Piazza della Rotonda (Libro II) (Pianta C2) (IV giorno)

In questa pagina:
 Tavola di Giuseppe Vasi
 Com'è oggi
 Pantheon
 L' Obelisco

La Tavola (No. 25)

Il Pantheon è l'unico edificio di Roma antica che al tempo di Vasi fosse ben conservato. La volta e la forma circolare (per questo era chiamato "la Rotonda") lo rendevano differente dai templi tradizionali, così fu trasformato in chiesa. Sotto Urbano VIII Bernini eresse i due campanili, chiamati popolarmente le orecchie d'asino (furono demolite nel XIX secolo). La vista è presa dal punto segnato in verde nella piantina sotto. Le due piccole costruzioni vicino alla fontana furono demolite agli inizi del XIX secolo. Nella descrizione relativa alla tavola Vasi faceva riferimento a: 1) Panteon di Agrippa o Chiesa di S. Maria della Rotonda; 2) Fontana con Obelisco di Granito di Egitto; 3) Palazzo Crescenzi. 3) è illustrato in altra pagina.


Vasi aggiunse a questa pagina una piccola incisione con i ciarlatani e i venditori ambulanti che usavano riunirsi Piazza della Rotonda.


Oggi

Piazza della Rotonda è di solito affollata, ma la domenica mattina offre una vista più quieta.

Pantheon

Le colonne sul lato sinistro furono ricostruite sotto Urbano VIII e Alessandro VII. Nella decorazione assai più ricca si possono scorgere l'ape di Urbano e i monti con la stella di Alessandro. Il Pantheon, costruito la prima volta nel 27 a.C. dal Consule Agrippa, gennero dell'Imperatore Augusto, fu quasi interamente ricostruito nel 123 d.C. dall'Imperatore Adriano, che mantenne la vecchia iscrizione in onore di Agrippa. Il Pantheon fu uno dei numerosi edifici costruiti da Agrippa e rasturati o ricostruiti da Adriano. Parte di una grande basilica dedicata a Nettuno è visibile sulla strada all'angolo del Pantheon: la decorazione con conchiglie e delfini è un chiaro riferimento a Dio. Rovine delle vicine terme costruite da Agrippa sono visibili in Via dell'Arco della Ciambella.

L'Obelisco

La vasca della fontana fu costruita sotto Gregorio XIII. Nel 1711, sotto Clemente XI, l'architetto Filippo Barigioni vi aggiunse l'obelisco. Un riferimento alla berniniana Fontana dei Quattro Fiumi è il serpente che si può vedere sulla destra e nello sfondo di questa pagina. I delfini e il serpente furono scolpiti da Vincenzo Felici.

Brano dell'Itinerario di Giuseppe Vasi del 1761 relativo a questa pagina:


