Prima del XVI secolo si conoscevano pochissime fontane, a
causa della penuria di acqua corrente che per tutto il corso del medioevo, per
circa 1.000 anni, rappresentò per Roma uno dei problemi maggiori.
L'unico acquedotto ancora in funzione, benché solo parzialmente,
era l'Aqua Virgo, le cui sorgenti erano situate ad est, nonostante
raggiungesse la città da nord, a causa del percorso tortuoso del suo viadotto.
Il flusso idrico era di molto inferiore a quanto era stato nell'antichità, e
lo speco originale era danneggiato, cosicché venivano usate nuove sorgenti,
più vicine a Roma ma anche meno abbondanti e meno pulite (cfr. anche
Aquedotti, pagina 6).
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L'acquedotto terminava in un luogo centrale, sotto al
colle Quirinale, presso un incrocio a tre vie (in latino
trivium), riportato da vecchie cronache come Treio, donde
l'altro nome di "acqua di Trevi" ancora in uso oggi, sebbene alcuni ne
sostengano l'origine dal toponimo Trebium, antico nome della località
delle prime sorgenti. L'acqua fuoriusciva da tre bocche individuali,
ciascuna delle quali provvista di un semplice catino, senza alcuna
decorazione particolare. Le testimonianze grafiche di quest'antica
fontana sono assai scarse; una di esse è un medaglione dipinto da Taddeo
di Bartolo (1410 c.ca), che raffigura una mappa semplificata
degli antichi monumenti e rovine di Roma. In pochi riconoscerebbero
questa modesta struttura come il nucleo di ciò che oggi è una delle più
famose glorie cittadine, la Fontana di Trevi, descritta in una pagina
successiva. |
 i tre catini originali
(freccia) |
 la fontana dopo le modifiche di
Nicolò V |
Solo alla fine del medioevo
papa Nicolò V ne migliorò la forma sostituendone i tre catini con
una lunga vasca rettangolare, e aggiungendovi una grande iscrizione
marmorea, il cui testo diceva: papa Nicolò V, dopo aver
abbellito la città con insigni monumenti, nel 1453 restaurò l'Aqua Virgo
dal suo antico stato di abbandono. Questo aspetto restò praticamente
immutato per oltre due secoli.
Nella
periferia occidentale della città sorgeva la basilica di San Pietro.
L'Aqua Traiana, che nell'antichità aveva rifornito questa parte di Roma,
era stata restaurata alla fine dell'VIII secolo, ma era rimasta in
funzione solo per altri 200 anni.
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Il Vaticano poteva ancora contare su una modesta
fornitura di acqua, grazie ad un numero di condutture molto antiche,
scavate per la prima volta all'età di papa Damaso (366-84); quest'acqua
proveniva da sorgenti minori che erano state trovate da qualche parte
sotto i vicini colli del Gianicolo e del Vaticano. Le condutture
rifornivano la fontana principale del cortile di San Pietro (cfr.
I parte pagina 2), e
probabilmente anche due più piccole, situate non molto lontano dalla
basilica. Il loro stato di manutenzione era buono grazie agli interventi
che di tanto in tanto erano stati apportati, soprattutto da parte di due
papi: l'anzidetto Nicolò V (1447-55) e Giulio II
(1503-13). |
 l'antica fontana davanti a
S.Pietro, com'era raffigurata a metà del '500 |
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Una delle due fontane attive sorgeva nell'ampia area
davanti alla basilica, oggi piazza San Pietro; qualche antico disegno ne
rivela in dettaglio le forme eleganti, consistenti in due catini rotondi
di diversa dimensione, in cui l'acqua era versata dall'elemento
sommitale, decorato con quattro figurine, il tutto poggiante su una base
circolare con tre gradini. |
 l'antica basilica di San Pietro e
la fontana (freccia), metà del XVI
secolo |
Stando ad antichi documenti, venne
costruita attorno al 1490. Un decennio più tardi, forse fra i vari lavori per
il Giubileo del 1500, papa Alessandro VI fece aggiungere al catino
superiore alcune bocchette a forma di testa di toro, ma l'aspetto della
fontana rimase sostanzialmente immutato.
