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LA REPUBBLICA
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Nel 509 a.c. cominciò l’era repubblicana che fu accolta con grande entusiasmo dal popolo quirito e soprattutto dall’aristocrazia senatoria che acquisiva nuovamente il controllo del potere. Tra alterne vicende, la repubblica era destinata a durare quasi 500 anni, passati tra grandi guerre di conquiste e sanguinose guerre civili, tra periodi di grande coesione e periodi di grande conflitto sociale, tra momenti in cui era difficile capire chi governasse e momenti in cui la ferma mano di un dittatore portò il terrore nella città. La fine ufficiale della Repubblica, viene identificata con la nomina, da parte del Senato, di Ottaviano alla carica di "Augusto" Imperatore, avvenuta nel 27 a.c.. Per molti la repubblica finì di fatto, il 10 gennaio del 49 a.c., quando Giuio Cesare varcò il fiume Rubicone insieme al suo esercito per marciare alla conquista di Roma. Sin dall'inizio della repubblica, dal punto di vista costituzionale si crearono alcuni presupposti fondamentali che dovevano marcare la differenza con il precedente periodo monarchico e fornire delle garanzie ai nuovi rappresentanti del potere repubblicano. Tra questi presupposti c’era la divisione del potere esecutivo che veniva conferito contemporaneamente a due magistrati, dapprima chiamati pretori poi “consoli” il cui nome stava proprio a testimoniare come gli stessi avrebbero sempre dovuto consultarsi con il Senato prima di prendere importanti decisioni. Il popolo romano trasferisce loro l' imperium (la forza congiunta di dei e popolo di Roma), attributo necessario per comandare l'esercito. Inoltre proprio il fatto di essere in due rendeva difficile il verificarsi di “colpi di mano” visto che un console controllava di fatto l’operato dell’altro attraverso il diritto di veto. La maggior parte degli incarichi di governo venivano eseguiti alternativamente dai due consoli. Ma l’altro grande elemento di garanzia era costituito dalla temporaneità del potere consolare, infatti i consoli restavano in carica solo per un anno. Spario il nome di re, divenuto sinonimo di sopruso e accuratamente evitato, l'unico suo relitto linguistico fu nella funzione sacerdotale di rex sacrorum, officiante dei pubblici sacrifici. Con l’avvento della repubblica su tutti i monumenti romani cominciò a comparire la scritta “SPQR” (Senatus Popolus Que Romanus - Il Senato e il Popolo Romano) che stava a rappresentare la nuova coesione tra il Senato e il popolo romano. Ma questa coesione era soprattutto frutto della propaganda perché in realtà la nuova era sembrava portare vantaggi soprattutto al patriziato, la nobiltà agraria che invece si era fortemente indebolita durante la dinastia dei Tarquini che con il loro espansionismo e con la realizzazione di grandi opere pubbliche avevano favorito lo sviluppo di un nuovo ceto sociale di imprenditori e mercanti. CRONOLOGIA 509 a.C. I primi consoli furono i protagonisti della triste vicenda di Lucrezia che erano anche stati i protagonisti della rivolta: Lucio Giunio Bruto e Lucio Tarquinio Collatino il quale non ebbe vita facile e durò in carica solo per un breve periodo, soprattutto a causa di quel nome che ricordava a tutti le sue origini etrusche e soprattutto la sua parentela con il sovrano esiliato. 496 a.C. I Latini ed i Tarquini dichiarano la guerra contro la Repubblica e sono sconfitti dal dittatore Postumio al Lago Regillo. Con questa grande vittoria Roma divenne la città egemone della Lega latina (l'antica confederazione che univa tra loro le città del Lazio), imponendo nel 493 a.C. il celebre trattato detto foedus Cassianum; condusse poi una serie di altre guerre contro etruschi, volsci ed equi: guerre nelle quali si affermò, tra gli altri, Lucio Quinzio Cincinnato, dittatore nel 458 a.C. 477 - 396 Guerra contro Veio e gli Etruschi. Veio è presa da Camillo dopo dieci anni di assedio. Sul fronte interno Roma è scossa, sin dagli albori dell'età repubblicana, dal duro contrasto tra le tribù della plebe e il patriziato. La fine di questo periodo di turbolenze vede sancito il carattere intangibile dei tribuni, che si pongono di fatto come potente contraltare allo strapotere delle magistrature patrizie statali. 390 - I Galli, con Brenno, infliggono ai Romani una memoranda sconfitta, seguita dalla presa e dalla devastazione di Roma. Ma i Galli devono rientrare nei loro territori e Roma è lentamente ricostruita. Furio Camillo è considerato il 'rifondatore' della città. Avendo ormai assunto il controllo dell'Italia centrale, Roma entra nel contempo in contatto con i sanniti, stanziati più a sud, che vengono affrontati e vinti nel corso di tre durissime guerre (guerre sannitiche), tra il 343 e il 290 a.C. Nel frattempo si dota di un grande sistema viario che la collega alle province e di acquedotti. Tra il 312 e il 308 il Censore Appio Claudio costruisce la prima solida strada maestra, la famosa via Appia. 