| San Giovanni in Laterano |
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Ufficialmente "Mater et Caput" di tutte le chiese di Roma e
nel mondo. Per i cattolici è la Basilica più importante da visitare dopo
S. Pietro. La facciata è di Alessandro Galilei (1691-1736).
Le porte centrali in bronzo (I sec.
a.C.), bellissime nel loro verde scolorito e decorate di stelle, sono le
porte originarie dell’edificio del Senato (Curia), situato nel Foro
romano. Le piccole porte all’estrema destra contrassegnate da una croce di
bronzo vengono aperte solo in occasione dell’Anno Santo. La colossale
statua di Costantino (IV sec. d.C.) abbelliva le terme imperiali sul colle
del Quirinale.
Storia della basiilica Sorge sugli avanzi della casa dei Laterani nella parte più meridionale del
Celio. I Laterani possedettero quel palazzo sino a Plauzio Laterano
console designato, il quale coinvolto nella congiura dei Pisoni contro
Nerone, fu ucciso e le proprietà vennero espropriate. In seguito le case
dei Laterani presero il nome di Domus Faustae.
Nel 161 l’imperatore Marco Aurelio
costruisce un palazzo in parte sottostante all’attuale Ospedale San Giovanni.
Nel 226 circa l’imperatore Settimio Severo
restituisce la terra ai Laterani.
La Basilica
fu eretta da Costantino sull’area dei Castra nova severiana, (Castra nova
equitum singularium) degli equites singulares, la guardia a cavallo
dell’imperatore Massenzio. Il complesso monumentale
comprendeva allora, oltre alla Basilica, eretta su modello di S. Pietro,
un palazzo (il Patriarchio), residenza estiva dei pontefici da Costantino
alla cattività avignonese, ricostruito da Domenico Fontana nel 1586 e
oggetto dell’attentato del luglio 1993.
La basilica sorgeva al centro dei palazzi
lateranensi. Originariamente non era molto grande; a cinque navate sostenute da più file di colonne, venne dedicata a Cristo Salvatore. Alla fine
del secolo IV al nome del
Salvatore furono aggiunto quelli del Battista e dell’Evangelista, ai
quali era stato dedicato presso il Laterano un convento di monaci
benedettini. Arricchita di marmi pregiati e decorazioni dorate,
la basilica fu chiamata “Aurea”.
Dopo
il sacco di Alarico, un ulteriore oltraggio fu subìto dalla basilica con il
saccheggio dei Vandali di Genserico nel 455.
S. Leone Magno (440-461) reintegrò i danni e le ruberie
arricchendola di altre grandi opere. Il suo successore Ilario
(461-468) si concentrò principalmente sul Battistero con l’aggiunta di tre
oratori.
Un
nuovo restauro della basilica, che versava in uno stato di abbandono, fu fatto sotto
Adriano I (771-795), e apparve in tutto il suo splendore nella Pasqua del 774 quando
Carlo Magno vi si fece battezzare.
Tra l’anno 844-847 sotto il pontificato di
Sergio II vi furono nuovi interventi e sotto l’altare maggiore fu ricavata
una “confessio”.
Nell’anno 896 un terremoto fece crollare il
tetto nella navata centrale e la ridusse a poco più di un cumulo di
macerie; quel terremoto fu ritenuto un castigo divino nei confronti di
Papa Stefano VI che sottopose il suo predecessore
ad un macabro processo (di cui si dirà oltre);
La basilica venne riedificata completamente Sergio III (904-911), che ne
conservò però le fondamenta e le dimensioni antiche. Egli fece ornare la
tribuna di mosaici, lasciando a ricordo di quei grandiosi lavori una lunga
epigrafe nell’ abside e sulla porta maggiore della basilica. Ma nella notte
del 6 maggio dell’ anno 1308 la basilica fu nuovamente distrutta da uno
spaventoso incendio e ben poco si salvò da quella catastrofe.