Una ancora più antica è
raffigurata presso la chiesa di Santa Maria in Trastevere in una pianta del
1472, nella quale davanti a San Pietro non compare ancora alcuna fontana.
Essendo abbastanza simili, è probabile che questa abbia rappresentato una
fonte d'ispirazione per quella descritta in precedenza.
(a sin.)
S.Maria in Trastevere in una pianta del 1472, e (a destra) un
ingrandimento; davanti a S.Pietro non vi era ancora alcuna
fontana
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La chiesa di Santa Maria sorge sullo stesso lato del
Tevere di San Pietro, circa 1.5 Km più a sud, pertanto la fontana
era quasi sicuramente collegata alle medesime condutture antiche che
raccoglievano l'acqua dalle sorgenti del Gianicolo. Nella pianta la sua
vasca appare di forma squadrata, ma ciò potrebbe essere dipeso dalla
necessità di semplificarne i tratti a causa delle dimensioni
miniaturizzate dell'originale: infatti molti fonti battesimali e pozzi
medievali erano ottagonali, e questa stessa forma venne anche mantenuta
da diverse fontane del XVI secolo. Inoltre, nelle piante disegnate
nel '500 sembra avere otto lati.
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Costruita attorno alla metà del XV
secolo, è sospettata da alcuni studiosi di aver rimpiazzato un'altra fontana
ancora più antica, la cui datazione potrebbe risalire addirittura all'antica
Roma. Infatti l'Aqua Alsietina, cioè l'acquedotto che l'imperatore Ottaviano
aveva fatto costruire per il suo stadio navale in Trastevere (cfr. Curiosità
Romane, pagina 4), assai
vicino a questa piazza, potrebbe facilmente aver alimentato anche una fontana,
sebbene l'acqua che conduceva fosse non potabile.
Ma l'Aqua Alsietina fu abbandonata nella tarda età
imperiale; verso il IV secolo, il livello della superficie del lago
da cui l'acqua veniva attinta (vedi Acquedotti, III parte pagina 3) scese
rapidamente al di sotto dello speco dell'acquedotto. Quindi nel
XV secolo la fontana di Trastevere poteva funzionare solo con la
poca acqua proveniente dalle sorgenti del Gianicolo, la cui pressione
era anche piuttosto modesta. Per questa ragione, verso il 1500, il
catino più alto fu rimosso, così da ridurre l'altezza del bocchettone.
Ne vediamo il risultato nelle piante del XVI secolo (fonti visuali
più dettagliate non sono disponibili). L'illustre romanista Cesare
D'Onofrio sostiene che al rimanente catino furono anche applicate delle
teste di lupo, con riferimento al cardinale Lopez, titolare di Santa
Maria in Trastevere e della sua diocesi, il cui cognome somigliava al
termine lupus. |
 la fontana priva del catino
superiore |
Nel corso dei secoli
successivi tanto la fontana davanti a San Pietro che quella di Trastevere
furono sottoposte a modifiche. La prima, alquanto trasformata, esiste ancora,
mentre la seconda, anch'essa rimaneggiata, fu definitivamente sostituita nel
1873. Poiché la loro evoluzione risentì della riapertura dell'Aqua Traiana
(1612), saranno entrambe prese nuovamente in considerazione nelle pagine non
ancora pubblicate. Comunque, le loro linee classiche catturarono l'attenzione
degli architetti per tutto il corso del Rinascimento, e furono di ispirazione
per numerose altre fontane fino al volgere del XVII secolo.
