PIAZZA NAVONA

Piazza Navona, uno dei luoghi più spettacolari e conosciuti di Roma, è un complesso urbanistico barocco derivante, per forma e dimensione, dal sottostante stadio di Domiziano, costruito prima dell’86 (era lungo 275 metri, largo 106 e poteva contenere c. 30000 spettatori) su un’area del Campo Marzio.
Era il luogo, in cui si svolgevano le gare ginniche in onore di Giove Capitolino, dette – con parola greca – Agoni o (ludi) capitolini. Questi giochi vi si svolsero fino alla seconda metà del secolo quarto, mentre della quasi integrità delle strutture si ha notizia fino alla fine del secolo quinto: poi subentrarono l’abbandono, il silenzio, il terriccio su cui sarebbero cresciute le erbe e dalle quali emergevano le parti più alte del grandioso monumento.
Sullo stadio sorsero, a partire dal XIII secolo, case e torri e, nel rinascimento, anche palazzi.

Nel 1477 Sisto IV (o il cardinale Camerlengo, Guglielmo d’Estouteville) vi trasferì il mercato che si teneva alle pendici del Campidoglio, trasformando la zona in un importante nodo urbano dove, oltre alle bancarelle degli ortaggi, gestite da ebrei e cristiani, cominciarono a sorgere numerose botteghe di vasai, calderai, librai e stampatori; mercato settimanale che, in tempi più recenti (nel 1869) è stato sostituito da quello giornaliero del vicino campo dei fiori.
Si pose allora mano alla pavimentazione della piazza, che ha acquistato l’attuale fisionomia ed è rimasta quella del grande «salone di Roma».
Memorabile lo spettacolo straordinario del 19 Marzo 1492, per festeggiare la cacciata dei Mori dalla Spagna in seguito alla vittoriosa battaglia di Granada.
A metà del Seicento la piazza preso il suo aspetto definitivo, con la costruzione della splendida chiesa di sant'Agnese – opera del Borromini –, il Palazzo (Doria) Paphili e la sistemazione delle fontane, tra cui quella centrale, detta dei «Quattro fiumi», dovuta al genio di G.L. Bernini.
Ricordiamo, a tale proposito, che il 29 agosto 1646, fu emanato l’editto dei maestri delle strade, per «comprar li cementi» delle case, della chiesa e dell’Ospedale di San Giacomo «che fanno isola in piazza Navona avanti la detta chiesa, e incontro il palazzo del marchese Torres», da abbattere «ad effetto di requadrare la detta piazza, conforme all’ordinre di N. Sig.».

Papa Innocenzo X Pamphilj, il cui palazzo si affacciava sulla piazza, la trasformò in un caratteristico centro del periodo (divenne il "Salotto dell’Urbe"), che riuscì, per le sue caratteristiche spaziali, a dominare l’ambiente circostante, sebbene non sia integrata in un sistema stradale barocco. Lo spazio è lungo e relativamente stretto, quasi una strada ampliata. È però nello stesso tempo un "luogo" in quanto delimitata da muri continui che richiudono lo spazio. Gli edifici hanno dimensioni omogenee e appaiono come superfici piuttosto che masse. Le strade che portano alla piazza sono strette e disposte in modo irregolare, cosa che non le fa perdere il suo carattere raccolto. Il centro predominante è l’elaborata facciata di S. Agnese, grazie alla quale gli altri edifici appaiono come variazioni più semplici degli stessi temi di fondo. Piazza Navona è uno spazio nel senso barocco del termine, più che avere qualità astratte e geometriche, vive in continua integrazione con il suo stesso limite. In corrispondenza della facciata concava di S. Agnese, chiesa e piazza vengono implicate in un rapporto attivo, per cui lo spazio esterno sembra penetrare nel volume dell’edificio. Hanno un ruolo importante anche le tre fontane che dividono lo spazio in quattro parti e contemporaneamente lo riempiono, eliminando il senso di horror vacui.

Il nome originerebbe, per corruzione, dai giochi che l’avevano come teatro (in agone, nagone, navone, navona), ma probabilmente influirono, oltre alla forma dello spazio, anche l’usanza, durata dal XVII al XIX secolo, di allagarne il fondo concavo per le sfilate degli equipaggi dei prelati e dei principi ad agosto, e quella di farvi sfilare carrozze addobbate per il Carnevale. Ritrovo turistico notissimo e luogo d’incontro animato, nella buona stagione, fino a notte inoltrata, la piazza conserva un’antica tradizione: quella delle bancarelle dei venditori di dolciumi e giocattoli, che la occupano dall’inizio di dicembre fino al giorno dell’epifania.

Quando PIAZZA NAVONA diventava un LAGO

Nel XVII secolo, quando il 23 giugno del 1652, l’allora pontefice Innocenzo X, diede inizio alla consuetudine di far allagare Piazza Navona per dar Sollievo e Refrigerio ai cittadini romani durante l’Estate. Ogni sabato e domenica di agosto, si chiudevano le Fontane per far sì che l’acqua tracimasse dalle vasche per inondare la piazza che si trasformava, così, in un vero e proprio lago. Un tempo, era una Piazza concava che favoriva l’ “Allagamento”, sebbene non si superasse mai l’altezza dei 50 cm. Intorno a questo lago si son annoverate miti, leggende e storie di annegamenti. L’allagamento era un appuntamento a cui non mancavano la gente del popolo né gli aristocratici con sfarzose carrozze. (foto di fine '800)