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| BENEDETTO XV
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Il conclave
Il Belli, se fosse vissuto a quell'epoca, ne avrebbe parlato senz'altro male, come aveva fatto per Pio VIII che gli era parso così malandato; Della Chiesa era un mingherlino e in Curia lo chiamavano "il piccoletto". E poi aveva una scoliosi pronunciata, un pallido volto emaciato. Qualcuno, votando per lui, pensò che sarebbe durato poco, in un insignificante pontificato di passaggio, ma dovette ricredersi; poche ore dopo l'elezione mostrò di avere in pugno la situazione, dando precise indicazioni programmatiche e nominando pochi giorni dopo segretario di Stato il cardinal Ferrata, filofrancese. Insomma rivelò sicurezza a dispetto della precaria prestanza fisica, e un cardinale espresse la sua meraviglia ad alta voce: "Caspita, abbiamo un papa già "professo" non un papa "novizio"!". ' Vita.
Papa
Il suo programma era quello di restituire alla Chiesa di Roma quella credibilità che Pio X aveva decisamente annullato su un piano politico e diplomatico; il terreno su cui riabilitarla fu per Benedetto XV la prima guerra mondiale. Come un suicida seppe assumere la parte di un profeta inerme fra le grandi potenze che credevano solo nell'utilità della guerra e fu grande proprio perché rimase inascoltato e coperto d'insulti. Così, fin dal primo messaggio dell' 8 settembre 1914 quando parlò di "flagello dell'ira di Dio"; si ripeté il 28 luglio 1915, l'anno in cui l'Italia entrava in quella guerra definita "orrenda carneficina che disonora l'Europa" e nell'appello di Natale di quello stesso anno al mondo "fatto ospedale ed ossario". E ancora nel 1916 parlando il 4 marzo di "suicidio dell'Europa civile" e il 31 luglio della "più fosca tragedia dell'odio umano e dell'umana demenza". L'apice lo raggiunse con la nota dell'1 agosto 1917 in cui Benedetto si dichiarò neutrale in "una perfetta imparzialità verso tutti i belligeranti, quale si conviene a chi è Padre comune e tutti ama con pari affetto i suoi figli", invitando le grandi potenze "alla cessazione di questa lotta tremenda, la quale, ogni giorno più, apparisce inutile strage". E arrivarono gli insulti; dagli irredentisti, che soprannominarono quella pace del papa "bianca", nel segno dell'ignavia, e lo accusarono appunto di viltà (dopo la guerra e in base al patto di Londra, l'Italia si oppose a che egli avesse un rappresentante alla Società delle Nazioni), ai Francesi, che ritenevano quell'appello influenzato dagli imperi centrali e per bocca del Clemenceau giunsero a parlare di "pape boche", ovvero di papa "crucco", soprannome dato con di sprezzo ai soldati tedeschi. Si sbagliavano, non lo capivano ed era logico: la Chiesa fino ad allora mai imparziale in qualsiasi guerra, a volte essa stessa direttamente o meno partecipe di avvenimenti bellici, ora affermava cinquant'anni prima di Giovanni XXIII la "pacem in terris". Comprensibile quindi lo sgomento delle nazioni e della Curia stessa, come lo fu del resto di fronte al comportamento di papa Roncalli. E indiscutibile del resto, sotto questo aspetto, come Benedetto XV costituisca il vero anticipatore di Giovanni XXIII nel contesto di una Chiesa che mostrò in tutti e due i momenti di preoccuparsi più degli uomini che di se stessa come centro di potere. Comunque ai messaggi aveva fatto seguito un'opera di aiuto concreto; grazie al suo intervento infatti nel 1915 molti detenuti civili poterono tornare nelle loro case e l'anno dopo i prigionieri italiani tubercolotici rivedere la patria. Aveva costituito un'"Opera Prigionieri" in Vaticano, evadendo circa 700.000 richieste di notizie e 40.000 di rimpatrio, mantenendo per quanto gli fu possibile i contatti tra i soldati al fronte e le loro famiglie. Tramite vescovadi e nunziature, fu presente ovunque la guerra devastava direttamente o meno; mandò aiuti in denaro ai contadini russi vittime della carestia nei primi anni della rivoluzione bolscevica e ai contadini cinesi colpiti da grandi calamità nel 1921. Distribuì personalmente in queste opere assistenziali, secondo quanto testimoniò il suo segretario, il cardinal Gasparri, più di ottanta milioni. Aveva proclamato che "è dovere di ogni uomo accorrere dove muore un altro uomo" e lo fece nello spirito della vera carità cristiana che non deve conoscere colore di pelle, superando qualsiasi ideologia per mostrare il senso più alto del Vangelo in un "miserere super turbam". Sul piano diplomatico, la guerra e il dopoguerra portarono un certo raffreddamento nelle relazioni tra la Santa Sede e alcune nazioni europee (Gran Bretagna, Paesi Bassi, Francia). Nuove relazioni, invece, furono stabilite con gli Stati appena sorti nell'Europa centrorientale (Ungheria, Cecoslovacchia, Iugoslavia). Sul piano religioso animò lo zelo missionario con le precise direttive impartite alle missioni dall'enciclica Maximum illud (1919), mostrò grande sollecitudine nei riguardi delle Chiese separate d'Oriente (congregazione per le questioni della Chiesa orientale) e promulgò il codice di diritto canonico (1917). E non poté ignorare il problema dell'inserimento dei cattolici nella politica italiana; lo affrontò cercando di dare maggiore autonomia alle varie correnti per un dialogo concreto che salvaguardasse infine una certa unità del movimento stesso. E gli sembrò logico a questo punto abrogare il "Non expedit" il 12 novembre 1919; accettò senza benedirlo, ma anche senza smentirlo, il Partito popolare fondato da don Sturzo, raccomandando però una netta distinzione tra l'Azione Cattolica, istituita per sua volontà in una missione tutta evangelica, e le azioni dei cattolici in campo economico e politico. Era questo il segno di una lucidità d'intenti che del resto si mostrò evidente in numerose iniziative come l'istituzione della Congregazione dei Seminari e degli Studi, la promulgazione del Codice di diritto canonico e l'approvazione nel 1920 dell'università cattolica del Sacro Cuore di Milano. Benedetto XV morì il 22 gennaio 1922 a Roma, stroncato in soli quattro giorni da una polmonite. Fu sepolto nelle Grotte Vaticane, di fronte alla tomba di Pio X, e più tardi gli fu eretto un monumento nella cappella della Presentazione in S. Pietro, opera del Canonica. |