LA COSTRUZIONE E I COSTRUTTORIDurante
il Rinascimento la costruzione di fontane divenne un'attività nuova e assai
spesso richiesta. I proprietari di palazzi e ville, gli amministratori
cittadini, i papi, chiunque potesse permettersele, ne voleva. Furono
sviluppate particolari conoscenze nel campo dell'idraulica, e qualche
architetto divenne uno specialista nel fondere l'arte e la scienza, ottenendo
risultati in cui la bellezza e l'utilità si combinavano brillantemente.
La
realizzazione di una fontana era un complesso lavoro di squadra, che
coinvolgeva un certo numero di artisti ed artigiani.
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Di solito l'architetto era responsabile del risultato
finale; era colui che progettava la fontana, ne stabiliva la forma e il
prezzo col committente, ma teneva a mente anche la pressione dell'acqua,
la sua portata, l'altitudine del luogo prescelto, la distanza dal ramo
principale dell'acquedotto, ed altri parametri tecnici. Assai spesso
un altro artista disegnava ad alta risoluzione le singole statue, gruppi
e rilievi previsti dal progetto (di rado era lo stesso architetto a
farlo); a volte il suo livello artistico era assai elevato, come nel
caso delle fontane realizzate da Giacomo della Porta, i cui disegni
preparatori portavano la firma del pittore professionista Jacopino del
Conte. |
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marmi e pietre usati più di
frequente
1 -
travertino 2 - marmo bianco 3 - portasanta |
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4 - bigio africano 5 - basalto 6 -
granito |  |
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I disegni venivano poi passati a uno o più abili
scalpellini, che materialmente scolpivano le statue, i rilievi,
ecc. In qualche caso anche questa mansione veniva svolta da
artisti di riguardo, come nel caso della Fontana delle Tartarughe, i cui
gruppi bronzei sono dello scultore Taddeo Landini. Ma con pochissime
eccezioni, l'unico nome a cui andava - e continua ad
andare - il merito (in qualche caso il demerito) di aver
realizzato la fontana è solo quello dell'architetto
progettista.
Il tipo di marmi o di altre pietre impiegate nella
costruzione di una fontana dipendeva tanto dai costi quanto dalla
disponibilità; se una qualità veniva giudicata troppo cara, o se un
blocco adatto ad essere scolpito non si rendeva disponibile, spesso ci
si accordava per usare un marmo diverso. Le principali qualità usate
erano il travertino (il più economico, e quindi il tipo usato più
diffusamente), il più costoso marmo bianco, il portasanta dal colore
rossastro (proveniente dall'isola greca di Chio), e il bigio africano.
Altre pietre, quali il basalto e il granito, a volte erano presenti
sotto forma di statue o catini di epoca antico-romana o egiziana,
rinvenuti e riciclati in vario modo durante l'arco del Rinascimento.
Anche il bronzo veniva talvolta usato per statue e altri elementi
addizionali. Fatto curioso, gran parte del marmo impiegato nella
costruzione delle fontane di Roma non veniva estratto da cave, come
sarebbe logico supporre; consisteva in grossi blocchi prelevati dalle
rovine di molte strutture antiche (terme, fori, ecc.) presenti un po'
ovunque nella città, che venivano tagliati e scolpiti nuovamente per
assecondare le esigenze del nuovo progetto. Fino a tutto il
XVII secolo, molti degli odierni siti archeologici più importanti
furono letteralmente saccheggiati dai papi e dai loro
artisti.
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GIACOMO DELLA PORTA (1533 -
1602)Nato a Genova, della Porta fu uno dei più importanti
architetti e scultori del XVI secolo. A Roma lavorò in un incredibile
numero di chiese e palazzi, spesso proseguendo le opere incompiute di Vignola
(il suo maestro principale) e di Michelangelo, e talvolta apportando modifiche
ai loro progetti.