Il papa era allora Clemente V, egli provvide subito a fare
riedificare il tempio, che fu terminato sotto il pontificato che lo
seguì.
Lesionata
dal terremoto che fece tremare la città nel 1349; nuovamente danneggiata
da un altro incendio nel 1361, Urbano V affidò l’opera di ricostruzione
all’architetto senese Giovanni Stefani, che eliminò parzialmente le trabeazioni,
sostituì le colonne costantiniane con 20 pilastri in laterizio e
realizzò, con il contributo di Carlo V di Francia, il mastodontico tabernacolo
sopra l’altare maggiore.
Al suo ritorno da Avignone nel 1377, Gregorio XI, che spostò la sua dimora
nei palazzi di S. Pietro, fece costruire un portale
ornato da leoni, rifare il prospetto settentrionale e aprire un rosone.
Le truppe di Ladislao d’Ungheria nel 1413
danneggiarono nuovamente la basilica, Martino V provvide a fare grandiosi
restauri, che proseguirono sotto Eugenio IV.
La chiesa venne arricchita dal pavimento
cosmatesco nel 1421, il soffitto fu riparato e Gentile da Fabriano
ricevette l’incarico per un ciclo di affreschi nella navata destra.
Furono murate le colonne ed i pilastri.
La facciata della basilica manteneva ancora
la struttura antica con tre finestre a sesto acuto, l’immagine del
Redentore ed un portico di sei colonne. Sulle pareti
si ammiravano scene del vecchio e nuovo testamento.
Davanti al patriarchio s’ergeva la statua equestre di M. Aurelio, collocata là da
Sisto IV; presso il muro della città, era stato edificato un nuovo
convento da Eugenio IV. Ogni pontefice seguente,
fino ad Innocenzo X, arricchì il Laterano di nuove opere; ciò nonostante
il tempo faceva pesare il suo trascorrere, così Innocenzo X, la riedificò interamente
affidando l’opera al Borromini. Clemente XII compì l’opera del Borromini,
facendo innalzare la nuova facciata da Alessandro Galilei che fu compiuta nell’anno 1734.
Della basilica medioevale
restano il pavimento d’opera cosmatesca, il tabernacolo ed il mosaico
dell’abside, restaurata nel 1292 dal papa Niccolò IV, per opera del
francescano Giacomo di Turrita, assieme a fra Giacomo da Camerino. Leone
XIII, emulando i suoi predecessori Sergio e Urbano, ha restituito al
Laterano il suo splendore primitivo con magnifiche opere d’ arte. Un campanile appartenente alla cattedrale doveva già esistere al tempo d
Pasquale III poiché nel 1115
risulta in parte distrutto a causa di un fulmine; ma probabilmente in precedenza ve
n’era una altro fatto risalire a papa Sergio III (904-911
L’attuale campanile ha la
caratteristica di essere formato da due piccoli campanili gemelli, risalenti all’età
romanica,restaurati nel XIV secolo. Essi si innalzano sopra la Loggia delle Benedizioni
e sono costruiti in pietra silice dal taglio simmetrico. Elevati su due
piani, tali costruzioni presentano la superficie aperta da
trifore con archetti poggianti su colonnine terminanti con capitelli a
forma di piramide tronca. La sommità è sormontata da una cuspide molto
accentuata, recinta alla base da una ringhiera a piccole colonne.
Se nel corso dei tristi eventi di distruzione della basilica la struttura
campanaria non sembra aver subito danni, il fulmine che la colpì nel 1411
danneggiò gravemente uno dei due campanili, riparato poi da Martino V nel 1420.
Altri due fulmini colpirono la struttura nell’età moderna (1537 e 1602).
Una delle campane è datata al XIII secolo, mentre quella del 1492 risulta
fusa da un certo Pietro "Teutonicus".
