247. BENEDETTO XIV
|
![]() |
Vita (Clicca QUI
per una cronologia dettagliata della vita di Benedetto XIV)
Fu consacrato papa il 22 agosto 1740 e assunse il nome di Benedetto XIV.
Un'altra sincera prova di apostolica carità egli la offrì in occasione del giubileo del 1750 (durante il quale predicatore instancabile fu San Leonardo da Porto Maurizio, che eresse nel Colosseo 14 edicole della Via Crucis e una grande croce in mezzo all'arena): secondo un cronista del tempo "l'ospitale della Trinità, incaricato per debito di sua fondazione, di accettare li poveri pellegrini per tre giorni consecutivi, diede nel solo mese di aprile quaranta tre mille pranzi". E Benedetto s'intratteneva spesso a parlare con tutti i pellegrini, mischiandosi alle file in processione davanti alla porta santa, trascurando così qualsiasi etichetta, mettendo da parte mitra e pastorale.
Con lo stesso spirito di semplicità trattava la politica e la religione. Spirito conciliante. In un'epoca quanto mai difficile per la Chiesa, a Benedetto non sfuggiva il fatto che con l'assolutismo dei sovrani si affermava sempre più il principio della religione di Stato, mentre col diffondersi dell'illuminismo il cristianesimo stesso rischiava una crisi di esistenza in un mondo sempre più laico. L'unico mezzo per salvarsi era astenersi dalla politica di ostilità e affidarsi invece alla tolleranza in uno spirito di conciliazione universale; la "politica della pace", che il Falconi ricorda segnalando alcune frasi delle lettere scritte dal Lambertini al cardinale Pierre Guerin de Tencin: "La spada non sta bene in mano a chi, benché indegnamente, è vicario di Gesù Cristo", ovvero il papa "è, e deve essere disarmato".
E ancora questo papa permise all'imperatrice Maria Teresa di tollerare nei suoi Stati i protestanti, pur raccomandandole di cercarne con cristiana dolcezza la conversione, e riconobbe ufficialmente il re di Prussia, fino allora considerato dalla Santa Sede semplice marchese di Brandeburgo. Ma in compenso questo sovrano favorì i cattolici nel suo Stato. "Si direbbe che egli scorga", come ha notato ancora il Falconi, "l'origine della decadenza del prestigio pontificio proprio nella tendenza dei papi non solo ad atteggiarsi ma a comportarsi da sovrani, con pretese di supercontrollo universale" che erano ormai storicamente superate. Non vi traspare un comportamento avventato, ma l'oculatezza piuttosto di chi "non vede nell'apparato della Chiesa un meccanismo di potere, ma semplicemente un complesso di uffici amministrativi al servizio di tutte le Chiese locali". Anche se Benedetto XIV fu una meteora nel cielo della Chiesa di Roma, che sarebbe ricomparsa solo duecento anni dopo con Giovanni XXIII, ciò non toglie che egli abbia costituito ugualmente una scossa per il papato: era "l'abbandono del rigido non possumus, gli occhi aperti finalmente sulla realtà, il riconoscimento delle situazioni create dalla riforma del XVI secolo", come nota Zizola.
Per questo fu cauto nel riconoscere miracoli e canonizzazioni, come quando si oppose a quella del cardinale Bellarmino; si giustificò dicendo che poteva essere un "pretesto a chi cerca di dir male di noi". E così abolì pure l'Inquisizione in Toscana. Nelle dispute per i Gesuiti assunse una posizione prudente; sarebbe morto prima di definire i problemi che questi gli avevano creato in Portogallo, con ingerenze a livello politico-commerciale, altrimenti, come nota il Ranke, "è probabile che non avrebbe distrutto l'Ordine, ma lo avrebbe gradatamente sottoposto ad una completa e radicale riforma". Dichiarò che non era peccato ottenere profitto dai prestiti di denaro. Rinnovò la condanna alla massoneria e fu anche un deciso difensore del vincolo matrimoniale. Stabilì che il battesimo dei bambini di Ebrei o di pagani senza il consenso dei genitori era valido ma illecito, dal momento che sarebbe stato pericoloso battezzare bambini che avrebbero potuto perdere la loro fede una volta raggiunta l’età della ragione; qualora un bambino giudeo o pagano fosse stato battezzato senza il consenso dei genitori avrebbe dovuto essere portato via ai parenti per essere allevato secondo un’educazione religiosa. Involontariamente il battesimo adulto fu dichiarato invalido. Fu proibito il battesimo forzato di Ebrei. S'impegnò inoltre nelle missioni: nelle controversie sorte in Cina impose a tutti i missionari d'impegnarsi a distruggere gli usi considerandoli come pura superstizione. Con il Vicino Oriente invece mostrò uno spirito aperto; i cristiani orientali potevano restare fedeli ai loro riti e i missionari latini non dovevano in nessun modo costringerli alla liturgia occidentale.