Durante l'ultimo trentennio del '500 fu soprintendente
della nuova fabbrica di San Pietro, la cui cupola portò a termine. Dopo la
riapertura del primo acquedotto divenne il primo fontaniere ufficiale, e
certamente quello più prolifico che Roma abbia mai avuto: sono sue quattordici
fontane maggiori, che costruì in piazza del Popolo, piazza Colonna, piazza
Navona (due), piazza della Rotonda, piazza San Marco, Campo de' Fiori,
piazza Mattei, piazza Madonna dei Monti, piazza Giudia, piazza Montanara,
piazza Campitelli, e due delle fontane sul Campidoglio. Anche il mascherone
per il beveratore di Campo Vaccino fu scolpito da questo architetto (vedi
II parte,
pagina 1), così
come pure una fontanella semipubblica, oggi non più esistente.
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Della Porta viene spesso accusato dalla critica
moderna di essersi attenuto a canoni piuttosto monotoni, che comprendono
sempre l'uso di uno o più catini (1), sorretti da un balaustro (2), al
centro di una vasca (3), solitamente di forma geometrica complessa,
poggiante su tre o quattro gradini, così da compensare le asperità o i
dislivelli del terreno. Questo modulo era chiaramente ispirato alle
fontane tardo-medievali descritte in precedenza. |
 schema tipico delle fontane
dellaportiane |
DOMENICO E GIOVANNI
FONTANA (1543-1607) (1540-1614)Domenico
fu il più celebre esponente di un'intera famiglia di architetti del Canton
Ticino. Ancora giovane, venne a Roma per lavorare nella villa del cardinale
Peretti (che sarebbe poi diventato papa Sisto V). Più tardi si occupò
della lanterna e della navata centrale di San Pietro, prendendo il posto di
della Porta come soprintendente, assieme a C.Maderno.
Assecondando i molti
progetti urbanistici di Sisto V, D.Fontana aprì nuove strade principali
che attraversavano in linea retta i vecchi quartieri; trasferì anche quattro
antichi obelischi ad altrettante nuove sedi di collocazione, ed edificò il
nuovo Palazzo del Laterano.
 l'opera di D. Fontana non più
esistente |
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L'unica fontana ancora esistente che fu interamente
progettata da questo architetto è quella del Mosè, mostra dell'Acqua
Felice.
Invece il fratello maggiore di
Fontana, Giovanni, curò la supervisione dell'acquedotto dell'Acqua
Felice, e partecipò con Flaminio Ponzio alla realizzazione dell'enorme
fontana dell'Acqua Paola, sul colle Gianicolo. Cooperò anche con
Vasanzio per la fontana di Ponte Sisto. Un'opera più piccola ma
piuttosto elaborata, interamente di G.Fontana (qui a sinistra), sempre
sul Gianicolo, fu rimossa nel XIX secolo, avendo forse subito
pesanti danni nel corso di una
battaglia. |
Altri membri della famiglia
che lavorarono a Roma furono Carlo (nipote di Domenico, 1638-1714), Francesco
(figlio di Carlo, 1668-1708) e Mauro (figlio di Francesco, 1701-67). Carlo
aggiunse la vasca alla fontana dell'Acqua Paola, e operò qualche modifica a
quella antica davanti a Santa Maria in Trastevere; egli è anche spesso citato
per la seconda fontana in piazza San Pietro, sebbene ciò sia oggetto di una
controversia, in quanto alcuni eminenti studiosi sostengono essere Bernini il
vero autore.
GIOVANNI VASANZIO (JAN VAN SANTEN, o VAN ZANTEN 1550 -
1621)A Dutch architect, wood-carver and engraver from
Utrecht, whose name was Italianized when he came to Rome. Here he studied with
Flaminio Ponzio, with whom later on he also cooperated. Although in the early
1600s Paul V appointed him "fountain architect", i.e. the official
supervisor of fountain-making in Rome, he is mainly remembered for having
built the large one by Sisto Bridge, and for having drawn a few minor ones for
the Vatican grounds.
