Chiesa di S. Gregorio e Monastero dei Monaci Camaldolesi
(Libro VII) (Pianta B3) (V giorno)
In questa pagina: Tavola di Giuseppe Vasi Com'è oggi
S.
Gregorio Magno
Le Tre Cappelle
La Tavola (No. 125)

Quest'area di Roma (il Celio, uno dei sette colli storici) al tempo di Vasi
era quasi campagna come possiamo intuire dallo stato delle strade.
La vista è presa dal punto segnato in verde nella piantina del 1748, sotto.
Nella descrizione relativa alla tavola Vasi faceva riferimento a:
1) Triclinio di S. Gregorio (S. Barbara); 2) SS. Marta e Andrea; 3) S.
Silvia; 4) Tribuna di SS. Giovanni e Paolo; 5) Clivo di Scauro. La piantina riporta anche 6) S. Gregorio.
 
Oggi

La vista su S. Gregorio Magno e le Tre Cappelle non è cambiata.
La chiesa è anche chiamata "S. Gregorio al Celio".
S.
Gregorio Magno

La vecchia chiesa costruita nel 575 fu interamente restaurata dal Cardinal
Scipione Borghese nel 1633. Giambattista Soria costruì i gradini e la nuova
facciata molto teatrale (un po' falsa) che conduce all'atrio e quindi alla chiesa vera e propria.
La decorazione si basa sui simboli araldici del Cardinal Borghese, aquile e dragoni.

Le Tre Cappelle

Nel piccolo cimitero del Monastero, S. Gregorio costruì questre tre cappelle
che pure furono restaurate dal Cardinal Scipione Borghese.
A sinistra la Cappella di S. Barbara, al centro quella di Sant'Andrea e a destra
quella di S. Silvia, madre di Gregorio. Il Cardinal Borghese fece costruire un accesso diretto
alle Tre Cappelle nella stradina (Clivo di Scauro) che porta a
S. Giovanni
e Paolo.

Brano dall'Itinerario di Giuseppe Vasi del 1761 relativo a questa pagina:
Chiesa,
e Monastero di s. Gregorio MagnoSiede questa chiesa sul
pendio del monte Celio, anticamente chiamato Clivus Scauri, dove
propriamente il s. Pontefice ebbe la casa paterna, la quale egli
ridusse in monastero, e vi abitò anche egli da religioso, menando
una vita sì austera, che solamente si cibava di una scodella di
legumi, macerati nell'acqua, mandatigli ogni giorno da santa Silvia
sua madre abitante alla cella nuova. Vi eresse ancora una chiesa in
onore di s. Andrea Apostolo; ma dipoi essendo riedificata, fu
dedicata al medesimo s. Gregorio. Il Card. Scipione Borghese nel
1633. vi fece il gran prospetto e portico con disegno di Gio.
Batista Soria, ed ultimamente i monaci Camaldolesi, che vi
risiedono, hanno rinnovato il chiostro, e la chiesa; sotto i portici
sonovi varj depositi ornati di marmi, e di metalli, e nella chiesa
delle pitture di buona mano. Il quadro nella seconda cappella è di
Franc. Imperiale; quello sull'altare maggiore di un Bolognese, e
quello nell'ultima e di Pompeo Battoni. E' riguardevole però il
quadro di s. Gregorio posto nella cappella presso la porticella
laterale, per essere opera di Annibale Caracci. Sieguono dopo di
questa le tre
celebri cappelle, una distinta dall'altra, e furono rinnovate
dal Card. Baronio, e ornate di pitture dal suddetto Card. Borghese;
la statua di s. Silvia nella prima cappella è opera del Franciosino,
e li due quadri a fresco nella seconda, cioè quello, che rappresenta
s. Andrea condotto al martirio, è opera insigne di Guido Reni, e
l'altro incontro è del gran Domenichino; il quadro però sull'altare
è del Pomarancio; la statua di s. Gregorio nella terza cappella fu
principiata dal Buonarroti, e poi terminata dal mentovato
Franciosino, e le pitture intorno sono del Viviano da Urbino. La
tavola di marmo, che sta in mezzo a questa cappella, si crede esser
quella, su cui il s. Pontefice soleva dare da mangiare a dodici
Poveri, fra i quali apparve più volte un Angiolo in forma di povero
per compire il numero di tredici.
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