287 a.C. La «Lex Hortensia» stabilisce una parità almeno formale tra patrizi e plebei. All'inizio del III secolo Roma ha soggiogato definitivamente gli Etruschi e la maggior parte delle città dell'Italia meridionale, mentre la conquista delle colonie greche della Sicilia si completa nel 216 a.C. (tranne Siracusa, che cade nel 211 a.C.; la Sardegna viene presa nel 238 a.C.) 264 - 146 Guerre Puniche, a conclusione delle quali Cartagine, prima potenza navale nel Mediterraneo, è distrutta. La fine delle campagne contro Cartagine, unitamente alla definitiva sottomissione della Spagna e di vasti territori dell'Africa, all'acquisto della Macedonia, della Grecia (146 a.C.) del regno di Pergamo e dell'Italia settentrionale, se dà a Roma la condizione di primato assoluto nel mondo civile allora conosciuto, l'apre anche all'influsso di di civiltà diversissime e sovente ricche di fermenti vitali: al pensiero greco in particolare, che nella letteratura e nelle arti, nella filosofia e nelle scienze, sovrastava quello romano e non mancò di influenzarlo profondamente. Il vero prodigio non risiede nella recezione del pensiero e della cultura greci da parte di quelli romani ma nell'integrazione tra i due aspetti, fino a produrre un unicum che generò anche le nuove forme politiche indispensabili ad amministrare e far progredire territori divenuti ormai vastissimi e sovente multietnici, multiculturali e multilinguistici. Questa nuova condizione culturale venne a incidere sulla situazione sociale delineatasi alla fine dell'età dei Gracchi. Il nipote di Scipione Africano, Tiberio Sempronio Gracco, nominato tribuno della plebe, aveva proposto nel 133 a.C. una legge, destinata alla redistribuzione delle terre frutto di conquiste, che ledeva gli interessi del grande patriziato latifondista. Le forti opposizioni incontrate furono superate da Tiberio con la destituzione del principale oppositore (Marco Ottavio), considerata dal senato atto autenticamente rivoluzionario. Nei tumulti che seguirono Tiberio fu assassinato, fatto che aprì la stagione delle guerre civili. In un tumulto scomparve anche il fratello Caio, che per tentare una riforma diretta a contrastare la preponderanza economica del ceto senatoriale aveva cercato di ottenere l'appoggio dell'ordine equestre. Era questo un nuovo e dinamico soggetto politico, costituito da 'capitalisti', non appartenenti alla nobiltà, che si erano nel tempo arricchiti con varie funzioni (ivi compreso l'esercizio del credito) e l'appalto delle imposte. Il contrasto fra gli ottimati e la plebe in Roma aveva, fuori dalla città, uno specchio amplificato nella grave questione della cittadinanza, il cui riconoscimento conferiva privilegi ai quali molti ceti delle nazioni asservite aspiravano. Verso la fine della repubblica l'Italia romanizzata appariva come un complesso di comunità solo in parte unificate politicamente, verso le quali gli ordinamenti vigenti si mostravano sempre più inadeguati. Il contrasto che esplose tra Mario e Silla, che esplose durante il consolato di quest'ultimo (88 a.C.) e che ebbe Roma come teatro, vide il primo a capo del partito democratico e il secondo campione di una restaurazione dei poteri senatori. La dittatura di Silla, instauratasi dopo la morte di Mario e dopo un anno di dura campagna militare e politica dentro e fuori la città, fu segnata da una lunga serie di atroci vendette (migliaia di oppositori furono trucidati ed un numero assai maggiore di essi fu bandito da Roma; intere regioni, in particolare il Sannio e l'Etruria, furono devastate per aver opposto resistenza); l'esercito divenne una grande forza anche politica, e le azioni successive del dittatore (che tale si fece nominare nel periodo 82-79) rafforzarono lo stretto rapporto tra comando militare e guida politica della nazione. Restituita ai senatori la funzione giudiziaria, limitato il potere di legiferare dei comizi della plebe, soppresso di fatto il diritto di veto dei tribuni, Silla ritenne di poter cancellare il tentativo democratico dei Gracchi e le conquiste della plebe e della magistratura tribunizia. Ma le spinte democratiche erano ormai radicate, tanto più he il ceto senatorio presentava forme degenerative avanzate e l'ordine equestre era un frequente elemento d'instabilità in quanto agiva soltanto in funzione dei suoi interessi mercantili. Silla si trovò smentito dalla terribile rivolta