S. Niccolò in Carcere (Libro VI) (Pianta C3) (V giorno)

In questa pagina:
Tavola di Giuseppe Vasi
com'è oggi
S. Niccolò in Carcere
S. Maria della Consolazione
Ospedale della Consolazione
S. Omobono

La Tavola (No. 118)

Siamo vicini a Piazza Montanara in un area dove le rovine Romane divennero edifici medievali o chiese o mercati. Vasi aggiunge a questa tavola un tocco di melodramma: due uomini stanno combattendo, probabilmente per una donna, e uno dei due ha un coltello!
La vista è presa dal punto segnato in verde nella piantina del 1748, sotto.
Nella descrizione relativa alla tavola Vasi faceva riferimento a: 1) Antiche colonne di S. Nicola in Carcere; 2) Strada che mena a S. Maria della Consolazione; 3) Fontana in Piazza Montanara; 4) Strada che mena a S. Galla.
La piantina riporta anche: 5) S. Omobono; 6) S. Maria della Consolazione; 7) Ospedale della Consolazione.


Oggi

La rete di casette attorno alla chiesa fu demolita negli anni '30: la chiesa e il vicino Palazzo Orsini sono oggi isolati.

S. Niccolò in Carcere

La chiesa nelle sue forme attuali si deve a Giacomo della Porta che la costruì a spese del Cardinal Aldobrandini (le stelle sono parte dello stemma degli Aldobrandini) nel 1599.
La struttura della chiesa fa uso delle colonne di tre diversi templi Romani.


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S. Maria della Consolazione

La chiesa ai piedi del Campidoglio ha una bella facciata di Martino Lunghi che fu completata nel XIX secolo nello stesso stile. L'abside della chiesa conserva una delle più belle madonnelle. Fu dipinta nel 1658 da Nicola Berrettoni per celebrare la fine della peste del 1656-57.

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Ospedale della Consolazione

L'Ospedale della Consolazione fu fondato agli inizi del XVI secolo unendo tre piccoli ospedali esistenti. Fu modificato e ingrandito diverse volte, ma gradualmente perse la sua importanza e nel 1936 fu chiuso. Nel 1942 diversi edifici sulle pendici e ai piedi del Campidoglio furono demoliti per isolare il colle: questo comportò una parziale perdita dei fabbricati dell'ospedale, ma la sua parte più antica con due portali Rinascimentali fu risparmiata (anche se oggi è usata per altri scopi). Lo stemma con tre croci è un riferimento ai tre ospedali.

S. Omobono

L'area attorno alla chiesetta fu abbondantemente scavata negli anni '60 e furono trovati molti resti interessanti risalenti agli inizi della storia di Roma. La scalinata della chiesa indica qual era il levello del terreno precedentemente. Oggi il livello è più alto di quello dell'Antica Roma, ma è più basso di quello al tempo di Vasi (questo si può vedere anche in S. Niccolò in Carcere).
Una piccola stele Romana di fronte alla chiesa è interessante per le sue due iscrizioni: nella parte superiore due consoli Romani affermano che l'area è proprietà pubblica; in quella inferiore papa Paolo IV nel 1556 celebra se stesso come custode dell'eredità Romana.

Brano dell'Itinerario di Giuseppe Vasi del 1761 relativo a questa pagina:


Chiesa di s. Niccolò in Carcere
Molto antica, e celebre è questa chiesa dedicata, secondo alcuni, al s. Vescovo di Mira, secondo altri, al Pontefice s. Niccolò I. e fu detta in carcere, per lo carcere, che quivi era stato, non già il Tulliano, come erroneamente si dice; ma quello della plebe eretto da Appio Claudio, e perchè era nimico della plebe, lo chiamò Casa della Plebe; egli però fu il primo, che per aver forzata Virginia vi morì uccidendo se stesso; e però carcere di supplicio lo dice Livio; onde in questo si crede, che sia stato il celebre vecchio condannato a morir d'inedia, e che dalla figliuola veniva industriosamente, fingendo di andare a trovarlo, nutrito ogni giorno col latte delle proprie mammelle: per il qual atto di pietà filiale fu quivi presso eretto un tempio da C. Quinzio, e M. Attilio Consoli, e vi fu posta una statua dorata, la quale fu la prima, che si vedesse di quel metallo in Roma; ma poi fu demolito da Augusto per la fabbrica del divisato teatro. Questa chiesa conserva la sua antichità, ed è ornata di colonne striate, e tabernacolo di marmo, sotto di cui sono de' corpi di santi Martiri. Fu altresì detta la chiesa di Pier Leone poichè quì presso ebbe quella nobilissima famiglia la sua casa, e però in essa è il suo sepolcro. Quindi camminando poco più oltre, e voltando a sinistra, si vede la
Chiesa di s. Omobono
Anticamente dicevasi questa piccola chiesa s. Salvatore in Portico, forse per il vicino portico di Ottavia, come diremo nel ritorno. L'anno 1573. l'ottennero i Sartori, i quali la riedificarono, e vi mantengono il culto divino. Dopo pochi passi si vede la
Chiesa di s. Maria della Consolazione
Era quivi nella strada pubblica un'immagine della ss. Vergine, e compiacendosi Iddio circa l'anno 1470. di dispensare delle grazie, e miracoli ai fedeli, che ricorrevano con devozione a quella s. Immagine, le fu edificata la chiesa sotto il titolo della Consolazione: e sempre più crescendo le offerte, dopo aver provveduto di tutto il bisognevole alla chiesa, ne furono eretti due spedali, uno per gli uomini, e l'altro per le donne, ora destinati per li soli feriti, e ferite. Con disegno di Martin Lunghi il vecchio fu poi fatta di nuovo la chiesa, ed adornata di nobili cappelle con marmi, e pitture, notandosi, che nella prima a destra evvi la prima opera fatta a fresco da Taddeo Zuccheri.
Altra antica immagine della ss. Vergine si custodisce in una cappella, che sta appresso lo spedale degli uomini, detta delle Grazie, e che prima stava presso del Laterano.

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Prossima tappa nell'itinerario del V giorno: S. Giorgio al Velabro