Piazza della Rotonda
Dalla rotondità del celebre Panteon prese il nome questa piazza, che li fa ornamento. Gregorio XIII. vi eresse il fonte, che le sta in mezzo, e Clemente XI. vi drizzò l'obelisco con disegno di Filippo Barigioni. Si fa in questa un continuo mercato di ogni sorta di viveri, specialmente di uccellami, e cacciagioni.
Panteon, o chiesa di s. Maria ad Martyres
Questo maraviglioso tempio, secondo il sentimento comune, di sicuro non si sa da chi fosse eretto; ma da Marco Agrippa genero di Augusto li fu aggiunto il portico, e si disse Panteon, perchè era dedicato a tutti li Dei immaginati da' Gentili. Nella parte superiore, ch'è quella, che in oggi è cangiata in chiesa, erano collocate le statue delli Dei celesti, e nel basso i terrestri, stando in mezzo quella di Cibele; è nella parte di sotto, che ora è coperta dal pavimento, erano distribuite le statue delli dei penati. E' molto probabile, che questo tempio, essendo nel più basso del campo Marzio, fosse stato eretto nel sito della palude Capreja, appresso a cui fu ucciso, e nascoso Romolo, e perciò dai Romani tenuto con grande superstizione, dedicaronlo a tutti li Dei, quasi per farseli protettori nelle loro imprese, e nella loro sicurezza.
Bonifazio IV. per cancellare quelle scioccherie, e sozze superstizioni, l'an. 607. purgatolo d'ogni falsità gentilesca, consagrollo al vero Iddio in onore della ss. Vergine, e di tutti i santi Martiri; perciò fece trasportare da varj cimiteri 18. carri di ossa di ss. Martiri, e fecele collocare sotto l'altare maggiore; onde fu detto s. Maria ad Martyres; e poi da Gregorio IV. fu disteso universalmente a tutti i Santi l'anno 830. e però quivi fu posto il Volto santo ritratto del nostro Salvatore, quando da Costantinopoli fu portato in Roma; e molta terra de' luoghi santi di Gerusalemme fu collocata nella cappella di san Giuseppe. Furono concedute alla visita di questo tempio molte indulgenze, specialmente dal Pont. Paolo III. il quale graziò la detta cappella di tutte le indulgenze, che si acquistano visitando i luoghi santi di Gerusalemme, ed Alessandro VII. le accordò anche per modo di suffragio alle Anime del Purgatorio.
Molto ricco dovette essere questo tempio, mentre si legge, che non solo di fuori, ma ancora di dentro era ornato di grosse lamine di argento, delle quali restò spogliato non solo per i fulmini, come alcun crede, ma altresì da Costanzo nipote di Eraclio l'anno 636. il quale portò via anco le statue, ed altri preziosi ornamenti. Quindi per le molte rovine e desolazioni di Roma essendo rimase miserabilmente privo di ogni ornamento, anzi devastato, e ricoperto sino alla soglia e basi, con parte delle colonne del portico, tanto che si scendeva nel tempio per alcuni gradini.
Eugenio IV. ristaurò la gran volta, che minacciava rovina; ed Alessandro VII. dopo aver fatto abbassare la piazza e scoprire tutto il portico sino al suo antico piantato, come ora si vede, fece rimettere le due smisurate colonne di granito,che mancavano dalla parte verso la Minerva, servendosi di alcune, benchè non intiere, già trovate sotterra vicino la chiesa di s. Luigi de' Francesi, ed ancora fece ristaurare tutto l'interno del tempio colla direzione di Fra Giuseppe Paglia. Clemente IX. fece chiudere il detto portico con magnifiche cancellate di ferro, e Clemente XI. rinnovò la tribuna, e vi collocò la miracolosa immagine della ss. Vergine.
E ora questo tempio ornato di pitture, statue, e busti di marmo. La statua di s. Giuseppe fu fatta da Vincenzo Fiorentino, le pitture laterali sono del Cozza, il Dio Padre di Gio. Peruzzini; il transito di s. Giuseppe è di Gio: Antonio Caroti; la Presentazione, di Gio. Batista Greppi, la testa di Taddeo Zuccheri in marmo, è di Federigo suo fratello minore, e quella di Flamminio Vacca se la fece da se stesso. Sonovi ancora intorno al gran tempio le memorie di Pierin del Vaga, e di Giovanni da Udine, che rimesse in uso la maniera di dipingere le grottesche, fatte con lavoro del Mochi. Carlo Maratta per opera del Nardini vi pose ancora il busto di Annibale Caracci, e quello del celebre Raffaello da Urbino, il cui epitaffio fu composto da Monsig. della Casa, ed il distico dal Bembo del seguente tenore:
Ille hic est Raphael, timuit quo sopite vinci
Rerum magna Parens, et moriente mori.
Sono poi negli antichi tabernacoli ornati di preziose colonne varie statue di marmo, fatte da diversi sommi Pontefici in onore di quei Santi, che rappresentano, fra le quali evvi la ss. Vergine scolpita dal Lorenzetti, e nelle cappelle varj quadri. Sino al Pontificato di Urbano VIII. eranvi rimasti nel portico le travi tutte di metallo molto grosse, delle quali ne fu fatta la confessione sopra i corpi di s. Pietro e di san Paolo, e la mirabile cattedra nell'altare maggiore del Tempio Vaticano, ed ancora ne furono formati vari pezzi di artiglieria per Castel s. Angelo. Nel nicchione destro del medesimo portico era la maravigliosa urna di porfido, che ora si vede in s. Gio: Laterano nel deposito di Clem. XII. Finalmente poi è stata ripulita la volta, le colonne, e riattata la gran porta di metallo per ordine di Bened. XIV.

Prossima tavola nel Libro II: Piazza de' Crescenzi

Prossima tappa nell'itinerario del IV giorno S. Stefano del Cacco