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introduzione al DIALETTO ROMANESCO |
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PREFAZIONE
Per molti non-romani la comprensione del romanesco parlato presenta qualche difficoltà, ma la comprensione del romanesco scritto potrebbe forse risultare ancor più ostica.
Diversamente da molti altri dialetti, la struttura della frase rimane simile a quella italiana; ciò che differisce maggiormente sono le singole parole, per come esse sono pronunciate, ma anche per come vengono scritte.
In particolare, ciò che nei testi in dialetto spesso colpisce (e disorienta) è la selva di accenti e di apostrofi, necessari a rendere il suono dei molti vocaboli che il romanesco elide o tronca, nonché le molte consonanti raddoppiate, a volte persino all'inizio dei vocaboli.
Come avviene per quasi tutti gli altri dialetti, anche per il romanesco la trascrizione non segue regole specifiche di ortografia: quest'ultima è solitamente basata sul tentativo di riprodurre più o meno fedelmente la pronuncia, il suono delle singole parole. Per questo motivo, a volte, si può incontrare un medesimo vocabolo reso in modo leggermente diverso a seconda dei testi, anche perché alcuni autori tendono a semplificare l'ortografia, confidando nella conoscenza del romanesco da parte dei lettori, e lasciando così questi ultimi liberi di interpretare la pronuncia dei singoli vocaboli.
Ma in ogni caso, il dialetto di Roma è più simile all'italiano di quanto non lo siano quelli di altre città o regioni.
Questa "grammatica" ha un valore più ludico che didattico: ovviamente è ben lungi da me il serio tentativo di insegnare il romanesco ai non-romani e, perché no, a quegli stessi romani che magari masticano tre o quattro lingue straniere senza poi comprendere chi, al mercato, li invita a capà le perziche (ovvero a "scegliere le pesche").
A ciò si aggiunga il fatto che oggi il dialetto è spesso investito - e a torto - di una connotazione negativa, plebea, travisandone così il significato puramente tradizionale. Eppure un tempo, a Roma, perfino i principi e i papi parlavano romanesco.
Appunto in questa prospettiva culturale, senza alcun intento "conservatore", ho tentato di riassumere gli elementi principali del romanesco originale, quello cioè usato da G.G.Belli per i suoi Sonetti.
Ho anche ritenuto opportuno aggiungere, in coda ad alcuni paragrafi, le principali differenze riscontrabili nel dialetto parlato oggigiorno, evidenziando l'evoluzione che in quasi duecento anni il romanesco ha subìto (come del resto è accaduto anche a molte lingue ufficiali). Tali parti sono riconoscibili in quanto comprese fra linee rosse.
Per una più facile comprensione dei temi esposti, i numerosi esempi sono riportati in tabelle bilingui, in carattere corsivo.
Ma nun c'è lingua come la romana
Pe dì una cosa co ttanto divario*
Che ppare un magazzino de dogana.
da "Le lingue der monno", G.G. Belli
* varietà
Chi volesse approfondire i temi del romanesco moderno, non potrà fare a meno di visitare anche il sito TurboZaura ™ (raggiungibile cliccando sul logo che segue), prova tangibile della straordinaria vitalità nonché del pungente umorismo che questo dialetto ancora oggi dimostra di possedere, a dispetto dei molti detrattori.
- GLI ARTICOLI
![]() il gatto il cane il palo |
![]() er gatto er cane er palo |
![]() gli occhi gli animali gli uccelli |
![]() l'occhi l'animali l'ucelli |
![]() gli scaffali gli zoccoli gli speroni |
![]() li scaffali li zoccoli li speroni |
![]() i santi i lampioni i ragazzi |
![]() li santi li lampioni li regazzi |
![]() uno specchio una capra una mela uno zoccolo |
![]() 'no specchio 'na capra 'na mela 'no zoccolo |
![]() è un gatto! sarà un po' troppo saliva su un albero |
![]() è 'n gatto! sarà 'n po' ttroppo saliva su 'n arbero |
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DIALETTO MODERNOTutti gli articoli che cominciano per "l" tendono a perderla (aferesi), specialmente nel linguaggio parlato:
la sposa
le strade
lo straccio
gli scogli
'a sposa
'e strade
'o straccio (in romanesco classico rimarrebbe invariato: lo straccio)
'i scoji (in romanesco classico: li scoji)
Si noti che 'a, 'e, 'o, 'i hanno in pratica lo stesso suono di una vocale semplice, ma dal suono leggermente più lungo.
Tale cambio vale anche nella costruzione delle preposizioni composte (vedi sotto).
