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CLEMENTE XIV
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| Decretò la soppressione della compagnia di Gesù. Fondò il museo vaticano, che da lui prese il nome di "Clementino" | ||
Il conclave
Le condizioni in cui si trovava la Chiesa di Roma dopo l'improvvisa morte di Clemente XIII erano delle più tristi: i cattolici sovrani europei erano in aperta lotta con la Santa Sede a tutto vantaggio di protestanti e scismatici che guadagnavano terreno nell'opinione pubblica. I fedeli si sbandavano nel dilagante teismo illuministico; gli anticlericali avrebbero volentieri impedito la nomina di un nuovo pontefice perché in ogni caso per loro "cattiva cosa è avere un papa", come scriveva l'abate Ferdinando Galliani. In questo clima ostile iniziò a Roma il conclave il 15 febbraio 1769. I cardinali erano schierati sui due soliti fronti; quello delle "corti" e quello degli "zelanti" ovvero dei fanatici. Il contrasto di fondo, la soppressione o meno della Compagnia di Gesù; in senso più ampio, una Chiesa votata allo spirituale cancellando il temporale, altrimenti tradizione ferma nell'antico "disordine" delle cose. Ogni gruppo dei cardinali "cortigiani" aveva ricevuto istruzioni precise per l'elezione, con quattro elenchi di "papabili" e di "indifferenti", ovvero"da evitarsi" e in ultima analisi "da escludersi". Le dispute e i contrasti furono tra i più violenti; si dovettero ripetere le votazioni 179 volte e il conclave si protrasse per tre mesi. L'avvenimento più eclatante fu l'improvviso arrivo a metà marzo del primogenito di Maria Teresa, l'arciduca Giuseppe, che domandò ed ottenne di poter entrare in conclave per poter presentare i suoi omaggi a tutti i cardinali; fu un'invadenza bell'e buona. Ebbe colloqui con i porporati che si protrassero per vari giorni e nei quali egli assicurò che l'imperatrice madre, pur così amica dei Gesuiti, non avrebbe fatto un passa per evitare la soppressione dell'Ordine; espresse pertanto il desiderio che venisse eletto un papa favorevole a questa ormai improrogabile decisione. I colloqui dei diversi ambasciatori continuarono per tutto aprile e fino ai primi di maggio, travisando completamente il segreto dei lavori del conclave, che ormai appariva una farsa; e questa trama diplomatica coordinata dei vari sovrani cattolici europei non poté non raggiungere il suo scopo. Fu eletto il candidato che appariva più di tutti propenso alla soppressione della Compagnia di Gesù, il cardinale Giovanni Vincenzo Antonio Ganganelli; il 19 maggio 1769 ebbe l'unanimità.
Vita
Papa
Ugualmente Clemente riannodò le relazioni diplomatiche col Portogallo, interrotte quando si era verificato un attentato contro la persona del re, i cui autori si sospettava fossero gli stessi Gesuiti; il papa cantò in S. Pietro un solenne Te Deum per lo scampato pericolo del sovrano, creò cardinale Paolo de Carvalho, fratello del primo ministro, ed eresse in Portogallo nuove sedi episcopali. Il nunzio pontificio fu riammesso a Lisbona.
Nacque Bontempi fra la broda e i piatti, fu la sua casa stalla ovver rimessa, entrò in convento, e quel che avanza ai gatti mangiò torsone e poi frate da messa. Un altro prelato che stava sulla bocca di tutti era il cardinale Alessandro Albani, che una deliziosa "pasquinata" presenta sotto il nome di don Pasquale con la sua bella Pimpa, ovvero la sua amante, un'altra donna Olimpia, in un susseguirsi di "pimpanti" doppisensi: Quando specchiasi nel vetro, don Pasqualle gioca dietro. Se il mantel porta alla moda, ei le appunta ben la coda, se la veste s'incartoccia, don Pasqual gliela scartoccia. Se le va una mosca in faccia, don Pasquale gliela scaccia. Se le vien la pulce in petto, piglia in man l'animaletto. Quando Pimpa è un po' sudata, ei l'asciuga e la rifiata. Se si sporca la scarpetta don Pasquale gliela netta. Quando Pimpa ha in mano il pane, don Pasqual gli accosta il cane. Se per quello ch'io rapporto, mormorate, avete torto. Giusto il senso interpretate, Pimpa e lui non condannate, che non han mai fatto male Pimpa bella e don Pasquale
Inutile dire che tutti i sovrani cattolici europei manifestarono la loro piena soddisfazione; in particolare i Borbone si sentirono in obbligo di mostrare il loro "sincero" ringraziamento, restituendo i domini di Avignone, Benevento e Pontecorvo a suo tempo occupati. Clemente non dette alcun segno di esultanza; era evidentemente in crisi con la sua coscienza. Si preoccupò solo che i sovrani impartissero particolari disposizioni perché gli ex Gesuiti non venissero perseguitati; essi dovevano rientrare nei loro pieni diritti di chierici secolari. Peraltro in Russia e Prussia, due Stati non cattolici, il decreto pontificio non fu applicato, cosa che consenti all'Ordine di sopravvivere in quei territori fino alla sua ricostituzione nel 1814. Fu triste l'ultimo anno di pontificato; Clemente XIV trascurò il suo stato di salute. Quando per la festa dell' Annunciazione si recò a cavallo a S. Maria sopra Minerva per le funzioni religiose, fu sorpreso per strada da un temporale, ma non volle tornare indietro; restò con i vestiti zuppi indosso fino alla fine della liturgia. Non fece che aggravare la malattia di erpete che già gli aveva deformato il volto. La gente diceva che il papa era angustiato da "terrori ridicoli e superstiziosi", che soffriva di visioni. Morì al Quirinale il 22 settembre 1774 dopo una lunga agonia; pura fantasia dovrebbe essere la voce che subito circolò su un suo avvelenamento, come anche una calunnia che gli autori fossero stati naturalmente i Gesuiti. Costoro comunque bollarono il loro "nemico" per l'occasione con una "pasquinata" latina che sprizza veleno anche in italiano: Venne da volpe, mendace; regnò da lupo, impostore; morì da cane, empio. Altri lo esaltarono, rifacendo il verso alla precedente invettiva: Venne come angelo, da Dio; regnò come Salomone, da sapiente; morì come Sisto, di veleno. La sua salma, sepolta in un primo tempo in S. Pietro, fu poi traslata nel 1802 da Pio VII nella chiesa dei Ss. Apostoli in un superbo mausoleo opera del Canova.
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