servile scoppiata nel 73 a.C. : solo dopo due anni di lotte Licinio Crasso riuscì a sconfiggere Spartaco, capo dei rivoltosi, mentre coloro che erano scampati furono affrontati e distrutti da Gneo Pompeo nel 71 a.C. Crasso e Pompeo ottennero il consolato per il 70 a.C. e attuarono di comune accorso una serie di riforme che ribaltavano quelle sillane, riordinando in particolare il sistema giudiziario. Gli ultimi decenni della repubblica furono travagliati da nuove lotte intestine che sempre meglio rappresentano l'esigenza che al collegamento tra «imperium» militare e potere politico s offrisse uno sbocco istituzionale. Mentre Pompeo riportava successi nella guerra contro i pirati che taglieggiavano il commercio marittimo di Roma e poi nella campagna contro Mitridate che gli fu affidata nel 66 a.C., Crasso e Caio Giulio Cesare avevano assunto il controllo della capitale; postisi a capo del partito popolare, con l'aiuto di una straordinaria figura di oratore e politico, Marco Tullio Cicerone, sventarono i tentativi del patrizio Catilina di impadronirsi del potere facendo leva sul malcontento provinciale. Con il ritorno di Pompeo, reduce dai trionfi in Oriente, si rese necessario un accordo fra i tre uomini che ormai controllavano lo stato (primo triunvirato: 60 a.C.): a Cesare, che l'anno precedente era stato in Spagna come propretore, viene attribuito per il 59 a.C. il consolato, con l'accordo che gli sarebbe poi stato affidato il governo delle Gallie per cinque anni, mentre Pompeo e Crasso sarebbero rimasti in Roma al governo dello stato. Cesare nel 56 a.C. era già di ritorno, avendo sottomesso tutta la Gallia e accumulato immense ricchezze. Il patto di triunvirato fu così rinnovato: Cesare avrebbe avuto per altri cinque anni il governo delle Gallie, Pompeo e Crasso sarebbero stati consoli per il 55 a.C. e subito dopo avrebbero assunto il governo rispettivamente della Spagna e della Siria. Crasso attaccò in Siria i arti, dai quali fu sconfitto e trucidato. Pompeo rimase a Roma, dove la situazione politica si era fatta incandescente per il mai sopito contrasto tra le fazioni; a lui il senato affidò il mantenimento dell'ordine pubblico, il che egli fece appoggiandosi agli ottimati e godendo dell'anonima condizione di console unico. La gelosia tra i due triumviri superstiti non tardò ad esplodere. Il comando nelle Gallie finiva nel 49 a.C. e Cesare chiese per sé il consolato per il 48 a.C. dichiarando, contro l'intimazione dei consoli, che non intendeva deporre il comando prima dell'assunzione della nuova carica. Il senato affidò a Pompeo l'incarico di difendere la repubblica. Sorpreso dalla velocità di Cesare, che era a Ravenna e in pochi giorni arrivò ad Arezzo, Pompeo raggiunse Brindisi e si imbarcò. L'avversario, anziché inseguirlo, rafforzò il suo dominio su Roma e sola l'anno successivo (48 a.C.)riuscì ad attirarlo ad una battaglia campale nelle pianure di Farsalo; Pompeo, salvatosi dal disastro militare, cercò scampo in Egitto, ma fu fatto uccidere da Tolomeo XII. Accordatosi con Cleopatra, sorella di Tolomeo, Cesare sconfisse questi, pose la giovane sul trono (47 a.C.) e, battuti i resti dei pompeiani, rientrò a Roma dove il suo potere assoluto acquisì gradamente attributi monarchici.
Il carattere 'popolare' dell'azione di Cesare e lo straordinario prestigio personale salvarono tuttavia gran parte della sua azione riformatrice, mentre l'intervento di Antonio, console, e del giovanissimo Cesare Ottaviano, figlio di una nipote di Cesare e da questi adottato, soffocò la rivolta e costrinse i congiurati ala fuga. 43 - Secondo triumvirato fra Ottaviano (futuro Augusto), Antonio e Lepido. 42 - Battaglia di Filippi in Macedonia. - Morte di Bruto e Cassio. L'azione
di Ottaviano si volse, gradatamente, verso il potere assoluto e il principato.
Precisandosi il contrasto con Antonio (nel 36 a.C. Lepido fu costretto a deporre
la carica triumvirale e a ritirarsi a vita privata), la situazione militare
porto quello in Oriente, dove si legò a Cleopatra. La libertà assoluta con la
quale disponeva delle province asiatiche e lo scandalo crescente delle
concessioni verso la regina d'Egitto causarono un conflitto aperto. Lo scontro
avvenne sulla costa occidentale della Grecia, presso Azio, nel 31 a.C.:
nella battaglia navale Antonio e Cleopatra furono sconfitti e anche l'esercito
di terra dovette arrendersi a Ottaviano, che inseguì i fuggiaschi fino in
Egitto conquistando la regione nell'estate del 30 a.C. (Antonio e Cleopatra si
tolsero la vita) e tramutandola in un possedimento personale; l'immenso tesoro
reale servì per ristorare le casse dello stato.
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