La basilica come era
La prima basilica era lunga
98 metri e larga 56, la facciata era preceduta da
un portichetto e da un atrio, adorna di mosaici con fondo in oro con al centro la
figura del Redentore, come si è già detto; nella fascia sottostante
erano raffigurati i quattro profeti.
L’atrio era circondato da colonne con fontane.
Nel portico era ubicato l’oratorio di
San Tommaso, dedicato dal pontefice Giovanni XXII, e destinato ad essere la sacrestia
pontificia; sulla porta campeggiava un dipinto del secolo X
che rappresentava il Papa nell’ atto della vestizione dei paramenti liturgici.
Nella biblioteca Barberini
si conservavano i disegni del secolo XVII dei mosaici dell’antico
portico che rappresentava la flotta romana di Vespasiano, l’assedio di
Gerusalemme, la donazione di S. Silvestro e il battesimo di Costantino,
fatti forse durante i restauri di Alessandro III (1159-1181).
Lì probabilmente si trovava la
celebre sedia balneare chiamata “stercoraria”, su cui sedeva il Pontefice
all’atto dell’intronizzazione. Nelle “curiosità” verrà spiegato il
significato delle singolare denominazione.
Nel portico v’erano
sepolcri di papi e di illustri personaggi poiché gli appartenenti ad una certa
levatura sociale avevano il privilegio d’ essere sepolti proprio in quel sito.
A fianco della porta principale troneggiavano le statue dei santi Pietro e Paolo.
La navata centrale si presentava con
un ampio spazio absidale ed ai lati quattro piccole navate decrescenti
verso l’esterno. Il soffitto, costruito con capriate lignee prendeva luce
da ampie finestre. Nella navata le colonne reggevano lunghe trabeazioni, mentre
le piccole navate laterali erano formate da quarantadue fusti
che terminavano su due ordini di archi.
L’abside era ricoperta da
lamine d’oro ed illuminata da lampade preziose.
L’altare centrare era
circondato da un recinto di marmo in cui si custodiva (ed ancor oggi è ivi
posta), la tavola di legno sulla quale la tradizione vuole che San Pietro
celebrasse.
Dietro l’altare correva un portico esagonale sostenuto da colonne, detto
“Leonino”su cui era riportata la visione d’Innocenzo III e la”Tabula
Magna” di Leone X chiamato anche registro delle reliquie.
Papa Pamphili (1644-1655)
volle riportare la basilica all’antico fasto per cui, imponendo condizioni pesanti e
limitative, diede l’incarico a Borromini , che doveva rispettarne la
strutture , lasciare inalterato l’antico impianto e rispettare il soffitto
del ‘500.
Borromini, nella sua
rivisitazione rimosse in
parte le colonne collocandone
24 ai lati delle nicchie centrali. Contravvenendo agli ordine del papa,
cercò di movimentare mura
diritte e spigoli vivi con
spazi con ondulazioni sinuose come era nel suo stile.
Vennero aperti cinque
archi nella navata centrale e nei pilastri giganti che li scandivano,
vennero aperte delle nicchie per le statue.
La basilica com’è
L’attuale facciata è del fiorentino Alessandro Galilei (1691-1736). La gara
venne vinta dal nominato non tanto per i particolari meriti artistici, ma
per l’appoggio di Clemente XII anch’egli fiorentino, penalizzando
così Luigi Vanvitelli sicuramente più valente.
Le 15 statue barocche di Cristo e dei Santi sopra l’entrata principale
vennero eseguite nel 1735; sono talmente grandi da apparire sproporzionate
rispetto alla vecchia Basilica. Troneggiano imponenti
e sono visibili da lontano a simboleggiare la forza e la potenza della Chiesa.
All’epoca della costruzione, si diceva scherzando che avrebbero
schiacciato la facciata e la chiesa.