![]() nella chiesa nel mondo |
![]() in de la chiesa, ma anche ne la chiesa in der monno, ma anche ner monno |
![]() nel cuore nella casa |
![]() drent'ar core (anche ner core) drent'a la casa (anche ne la casa) |
![]() sulla scala sul cappello |
![]() in su la scala (talora in zu la casa, con una "s" enfatica) in sur cappello (talora in zur cappello, come sopra) |
![]() il rimedio per il dente che duole sudare per il caldo |
![]() er rimedio pe'r dente che ddòle (di rado p'er dente) sudà pe'r callo (di rado p'er callo) |
| ARTICOLO à PREPOSIZIONE â |
IL | LO | LA | I | GLI | LE |
|---|---|---|---|---|---|---|
| DI | der | de lo | de la | de li | dell' / de li | de le |
| A | ar | a lo | a la | a li | all' / a li | a le |
| DA | dar | da lo | da la | da li | dall' / da li | da le |
| IN | ner in der |
ne lo in de lo |
ne la in de la |
ne li in de li |
nell' / ne li in dell'/ in de li |
ne le in de le |
| CON | cor | co lo | co la | co li | coll' / co li | co le |
| SU | sur in zur |
su lo in zu lo |
su la in zu la |
su li in zu li |
sull' / su li in zu l' / in zu li |
su le in zu le |
| PER | pe'r | pe lo | pe la | pe li | pell' / pe li | pe le |
| TRA | tra er | tra lo | tra la | tra li | tra l' / tra li | tra le |
| FRA | fra er | fra lo | fra la | fra li | fra l' / fra li | fra le |
Quando la preposizione semplice co è seguita da un, può diventare cor (per motivi fonetici):
con un coltello
con un sasso
con un vestito nuovo
co 'n cortello, ma anche cor un cortello
co 'n sercio, ma anche cor un sercio
co 'n vestito nòvo, ma anche cor un vestito nòvo
La seconda delle due forme, più arcaica, oggi è molto poco usata.
Le preposizioni fra e tra non vengono interessate da questo fenomeno in quanto, anche in italiano, non formano preposizioni composte:
fra le rive del fiume
tra le pecore
fra le rive der fiume
tra le pecore
Invece le preposizioni che contengono il gruppo -gli (ad esempio degli, agli, dagli, cogli, negli, sugli, ecc.), che in italiano non si elidono, lo fanno in romanesco perché -gli diventa -li, e quindi richiede l'elisione davanti ad una vocale. In tal caso la "l" è anche raddoppiata (come se la "g" si fosse trasformata in "l"):
degli occhi
agli occhi
dagli occhi
negli occhi
cogli occhi
sugli occhi
dell'occhi (non de l'occhi)
all'occhi (non a l'occhi)
dall'occhi (non da l'occhi)
nell'occhi (non ne l'occhi)
coll'occhi (non co l'occhi)
sull'occhi (non su l'occhi)
DIALETTO MODERNO
- Spesso cor è scritto cór, per distinguerlo da còr (cioè còre = "cuore").
Tuttavia, è assolutamente improbabile che in dialetto romano la parola "cuore" venga mai abbreviata in tal senso: l'uso di porre un accento acuto sulla preposizione è quindi, a mio avviso, abbastanza ingiustificato, ma può comunque servire a sottolineare il suono molto chiuso che la vocale "o" deve assumere in questo caso.
- A causa della perdita della "l" da parte degli articoli (come già spiegato nel relativo paragrafo), de lo, co lo, ecc. vengono oggigiorno pronunciati in ottemperanza alla seguente regola fonetica: l'ultima vocale della preposizione semplice (de; co; ecc.) diventa la stessa vocale dell'articolo che segue, e che perde la "l":
della sposa
nello spazio
nelle strade
per i boschi
con la barca
con gli sci
da'a sposa
no'o spazio
ne'e strade
pi'i boschi
ca'a barca
chi'i sci
Si noti che la doppia vocale inframezzata dall'apostrofo è pronunciata senza interruzione nella voce, come un'unico suono più lungo.
- La preposizione su non muta la sua vocale. Inoltre quando la forma sugli è seguita da un vocabolo che comincia per vocale, anche in romanesco rimane la doppia "l":
sugli scaffali
sugli ultimi scaffali
sugli scogli
sugli alberi
sugli occhi
su'i scaffali (dialetto classico: su li scaffali)
sull'urtimi scaffali come il dialetto classico)
su'i scoji (in dialetto classico: su li scoji)
sull'arberi come il dialetto classico)
sull'occhi come il dialetto classico)