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INNOCENZO XIII
Michelangelo dei Conti

Nato a Poli, presso Palestrina, il 13.V.1655

Eletto papa l'8.IV
e consacrato il 18.IV.1721
Morto il 7.III.1724

Conclave
Durò cinque settimane il conclave per eleggere il successore di Clemente XI e il suo svolgimento non fu diverso da quello che ormai aveva preso piede dalla metà dei Seicento; le solite divisioni politiche, questa volta polarizzate su Spagna e Francia unite contro l'Austria, con il diritto di esclusiva o veto da parte dei relativi sovrani su candidati più o meno accetti, e comunque un conclave molto spesso "aperto" al rapporto con l'esterno, come ricorda una "pasquinata" scritta per l'occasione.

Si circonda di guardie il gran portone,
alle porte si tengono custodi,
si murano le finestre sul loggione;
e pur, come se questi uomini sodi
fusser zitelle del conservatorio,
fan contro la clausura mille frodi,
delle finestre fanno il parlatorio.
Il cardinale Fabrizio Paolucci, segretario di Stato di Clemente XI e filofrancese, venne escluso dal veto imperiale; si tentò anche la via della corruzione pur di riuscire ad eleggerlo. Alla fine si ebbe il solito neutrale nella persona di Michelangelo Conti, pacifico e pio, malaticcio e inoffensivo, che stava bene alle grandi potenze per seguitare in fondo a fare il loro comodo: fu eletto l'8 aprile 1721.

Vita
Era nato il 13 maggio 1655 a Poli, presso Palestrina, e discendeva da quella nobile famiglia dei Conti di Segni che aveva dato alla Chiesa diversi pontefici, il più celebre dei quali era stato Innocenzo III. Governatore di varie città dello Stato pontificio, era stato nunzio in Svizzera e Portogallo; creato cardinale da Clemente XI, aveva tenuto i vescovadi di Osimo e Viterbo. Fu consacrato papa il 18 aprile e, in ricordo del famoso antenato, assunse il nome di Innocenzo XIII.

Papa
Non fu certo pari a lui; a parte il suo stato di malattia più o meno permanente, non aveva proprio peso per dare nuovo prestigio alla cattedra di Pietro: "Dorme sempre", diceva Pasquino. Per quanto tranquillo e taciturno e pur condannando il nepotismo, un favore al fratello Bernardo Maria non poté rifiutarlo; e lo creò cardinale. Null'altro di autoritario e personale.

Reintegrò nella carica di segretario di Stato il Paolucci e mantenne la linea del predecessore, rinnovando i termini contenuti nella bolla Unigenitus. I Gesuiti gli procurarono ancora qualche noia in Cina, accusati dai missionari di altri Ordini religiosi e dallo stesso legato pontificio in Estremo Oriente. Il pontefice affidò la questione al segretario di Propaganda Fide, Luigi Carafa, che nel 1723 inviò al generale dei Gesuiti un decreto con precise accuse di esser stati "incitatori e promotori dell'incarcerazione di missionari, prestandovisi col massimo scandalo a far da birri e da carcerieri". Si ebbe da parte dei Gesuiti un memoriale di difesa e fu polemica a non finire; troppa per un papa così insicuro. Il Pastor comunque considera quel decreto come un anticipo del "breve" di soppressione dell'Ordine del 1773.
Null'altro scosse il pontificato d'Innocenzo XIII; del tutto formale fu l'investitura di Napoli e Sicilia che il papa concesse nel 1722 a Carlo VI. Napoli era già sua dai tempi di Utrecht, e all'Aja nel 1720 aveva scambiato con i Savoia la Sicilia per la Sardegna, altra isola sulla quale dall'oscuro Medio Evo il papa vantava un proprio diritto di sovranità, peraltro ignorato dalle potenze europee. Parma e Piacenza restava territorio austriaco; della restituzione di Comacchio neanche a parlame.

Innocenzo XIII morì il 7 maggio 1724 e fu sepolto in S. Pietro, dove un epitaffio giustamente modesto lo ricorda. Come pure esatto appare quello che, scrisse Pasquino:

E' morto il papa Conti
che non ha fatto ben, perché non ha voluto,
che non ha fatto mal, perché non ha potuto.