Sul fregio del timpano sulla facciata principale si legge l’iscrizione
con la quale si esplicitava la volontà del Papa e dell’Imperatore
di consacrare la chiesa a madre di tutte le Chiese. Ai lati della porta
d’ingresso si legge: “Sacrosanta chiesa
lateranense, Madre e Capo di tutte le Chiese dell’Urbe e
dell’Orbe”. Sotto
il portico di ingresso si aprono 5 porte: Le porte centrali in bronzo (I
sec. a.C.), bellissime nel loro verde scolorito e decorate di stelle che
ne ricordano la committenza dei Chigi, sono le porte originarie dell’edificio
del Senato (Curia), situato nel Foro romano.
Il soffitto è su disegno originario degli allievi di Michelangelo. Ornato e
colorito, mostra lo stemma araldico di Pio IV (1562).
I bassorilievi sopra gli architravi delle porte raffigurano episodi della vita
di S. Giovanni Battista.
L’interno della basilica è costituito da 5 navate, così come fu riproposta da
Borromini che provvide anche al rifacimento delle
navatelle.
Anche le rappresentazione dei profeti
eseguiti ad olio , che si alternano ai finestroni, risalgono allo stesso periodo.
Il Tabernacolo dell’altare maggiore è
ornato dai busti degli Apostoli Pietro e Paolo. Quelli attuali altro non sono che le
copie rifatte nel 1804, fedeli degli originali del 1434 che sul fine del secolo XVIII i
repubblicani francesi rubarono..
L’altare papale è posto sotto il
"Tabernacolo" ed il papa è l’unico che può officiarvi la Messa. Nella
parte superiore, eretta da Urbano V nel 1367, sono visibili
due reliquiari a forma di testa del Valadier; contengono i teschi di S. Pietro e
S. Paolo. I reliquiari originali furono rubati durante l’invasione francese del
1799.
Sotto il piano dell’altare sono ancora conservati i frammenti della tavola su cui,
come si è detto in precedenza, la tradizione vuole che San Pietro
celebrasse messa.
L’abside fa parte della Basilica di Costantino. E’ ornata dal mosaico di
Jacopo Torriti e Jacopo da Camerino, rielaborati nel 1884 come il progetto originale
in cui è rappresentata l’esaltazione della Croce e il trionfo di Cristo,
la Madonna S. Giovanni Battista, S. Pietro e S. Paolo.
In fondo all’abside si trova la "cattedra" del vescovo di Roma su cui il pontefice
romano si siede nel momento in cui, dopo la sua legittima elezione,
giunge in S. Giovanni per prendere
possesso della sua "diocesi".
Da visitare la tomba di
Riccardo degli Anniballi, commissionata ad Arnolfo di Cambio e rivisitata
da Borromini.
Il chiostro del XIII secolo è
anche opera del Vassalletto e di suo figlio che vi hanno lavorato assieme;
le colonne a spirale erano ricoperte da piccoli mosaici per farle brillare ma molti sono
stati staccati e distrutti forse da orde soldatesche o (peggio ancora, da
insani turisti), cosicché
oggi le colonne, pur non
essendo più un tripudio di luci e colori, rimangono una dimostrazione di come sono
state costruite.
Sulla Loggia delle Benedizioni troneggia un gigantesco Enrico IV di Francia in
bronzo riprodotto con la spada sguainata, doveroso tributo a questo
regnante che era stato molto prodigo col Laterano.
All’angolo con Piazza San Giovanni, è la scala Santa proveniente, secondo la
tradizione, dal palazzo di Pilato, alla sommità della quale si accede alla
Sancta Santorum, una piccola cappella del papa, che contiene
importantissime reliquie provenienti da Gerusalemme e custoditi dai Padri
Passionisti. E’ sempre chiusa, ma dalla grata è possibile scorgerne
l’interno ed i bellissimi pavimenti cosmateschi.
Nel 1585-90, Sisto V fece demolire i resti dell’enorme palazzo precedente,
ma mantenne la scala; i fedeli salgono i gradini sulle ginocchia, in ossequio alla tradizione
secondo cui Cristo stesso li avrebbe saliti per sottoposti a giudizio.
