Veduta delle antiche Mura di Roma
(Libro V) (Pianta C4) (V giorno)
In questa pagina:
Tavola di Giuseppe Vasi
Com'è oggi
Le mura lungo il fiume
Monte Testaccio
La Tavola (No. 99)

La veduta mostra le imbarcazioni piuttosto grandi che venivano usate per rifornire
Roma dal mare. Dietro le Mura che proteggono dal fiume Vasi mostra
Monte Testaccio, l'ottavo colle "artificiale" di Roma.
La vista è presa dal punto segnato in verde nella piantina del 1748, sotto.
Nella descrizione relativa alla tavola Vasi faceva riferimento a:
1) Fontanone dell'Acqua
Paola; 2) S. Pietro
in Montorio; 3) Monte Testaccio; 4) Sepolcro di Caio
Cestio.
  
Oggi

L'immagine è preso dal ponte della ferrovia tra Trastevere e la Stazione Ferroviaria
Ostiense. Esso attraversa il fiume esattamente all'angolo con le vecchie mura.
Le Mura

Una torre è tutto ciò che rimane delle Mura sul fiume, mentre si sono conservate
in gran parte le mura che portano a Porta S.
Paolo.
Monte Testaccio

Testae era il nome delle anfore (vedi lo sfondo della pagina) usate per
trasportare i liquidi
(in particolare olio) a Roma dalle province dell'Impero.
Grandi depositi (horrea) furono costruiti ai piedi dell'Aventino per
immagazzinare tutti i beni. Le testae rotte venivano ammonticchiate fuori
dell'horrea e anno dopo anno formarono quasi una collina
(come appare simbolizzata in una fontana moderna) persino con un po' di vegetazione.
Brano dall'Itinerario di Giuseppe Vasi del 1761 relativo a questa pagina:
Monte
TestaccioMolto in uso furono negli antichi tempi i
lavori di creta, credo io, perchè non era ancor in tanta copia lo
stagno, il rame, e l’argento, come nei nostri secoli si vede; perciò
ne formavano non solo le tegole, le pentole, ed altri utensili di
cucina, ma facevano ancora maravigliosi vasi, urne sepolcrali, e
statue, ornandone tempj e prospetti di case magnifiche; onde il Re
Numa ai sette collegj, che erano in Roma aggiunse quello de' siguli,
e per comodo loro assegnò ad essi il luogo vicino al Tevere, tanto
per prevalersi delle acque, quanto per buttarci gli avanzi inutili;
ma accortosi il popolo Romano, che a poco a poco si sarebbe impedito
il corso delle acque, fu decretato, che non più nel Tevere, ma nel
sito, ove ora vediamo il monte si gettassero i rottami de' lavori di
creta, che testa dicevasi in latino. Fu perciò in tal modo
accresciuto il masso, che si formò un monte alto 160. piedi, e di
circuito un terzo di miglio, e dicesi corrottamente monte Testaccio:
vi erano ancora i vetrari, e i legnajuoli. Ultimamente poi vi sono
state incavate delle grotte per conservarvi del vino, che vi si
mantiene freschissimo: onde nell'estate vi concorre del popolo a
gustarlo.
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Prossima tavola nel Libro V: Monastero di S. Paolo fuori le mura
Prossima tappa nell'itinerario del V giorno: Monte Aventino e Vestigi del
Ponte Sublicio
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