Ma Pasquino finì "filosoficamente" per esaltarlo: Ecco il papa che a Roma si conviene. Di fede ne possiede quanto basta, manda avanti gli affari della casta e sa pigliare il mondo come viene. Anche da papa, continuò a reggere la diocesi di Bologna fino al 1754, quando nominò suo successore il card. Vincenzo Malvezzi Bonfioli. E le attenzioni alla sue vecchia diocesi non cessarono neppure in seguito: l’attuale grande sala dell’Università, detta Aula Magna, è in realtà la Biblioteca originale dell'Istituto delle Scienze, la prima biblioteca pubblica di Bologna, aperta nel 1756, e la cui costruzione fu dovuta all'interessamento di Benedetto XIV, che scelse personalmente il progetto ideato dall'architetto Carlo Francesco Dotti, consistente in una grande libreria a pianta rettangolare (m. 35 X 11); la costruzione fu addossata al lato Nord di Palazzo Poggi e la sua facciata, a tre arcate di portico, continuò nelle linee quella del palazzo cinquecentesco. A Roma non si tirò indietro neanche nelle opere della città, sia in quelle a scopo umanitario, come l'ingrandimento degli ospedali di S. Spirito e S. Gallicano, sia in quelle a carattere religioso. Fece costruire la chiesa di S. Marcellino, rinnovò la facciata di S. Maria Maggiore, con l'edificazione al suo interno del sontuoso baldacchino sull'altare papale, e nel centro del Colosseo fece elevare la croce dichiarando quel luogo sacro per il sangue versatovi dai cristiani, secondo un'antica e peraltro falsa tradizione. Ma evidentemente, santificando l'anfiteatro, il papa intendeva soltanto preservarlo da ulteriori saccheggi, facendo sì che non fosse più considerato una vera e propria cava di travertino. Una nota della C. Bernardi Salvetti riporta il testo di una iscrizione dipinta
sopra le porte d'ingresso all'interno, che ricorda la munificenza di Benedetto
XIV, il quale fece trasportare alcuni quadri, che adornavano prima la Basilica
Vaticana per arricchire il Tempio di S. Maria degli Angeli: Benedetto XIV, che era stato cardinale titolare della basilica di Santa Croce in
Gerusalemme, una volta pontefice si preoccupò di riammodernarla, ordinando vari
lavori all’interno (affreschi, tele, il baldacchino dell’altare) e
commissionando la nuova facciata ai due architetti Domenico Gregorini e Pietro
Passalacqua. L’occasione fu data dall’avvicinarsi della scadenza giubilare del
1750: il papa voleva offrire ai pellegrini una basilica rinnovata, ma anche
pienamente integrata nel tessuto urbanistico della città. Su quest’ultimo punto
Benedetto XIV continuava l’opera di Sisto V, il quale, a fine Cinquecento,
aveva ben compreso che l’intera Roma poteva essere considerata un unico,
immenso reliquiario, e che si doveva favorire e disciplinare il movimento dei
fedeli dall’uno all’altro dei luoghi più santi della città. Se dunque Sisto V
aveva collegato la basilica della Croce a Santa Maria Maggiore, aprendo la via
Felice (l’attuale via di S. Croce in Gerusalemme, che attraverso piazza
Vittorio giunge alla basilica dell’Esquilino), Papa Lambertini completò l’opera
collegando S. Croce al Laterano, mediante l’attuale viale Carlo Felice. In
questo modo, erano finalmente collegate anche sul piano urbanistico le tre
basiliche già unite sul piano devozionale: sin dal medioevo, infatti, si
veneravano nelle tre chiese vicine i tre momenti fondamentali del passaggio
terreno di Cristo, la Natività a S. Maria Maggiore (con la reliquia del
Presepio), la passione a Santa Croce, e infine la Risurrezione a San Giovanni,