CARLO MADERNO (1556 - 1629)Un'altro membro
del clan dei Fontana: infatti era il nipote di Domenico. Maderno cominciò la
sua carriera come scalpellino. Quando lo zio lo chiamò a Roma, egli si
distinse nella costruzione della chiesa di Santa Susanna. Ricevuto l'incarico
dei lavori in San Pietro assieme a Domenico Fontana, realizzo l'enorme
facciata della basilica. Prese anche parte ai lavori di costruzione di diversi
palazzi di Roma, fra i quali quello del Quirinale e il famoso "cembalo" dei
Borghese (vedi
I 22 Rioni,
Rione IV - Campo
Marzio).
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A lui va il merito di aver realizzato la prima delle
due fontane di piazza San Pietro, riconvertendo quella tardo-medievale
di cui questa pagina si è occupata in precedenza. È di Maderno anche la
fontana davanti a Santa Maria Maggiore, e quella per piazza
Scossacavalli (trasferita in fondo a corso Rinascimento dopo la
scomparsa della piazza). È degno di nota che anche uno dei nipoti di
Carlo Maderno divenne un famoso architetto a Roma, benché realizzò solo
una fontanella murale in Vaticano: Francesco Castelli, il cui nome in
seguito cambiò in Francesco Borromini (1599-1667). |
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GIROLAMO RAINALDI (1570 -
1655)Un'altra dinastia di architetti fu la famiglia
Rainaldi. Dopo gli insegnamenti ricevuti da suo padre Adriano, Girolamo venne
a Roma, e qui ebbe modo di incontrare tanto Domenico Fontana che Giacomo della
Porta; la loro influenza fu tale che i moduli architettonici di Rainaldi
rimasero sempre tardo-rinascimentali, nonostante che al volgere del
XVII secolo, in Roma era già cominciata l'età del barocco.
Il suo
edificio più famoso è Palazzo Pamhilj, ma fra le altre opere si segnala anche
la curiosa voliera per la Villa Borghese. Le sue sole fontane sono la coppia
di vasche antiche davanti a Palazzo Farnese.
Suo figlio Carlo (1611-1691)
inizialmente cooperò con Girolamo nella realizzazione del Palazzo Nuovo sul
Campidoglio, poi lavorò da solo alla facciata di Sant'Andrea della Valle,
progettò le chiese gemelle di piazza del Popolo, ma non costruì alcuna
fontana.
GIANLORENZO BERNINI (1598 - 1680)Architetto,
scultore, pittore, sceneggiatore e scenografo, maestro dell'età del barocco
romano.
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Il suo insegnante fu il padre Pietro (1562-1629),
autore della fontana della Barcaccia. Dopo i primi lavori per il
cardinale Borghese, divenne l'artista preferito da Urbano VIII fra
i molti attivi in Roma; per questo papa Bernini costruì il famoso
baldacchino in San Pietro, e creò il colonnato che circonda la vasta
piazza davanti alla basilica. È anche famoso per diverse sculture
( Estasi di S.Teresa, e il cosiddetto Pulcino della
Minerva, fra gli altri). Nonostante il successore di urbano,
Innocenzo X, gli preferì Francesco Borromini, la produzione di
Bernini continuò per tutto il secolo, in quanto sopravvisse a tre altri
papi. Come fontaniere, lo si ricorda per capolavori quali il Tritone
di piazza Barberini, e la grande Fontana dei Fiumi nel centro di piazza
Navona, dove eseguì anche delle migliorie a una delle preesistenti
fontane di della Porta. Alcuni lo ritengono autore della seconda fontana
di piazza San Pietro, ma su ciò le opinioni sono
discordanti. |
NICOLA (o NICCOLÒ) SALVI (1697 - 1751)Allievo
dell'architetto Antonio Canevari, sarebbe rimasto un personaggio sconosciuto
se il suo unico capolavoro non fosse diventato addirittura uno dei simboli di
Roma: la Fontana di Trevi. Tanto basta perché il suo nome figuri nell'albo
doro dei fontanieri famosi.