|
S. Giovanni dei Fiorentini
Rione V-Ponte, Via Giulia |
|
È
l’importantissima chiesa della «nazione» fiorentina in Roma, importante
forse più per i significati storici e urbanistici a essa legati che
per valori d’arte, pure considerevoli. (Clicca qui per
una lista delle chiese nazionali a Roma.)
L’area circostante era detta la Piccola Firenze di Roma. Qui i banchieri Fiorentini aprivano i loro banchi per finanziare il Papato. Le strade dei dintorni conservano ancora il ricordo di quel passato (Via Acciaioli, Via delle Palle, Via del Consolato). La testata nord di via Giulia è stata resa quasi irriconoscibile dalle demolizioni del 1938-1939 per l’apertura di via Acciaioli e soprattutto dalle mancate ricostruzioni, che hanno lasciato uno slargo informe, dove un tempo era lo sbocco su via Giulia di via Paola e dove, a destra della facciata della chiesa, si trovava l’ospedale dei Fiorentini, costruito nel 1606 dal Maderno, ora parzialmente sostituito dal moderno edificio sede dell’omonima Arciconfraternita. Di fronte alla chiesa le quattrocentesche case dei Fiorentini. Storia Fu nel 1508 che si decise di erigere alla testata nord della nuovissima via Giulia un tempio dedicato a S. Giovanni Battista, patrono di Firenze, che viene da subito concepito con caratteri di particolare imponenza, nel quartiere più centrale della città, laddove si concentrava la colonia fiorentina e dove papa Giulio II andava realizzando le sue iniziative per la creazione di una “nuova Roma”, quasi che potesse emulare quella antica. Nel 1519, sotto papa Leone X Medici, viene indetto un concorso cui partecipano tutti i più grandi architetti del momento, concorso vinto da Jacopo Sansovino, presto sostituito da Antonio da Sangallo il Giovane, che realizzò le fondazioni, dopodiché vi fu una lunga fase di stasi. Nel 1559 Michelangelo presentò un progetto per una chiesa a pianta circolare, a cui però non fu mai dato seguito. A partire dal 1583 i lavori furono ripresi da Giacomo Della Porta, che lavorò tenendo presente il progetto del Sansovino; seguì il Maderno che realizzò la cupola nel 1614 completando la chiesa nel 1620. Mancava ancora la facciata, per la quale bisogna attendere un concorso sotto il fiorentino papa Clemente XII Corsini, vinto da Alessandro Galilei che finalmente la realizzò nel 1734. La facciata è in travertino a due ordini, con statue e rilievi di Filippo Della Valle e Pietro Bracci; girando attorno alla chiesa, si possono ammirare le belle masse murarie del transetto, e dal lungotevere la cupola madernesca, popolarmente chiamata, per la sua forma assai allungata, «il confetto succhiato». Visita L’interno, assai maestoso, è a tre navate, con cinque cappelle per lato e volta a botte, il pavimento è stato rifatto nel 1845. Nella prima cappella a destra, S. Vincenzo Ferrari, pala del Passignano (1599). Nell’andito che conduce alla sagrestia, un S. Giovannino, opera di Mino del Reame e i busti di Antonio Cepparelli e antonio Coppola, rispettivamente di Gianlorenzo e Pietro Bernini (1622 e 1614), oltre a un busto di Clemente XIII, opera di Filippo Della Valle (1750). Nella quarta cappella, S. Girolamo che scrive la Vulgata, del Cigoli, la Costruzione di S. Giovanni mostrata da Michelangelo, del Passignano e S. Girolamo, di Santi di Tito. Segue il sepolcro della marchesa Calderini Pecori Riccardi, di Antonio Raggi (1655). La Cappella Falconieri (la cappella principale) è l'ultima opera di Francesco Borromini. La balaustra con pilastri invertiti che aveva caratterizzato il suo primo lavoro in S. Carlo alle Quattro Fontane ricompare come una sorta di firma. L'artista si suicidò nel 1667 e fu sepolto in S. Giovanni dei Fiorentini, dov'era seppellito pure lo zio Carlo Maderno. Fu sepolto sotto la medesima lastra tombale, nel transetto. La cappella fu progettata inizialmente da Pietro da Cortona e dopo le modifiche del Borromini fu completata da Ciro Ferri, un allievo di Pietro da Cortona. Sull'altare, Antonio Raggi, il più "Berniniano" degli allievi di Bernini, per il suo Battesimo di Gesù fece uso della tecnica adottata dal Bernini in molte cappelle e consistente in una finestra nascosta con la luce diretta verso alcune parti delle sculture, con un effetto tipico della pittura.
Nel transetto destro, pala di Salvator Rosa (Martirio dei Ss. Cosma e Damiano ,1669), monumenti di monsignor Acciaioli, di Ercole Ferrata, e di monsignor Ottavio Corsini, di Alessandro Algardi (1659 e 1641).
|