Sul lato destro esterno dell’edificio della Scala Santa vi sono alcuni resti dell’antico
Patriarchio, il cosidetto Triclinio lateranense, probabilmente la sala da pranzo
pontificia, che era adornata da preziosi mosaici, fatta costruire da Leone
III (795-816) poi ricomposti dal Fuga nel 1750 con l’aiuto di antichi
disegni custoditi in Vaticano. Il mosaico rappresenta il Papa nell’atto di
rendere omaggio a Carlo Magno.
Dall’altro lato si trova il
Palazzo del Laterano, sorto sull’antico palazzo dei Laterani e sede in
epoca cristiana del Patriarchio, di cui si è parlato sopra. Venne
costruito per Papa Sisto V ed ultimato frettolosamente tra il 1586 e il
1589 dall’architetto Domenico Fontana; fu residenza pontificia fino
all’esilio di Avignone: per la sua costruzione vennero
impiegati marmi e pietre di
spoglio ricavate dai ruderi della Roma antica, e la sua realizzazione
costò pochissimo. Attualmente ospita gli uffici del Vicariato della città
di Roma. Nel 1993 il portone fu danneggiato da una
bomba.
A fianco dell’Ateneo lateranense, il battistero di S. Giovanni in Fonte, antico ninfeo dei Laterani, che la
leggenda vuole fonte battesimale di Costantino, così chiamato dall’uso del
battesimo per immersione, riedificato da Sisto III e Urbano
VIII.
Il Battistero, del IV secolo, fu costruito da Costantino; è un ambiente ottagonale
dove nel IV secolo si battezzavano tutti i Cristiani. Sisto III lo
ricostruì nel V secolo ed aggiunse le bellissime colonne di porfido.
Papa Urbano VIII nel 1637 vi fece aggiungere degli affreschi.
Avvenne in Laterano
Nerone
La rana continuava a
crescere nello stomaco del folle e ben presto Nerone ordinò ai medici di
farlo partorire. Perciò gli venne dato un potente lassativo, così la rana
“nacque”con grande gioia dell’imperatore che l’affidò ad una nutrice e le
diede quali compagni i figli dei principi.
Il concilio sacrilego
Il processo a papa Formoso
Gli successe Bonifacio VI, che durò in carica solo qualche mese; rimosso con la forza
gli succedette appunto Stefano VI, sostenuto dagli spoletini.
Venne citato in giudizio
Formoso, riesumato ormai in stato di avanzata decomposizione, rivestito e
posto a sedere su un trono
nella sala del concilio in Laterano; così si aprì il processo davanti ad un sinodo.
Alla salma vennero chieste le generalità e citati i capi
d’accusa, tra cui l’usurpazione della cattedra pontificia.
Dopo aver legato il cadavere
alla coda di un asino fu trascinato lungo la Via Lata (attuale via del Corso).
Poi il cadavere fu gettato nel Tevere. Nonostante l’appesantimento,
i poveri resti non affondarono tra lo spavento superstizioso della popolazione romana.
Silvestro II
Il sogno di Innocenzo III
Bonifacio VIII
Cola Di Rienzo
Nel XII, XIII e XIV secolo nel
Laterano si tennero importanti Concili, in cui vennero prese decisioni
ecclesiastiche di rilievo, compresa la scomunica di sovrani ribelli al
Papato.
L’ultimo Concilio Lateranense ebbe luogo nel
1929; esso definì i possedimenti temporali della Chiesa, essenzialmente
limitati alla Città del Vaticano, che diventa la Santa Sede.
Mussolini firma i "Patti Lateranensi" con la Chiesa, ponendo fine così allo
stato di guerra esistente dall’epoca dell’unità d’Italia.
La sedia stercoraria
Il monumento alla guardia svizzera
Il sangue di Cristo
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