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S. Giorgio al Velabro
(Libro III) (Pianta C3) (V giorno)
In questa pagina: Tavola di Giuseppe Vasi Com'è oggi
S.
Giorgio al Velabro Arco
degli Argentieri Arco di Giano
Quadrifronte S.
Eligio dei Fabbri S.
Giovanni Decollato S.
Anastasia
La Tavola (No. 55)
L'area lungo il fiume ai piedi del Quirinale e del Palatino era paludosa e qui i Romani
svilupparono il loro sistema di fognature costruendo la Cloaca Maxima
per raccogliere le acque e canalizzandole nel Tevere. La corrente dell'acqua era sfruttata
al tempo di Vasi per far funzionare una cartiera (sulla sinistra). Per la vicinanza
del Campo Vaccino
(il Foro) era comune vedere del bestiame condotto lì. Il punto di vista
è il pallino verde nella piantina sotto. Nella descrizione sotto la tavola Vasi
faceva riferimento a:
1) Arco di Giano Quadrifronte; 2) La cartiera sopra la
Cloaca
Maxima; 3) Arco degli Argentieri; 4) S. Giorgio al Velabro.
La piantina del 1748 riporta anche: 5) S. Eligio dei Fabbri; 6) S. Giovanni Decollato; 7)
S. Anastasia.
 
Oggi

La chiesa e l'arco (senza i magazzini che vi erano stati costruiti in
cima) si sono conservati, mentre la cartiera è stato demolita e la Cloaca Maxima
non è più visibile direttamente.
S. Giorgio al Velabro

La chiesa fu costruita dalla comunità Greca (come la vicina chiesa di
S. Maria in
Cosmedin) nel VI secolo, mentre il portico (con belle colonne e una
lunga iscrizione) e il campanile furono aggiunti nel XII secolo. Il portico è
stato gravemente danneggiato da un'esplosione alcuni anni fa ma è stato
completamente ricostruito.
Arco degli Argentieri

Il piccolo arco fu eretto dagli Argentarii (i cambia-valute) and
cattle dealers in onore dell'Imperatore Septimio Severo. È un'opera
d'arte del tardo Impero, come mostrano le sue decorazioni quasi barocche.
Arco di Giano Quadrifronte

L'arco ha diversi nomi e fu costruito durante il regno di Costantino. E'
anche chiamato Arco di Massenzio, dal nome del suo più fiero nemico. Giano (Janus)
era il dio del passaggio (ianua in
Latino significa porta): l'arco a lui dedicato aveva quattro fronti
anziché due. La sua funzione principale era quella to
shelter the dealers. Nelle nicchie c'erano statue di dèi (che durarono
poco perché in pochi anni gli dèi pagani furono banditi).
S. Eligio dei Fabbri

Sant'Eligio è il patrono dei fabbri, ma a causa di divisioni all'interno
della gilda è anche patrono degli orefici e
dei sellai. Pertanto è onorato in S. Eligio degli Orefici
vicino alla Via Giulia, in S.
Eligio dei Sellai (la chiesa fu demolita agli inizi del XX secolo) e
in S. Eligio dei Fabbri che si può ammirare in questa pagina.
I fabbri erano così orgogliosi delle loro abilità che sopra l'entrata fecero scrivere:
"Universitatis Fabrorum"
(clicca
QUI per una lista di chiese appartenenti ad una gilda). La chiesa si trova nell'area
tra S. Giorgio in Velabro e il Campidoglio.
S. Giovanni Decollato

A firenze uno non chiama l'ambulanza, chiama "La Misericordia", una
confraternita che aiutava i malati. The members are still hooded. I Fiorentini che vivevano a Roma crearono la loro locale Misericordia
dandole il nome del patrono di Firenze, S. Giovanni Battista la cui decollazione
si vede dappertutto nella chiesa dove si incontrano i suoi membri. La chiesa e
l'annesso oratorio hanno una ricca decorazione e opere del Vasari e di altri
Manieristi
(clicca
QUI per una lista delle chiese nazionali).
(clicca
QUI per una monografia sulla chiesa)L'uomo con la barba nell'immagine sotto
si pensa che sia Michelangelo, che era membro della confraternita.
Leggi il Resoconto di Charles
Dickens di un'esecuzione vicino a questa chiesa nel 1845.

S.
Anastasia

Situata ai piedi del Palatino, S. Anastasia risale al 492
e fu interamente ridisegnata nel 1636 da Gian Lorenzo Bernini per
Urbano VIII (le cui api araldiche decorano i pilastri della facciata).
Sotto l'altare, la statua della santa, di Ercole Ferrata, è chiaramente ispirata al Bernini.

