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ADRIANO 117 - 138

Italica, Santiponce in Spagna, 24 gennaio 76
Publius Aelius Hadrianus, poi Imperator Caesar Traianus Hadrianus Augustus
sposato con: Vibia Sabina, 100 nipote di Traiano,

Publius Aelius Hadrianus, poi Imperator Caesar Traianus Hadrianus Augustus
Adottato da Traiano, A. già abile generale, gli succedette l' 11 agosto 117. Intelligentemente ritenne uno sforzo inutile mantenere le estreme province orientali che infatti sgomberò quasi subito. Rientrato a Roma nel 118, provvide a cancellare i debiti verso il fisco imperiale ingraziandosi le masse popolari e adottò una serie di provvedimenti che ridussero l'influenza dei senatori e rafforzarono l'ordine equestre ritenuto fondamentale per il controllo dello Stato.

Cominciò quindi a viaggiare per tutto l'Impero, nel 121 in Gallia, Germania, Rezia e Norico; nel 122 in Britannia, poi in Spagna, nel 123 in Oriente, nel 124 in Dacia, Pannonia, Macedonia, Tessaglia, Grecia e Peloponneso; nel 127 fu in Italia, poi nel 128 passò in Africa. Dal 128 al 134 fu ad Atene dove lui filelleno, fu iniziato al secondo grado dei misteri eleusini, poi visitò la Siria e la Giudea e soggiornò in Egitto dove morì il suo famoso e bellissimo favorito Antinoo.

Nel 132 progettò la rifondazione di Gerusalemme con il nome Aelia Capitolina, scoppiò allora violenta in Giudea la rivolta capeggiata da Bar Kocheba e A. intervenne di persona stroncando nel 135 l'insurrezione. Il suo instancabile girare fu funzionale alla riorganizzazione dell'amministrazione imperiale che ebbe una più razionale suddivisione operativa e soprattutto giovò al consolidamento dei confini con opere come il famoso vallo in Britannia tra Firth of Solvay e la foce del Tyne.

Dopo aver designato Antonino come successore, morì a Baia di malattia il 10 luglio 138.

Così lo descrive Montanelli

Si prova, lo confessiamo, qualche riluttanza ad ammettere che un episodio così fausto come l'avvento al trono del più grande imperatore dell'antichità fosse dovuto a una coincidenza banale e piuttosto sudicia come l'adulterio. Eppure, Dione Cassio ci dà per certo che Adriano fu qualificato a prendere il posto di Traiano, morto senza designare eredi, da un titolo solo: quello di amante della moglie di costui, Plotina. Forse non era vero, ma certo Plotina, almeno una mano per incoronarlo, ad Adriano la diede. Erano zia e nipote, ma non di sangue, eppoi le parentele a Roma non avevano mai impedito nessun amore. Traiano e Adriano erano compaesani, perché nati nella stessa città di Spagna, Italica, ed il secondo, che portava quel nome perché la sua famiglia veniva dalla città di Adria ed era di 24 anni più giovane, venne a Roma chiamatovi dal primo, che era amico di casa e suo tutore. Era un ragazzo pieno di vita e di interessi, che studiava tutto con fervore: matematica, musica, medicina, filosofia, letteratura, scultura, geometria, e imparava presto.
Traiano gli diede in moglie sua nipote Vivia Sabina. Fu un matrimonio rispettabile e ghiaccio, dal quale non nacquero né amore né figli, Sabina, statuariamente bella ma priva di sex appeal, si lamentava a mezza voce del fatto che suo marito avesse più tempo per i cani e i cavalli che per lei. Adriano la conduceva con sé nei suoi viaggi, la colmava di cortesie, licenziò il proprio segretario Svetonio perché un giorno parlò di lei poco rispettosamente, ma di notte dormiva solo.

Aveva 40anni appena quando salì al trono e il suo primo gesto fu quello di chiudere rapidamente le pendenze militari lasciate lasciate da Traiano. Era sempre stato contrario alle imprese guerresche del suo tutore. E, presone il posto, si affrettò a ritirare gli eserciti dalla Persia e dall'Armenia, con gran malumore dei loro comandanti, i quali pensavano che una strategia puramente difensiva fosse l'inizio della morte per l'Impero o la fine della carriera, delle medagUe e delle "diarie" per loro. Non si è mai saputo con esattezza come avvenne che quattro di questi comandanti, i più valorosi e autorevoli, venissero di lì a poco soppressi senza processo. Adriano era sul Danubio in quel momento a cercarvi una soluzione definitiva coi Daci, che escludesse ulteriori conflitti. Si precipitò a Roma, e il Senato si assunse tutte le responsabilità dell'eliminazione, dicendo che i generali si erano macchiati di complotto contro lo stato. Ma nessuno credette all'innocenza di Adriano, che se la comprò distribuendo ai cittadini un miliardo di sesterzi, liberandoli dai debiti col fisco e divertendoli per intere settimane con magnifici spettacoli nel Circo.
Questi debutti fecero temere a molti romani un ritorno neroniano. E i sospetti furono avvalorati dal fatto che Adriano cantava, dipingeva, componeva appunto come Nerone. Ma poi si vide che in queste sue ambizioni artistiche non c'era nulla di patologico. Adriano vi si abbandonava solo nei ritagli di tempo, per riposarsi delle sue fatiche di scrupoloso e abilissimo amministratore. Era un bell'uomo, alto, elegante, coi capelli ricciuti e una barba bionda che tutti i romani vollero imitare forse ignorando ch'egli se l'era lasciata crescere solo per nascondere certe sgradevoli chiazze bluastre che aveva sulle gote. Ma non era facile capirne il carattere complesso e contraddittorio. Di solito era gentile e di buon umore, ma talvolta fu duro sino alla crudeltà. In privato si mostrava scettico, irridente agli dèi e agli oracoli. Ma quando adempieva le sue funzioni di Pontefice Massimo, guai a chi dava segno d'irriverenza. Personalmente, non si sa a cosa credesse. Forse agli astri, perché ogni tanto astrologava ed era pieno di superstizioni sulle eclissi e le ma

Adriano volle assicurare un lungo periodo di pace all'ormai troppo vasto impero, così per prima cosa, rinunciò ai territori occupati da Traiano al di là dell'Eufrate, ritenendo questo fiume il confine più adatto perché facilmente difendibile.
Si preoccupò poi di tracciare confini sicuri all'estremo nord, in Britannia, dove costruì il famoso "Vallum Hadriani" (trincea di Adriano) e rafforzò anche i confini lungo il Reno.
Ma ciò che assicurò una lunga pace fu la politica conciliativa che l'imperatore adottò nei confronti delle genti confinanti, con le quali preferì accordarsi pacificamente invece che con la violenza.
Adriano potè così dedicarsi ad opere di pace: fece costruire la Mole Adriana e il Pantheon.
Il suo nome è legato all'Editto perpetuo: una raccolta di leggi romane che egli fece curare dal giurista Salvo Giuliano.
Egli fu considerato l'imperatore turista, infatti viaggiò moltissimo per il vasto impero, senza però trascurare i suoi doveri di Capo di Stato; visitò città e monumenti ed acquistò opere d'arte che portò in Italia per ornare la sua villa.