperiale sul Palatino (domus Flavia) e i primi restauri, poi costanti nell'attività edilizia degli ultimi Flavi, degli Antonini e dei Severi.

La nuova crisi si ebbe con la congiura che nel 96, con l'uccisione di Domiziano, tentava di riproporre il dominio aristocratico sull'impero. Di questo indirizzo fu espressione Nerva (96 - 98), anziano senatore che ebbe tuttavia l'intelligenza di assicurarsi l'appoggio dell'esercito e delle province nominando proprio successore un generale provinciale di grande nome, Ulpio Traiano (98 - 117): a partire da questi - e per quasi un secolo -, mentre l'impero giunge alla massima espansione, diviene predominante l'aristocrazia provinciale.

 Sotto il regno di Adriano (117 - 138) e poi degli Antonini (138 - 193), Roma giunge anche all'apice del suo splendore architettonico. 

Tuttavia la crisi economica che cominciava ad attanagliare l'impero già al tempo del passaggi dai Flavi agli Antonini si aggravò verso la fine del II secolo. Dopo Traiano, che aveva favorito gli investimenti in Italia, Adriano aveva invertito l'ordine delle scelte, iniziando un lento spostamento verso Oriente del centro culturale dell'impero. Anche se i tentativi di contrastare il filoellenismo non manchino già con Antonino Pio (138 - 161), il movimento avviato da Adriano si rivelerà irreversibile; Marco Aurelio (161 - 180), associandosi Lucio Vero, darà l'avvio ad una divisione di poteri che condurrà alla scissione dell'impero.

Le regioni orientali vanno dunque assumendo un peso crescente. Già con Settimio Severo (193 - 211) gli elementi orientali, soprattutto siriaci (sua moglie Giulia Domma era siriaca) diventano numerosi a Roma; ma diventano clamorosi  in particolare negli istanti di crisi legati alla successione al trono come sarà nel 218 quando è elevato al trono il giovane Elagabalo (regnerà fino al 222), nipote di Settimio Severo per parte di moglie e sacerdote del dio Sole a Emesa. Vengono introdotte a Roma pratiche religiose che sovente contrastano con la tradizione romana e con l'ormai diffuso cristianesimo. Alessandro Severo (222 - 235) tenta invano di dare composizione politica all'irrequietezza militare, frutto anche delle difficoltà economiche.

La crisi del mondo antico trae origine dal fallimento degli ultimi Severi, che fu segnato da numerose rivolte militari e contadine legate al dissesto economico, alla precarietà delle finanze pubbliche, all'aumento dell'imposizione fiscale e ai disordini monetari introdotti dal peggioramento del saggio nella moneta (con la conseguente tesaurizzazione della moneta migliore) anche per aumentare il circolante, il che tuttavia generava inflazione. Malgrado il tentativo di estendere la cittadinanza romana onde sedare le richieste dei provinciali (editto di Caracalla; 212) e il conio di una nuova moneta (l'antoniniano) che tuttavia non riesce a frenare la sfiducia e la crisi valutaria, la soluzione repressiva finisce con l'essere la più agevole a praticarsi.

272 - Aureliano inizia la costruzione delle Mura Aureliane contro il pericolo delle invasioni.

284 - Diocleziano e Massimiano: prima divisione dell'Impero.

313 - Costantino il Grande consente libertà di culto ai cristiani. Nel 331 trasferisce la capitale dell'Impero a Bisanzio (Costantinopoli).

395 - L'Impero romano è definitivamente diviso fra Oriente (Arcadio) ed Occidente (Onorio).

404 - Trasferimento della Capitale a Ravenna.

410 - Roma è saccheggiata dai Goti.

475 - Romolo Augustolo, ultimo imperatore.

476 - Odoacre pone fine all'Impero Romano di Occidente.