basilica del Salvatore. E Benedetto XIV fu un mecenate in senso nuovo, come protettore dell'attività di scienziati e artisti. Lo dimostrò dando un'interpretazione più liberale alla bolla De cadaverum sectione di Bonifacio VIII per consentire un più largo studio dell'anatomia, e propugnando la libertà sacrosanta per uno scrittore di esprimere le proprie idee. In questa luce raccomandò ai consultori dell'Indice di esaminare sì i libri con diligenza propria degli inquisitori, ma anche di giudicarli con animo libero da ogni pregiudizio, accantonando ogni sentimento di nazionalità e partigianeria, nell'imparzialità della fede. Così si capisce come molte opere di scienza furono tolte dall'Indice; così si spiega la dedica del Maometto di Voltaire con il seguente distico: Lambertinus hic est Romae decus et pater orbis, qui mundum scriptis docuit, virtutibus ornat. Fondò l'Accademia Benedettina in Bologna e favorì gli uomini più dotti della sua epoca (Boscovich, Muratori, Querini) e non solo gli uomini: favorì in maniera determinante anche la carriera di Laura Bassi, prima donna scienziata. Sotto il suo pontificato si cominciò a stampare il Giornale de' letterati.
Due ritratti di Pierre H. Subleryas (Saint Gilles 1699 - Roma 1749) Apprezzato in tutta Europa. A livello intellettuale il riconoscimento della sua personalità d'altronde non ebbe frontiere, tra numerosi scambi epistolari anche con scismatici protestanti, russo ortodossi o atei, dissertando di poesia e arte, e riconoscendo in fondo tutti gli uomini figli di Dio, pur nella differenza ormai radicata di fedi religiose o ideologie. Ci fu allora quella che dall'età giovannea dei nostri anni si sarebbe chiamata "apertura" ai non credenti e "dialogo" con i protestanti, da un rappresentante dei quali Benedetto XIV avrebbe avuto un riconoscimento ufficiale. Il figlio del ministro inglese lord Walpole osservò che Benedetto "aveva restaurato il lustro della tiara. Con che arti aveva raggiunto quella gloria? Solo con le sue virtù." E gli fece infatti erigere un monumento, la cui epigrafe testimoniava la stima degli anglicani al "migliore dei pontefici". La salute. Benedetto aveva sempre goduto di ottima salute, tanto da sobbarcarsi dal 1951, quando il Cardinal Silvio Valenti Gonzaga fu colpito da apoplessia, anche le fatiche della Segreteria di Stato per non mancare di delicatezza verso di lui. Solo nel 1756, quando il Valenti morì, lo sostituì col Cardinal Alberico Archinto. Negli ultimi anni Benedetto XIV ebbe a soffrire di gotta, e fu tormentato dall'insonnia e da una nefrite che lo condusse due volte in fin di vita, nel dicembre del 1756 e nella primavera del 1757. Ormai era chiaro che la fine del Papa non era lontana e le potenze europee cominciarono a fare i loro preparativi per il Conclave La fine di Benedetto XIV. Non erano dettate solo da modestia le parole che pronunciò prima di morire, di attacco polmonare, il 3 maggio 1758, nel palazzo del Quirinale all'insegna del "Sic transit gloria mundi". Era cosciente che non avrebbe avuto seguito immediato nei suoi successori: "Io ora cado nel silenzio e nella dimenticanza, l'unico posto che mi spetta". Il papato infatti avrebbe in gran parte cancellato il suo operato nei due secoli successivi; la stima degli anglicani e la dedica del Voltaire (le cui opere erano state condannate da Benedetto XIV!) o la celebre commedia del Testoni ai primi del Novecento non avrebbero fatto storia se non per generare qualche sparuta "simpatia" o, al contrario, tante critiche e "antipatie" fino alle ultime condanne nei confronti della sua politica da parte di Pio XII. La sua pastorale lezione di umanità evangelica aveva bisogno di scolari più maturi.
Cronologia
dettagliata della vita di Benedetto XIV
|