Brano dall'Itinerario di Giuseppe
Vasi del 1761 relativo a questa pagina:
Chiesa
di s. EligioEra questa anticamente delicata a ss.
Giacomo, e Martino, e vi era unito un conservatorio di povere donne:
ma poi ottenuta dalla Confraternita de' Ferrari nell'an. 1563.
riedificarono la chiesa da' fondamenti, ed ora l'hanno ornata con
nobilissime cappelle di marmi e pitture. Poco più oltre si vede a
destra la
Chiesa
di s. Giovanni DecollatoPrima dicevasi questa chiesa s.
Maria della Fossa, perchè in essa si dava sepoltura a' giustiziati,
che allora si facevano morire sul vicino monte Caprino Ma essendo
nell'an. 1487. da Innoc. VIII. approvata la Confraternita della
Misericordia eretta, e composta di nazionali Fiorentini, fu di nuovo
edificata la chiesa, e dedicata a s. Gio. Batista col titolo di
Decollato, e comecchè il loro istituto è di assistere a ben morire i
condannati a morte, e dar loro sepoltura, vi eressero il cimiterio
cinto di portici. Sonovi nella chiesa, e sagrestia delle pitture del
Vasari, del Salviati, del Pomarancio del Naldini, ed altri. Quindi
camminando a destra si vedono le rovine del
Giano
QuadrifonteSi ravvisa questo antichissimo edifizio
tutto formato di marmo con quattro archi aperti ne' quattro
prospetti, ed in ogni prospetto dodici nicchie, e viene creduto
essere il tempio di Giano Quadrifronte, ma è più verisimile esser
uno delli due fornici adorni di statue di oro, che fece Stertinio
nel foro Boario, che quivi si stabilisce dall'iscrizione, che ancor
si legge nell'arco
fatto dagli Argentarj, e negozianti del medesimo foro Boario,
quale ancora si vede appoggiato alla
Chiesa
di s. Giorgio in VelabroSi dice in velabro questa
chiesa a vehendo, poichè fu quivi una palude o stagno del vicino
Tevere, in cui furono spinti i due fanciulli Romolo, e Remo dalle
onde in quel tempo fluttuanti, e però si tragittava colla barchetta;
seccata poi la palude da Tarquinio Superbo, vi fu eretto il foro
Boario, in cui fu alzato un vitello di bronzo dorato, in memoria di
aver ivi Romolo coll'aratro tirato da un bue, ed una vacca
principiato il solco per segnare le mura di Roma. Fu quivi la
casa di Scipione Affricano, la quale comprata poi da Tito Sempronio,
vi edificò una basilica, che fu detta Semproniana, sopra le cui
rovine essendo edificata la chiesa s. Leone II. la dedicò a s.
Sebastiano, ed avendola poi il Pontefice s. Zaccaria ristaurata, vi
aggiunse il titolo di s. Giorgio, per essere entrambi difensori
della Chiesa. Fu da principio collegiata insigne, ma ora vi è unito
un convento di frati Agostiniani Scalzi. Si legge, che quivi, come
dicemmo, nel foro Boario stette per tre giorni insepolto il cadavere
di s Bibbiana. Lo scavo, che si vede sotto la cartiera, è avanzo
della Cloaca
massima, e l'acqua è del fonte di Giugurta.
Chiesa di
s. AnastasiaCirca l'anno 300. si tiene, che fosse
fabbricata quivi una piccola chiesa da Appollonia Matrona Romana per
dare sepoltura alla santa Vergine, e Martire, e fu tenuta con tanta
venerazione da' Sommi Pontefici, che nella notte del ss. Natale di
Gesù Cristo, dopo aver detta la prima messa in s. Gio. Laterano,
venivano in questa a celebrare la seconda nell'aurora. Si conservano
in essa il pannolino, con cui la ss. Vergine involte il ss. Bambino,
parte del mantello di s. Giuseppe, ed ancora il calice, col quale
celebrava s. Girolamo, mentre vi dimorò da Prete. Fu poi eretta a
tre navate ornata di belle colonne di marmo antiche, e da Urb. VIII.
fu rinnovata col disegno del Cav. Bernino, il quale fece il nobile
prospetto; dal Card. Nunno d'Acunha Portoghese essendone titolare,
fu adornata notabilmente anco la sagrestia. Nella tribuna si vedono
de' marmi, e busti di metallo, e due preziose colonne; le pitture
sono di Lazzaro Bardi, e la statua della Santa a giacere sotto
l'altare fu l'ultima opera di Ercole Ferrata, terminata però da
Francesco Aprile Milanese. Presso di questa chiesa essendosi nel
1526. scoperta una nicchia con conchiglie marine, si suppose essere
stata del tempio di Nettunno; ma è sicuro, essere stata quì presso
l'Ara Massima, cioè quel gran sasso, o altare drizzato da Ercole in
compagnia di Evandro dopo l'uccisione di Cacco, e dicevasi così,
perchè veramente era grandissimo, e fu celebre sopra tutti gli
altri, perchè drizzato alla Fede, che davasi di amistà reciproca.
Questi siti, che ora vediamo occupati da' fenili, orti, e vigne,
erano in quei tempi, che la Romana Repubblica fioriva, li più
abitati, e perciò pieni di edifìzj stupendi, e memorabili; ma
comecchè anderebbe troppo alla lunga, se almeno volessimo
accennarli, ci contenteremo per ora delle principali, e più
rimarchevoli. Dal divisato tempio di Romolo e Remo principiava la
famosa Via Nuova, e andava ad unirsi colla Appia; e nello tra quel
tempio e l'Ara massima, tra la Regia di Numa, la casa di Tarquinio
Prisco, ed il gran ponte di Caligola fatte per andare dal Palatino
al Campidoglio.
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